Per determinare l’importo della pensione minima con 35 anni di contributi, è essenziale comprendere che con questa anzianità contributiva si apre la possibilità di accedere a diverse tipologie di pensione:

  1. Pensione di Vecchiaia (al raggiungimento dei 67 anni di età);
  2. Opzione Donna (disponibile a 60 anni di età o a 59 anni con un figlio, o a 58 anni con due figli, a condizione che rientrino in specifiche categorie tutelate);
  3. Pensione per Lavori Usuranti (accessibile con almeno 61,7 anni di età);
  4. Ape Sociale (accessibile a 63 anni di età e con almeno 30 anni di contributi versati, escludendo i lavoratori con mansioni gravose che richiedono 36 anni di contributi).

Quanto prendo di pensione minima con 35 anni di contributi?

L’entità della pensione è influenzata da tre fattori:

  • L’età del lavoratore o della lavoratrice;
  • Il periodo in cui sono stati accumulati gli anni di contributi;
  • Il totale degli anni di contributi versati.

Pensione di vecchiaia

Con 35 anni di contributi versati, è possibile accedere alla pensione di vecchiaia al compimento dei 67 anni di età.

Per calcolare l’importo dell’assegno, considerando i contributi versati prima e dopo il 1996, si adotterà un sistema misto che tiene conto di due quote: la prima, calcolata con le regole del retributivo per i contributi fino al 31 dicembre 1995, e la seconda, calcolata con le regole del contributivo per i contributi dal 1° gennaio 1996.

Supponiamo un lavoratore dipendente di 67 anni con 35 anni di contributi, di cui 10 fino al 1995 e 25 dal 1996, e una retribuzione lorda annua di 28.000 euro.

Per la prima quota, si moltiplicherà l’aliquota di rendimento del 2% per gli anni di contributi fino al 1995 (10), applicando il risultato del 20% alla media delle ultime retribuzioni percepite. In modo approssimativo, la prima quota potrebbe essere di 6.000 euro.

Per la seconda quota, individueremo il montante contributivo: ogni anno un dipendente mette da parte il 33% della sua retribuzione. Alla fine della carriera, il lavoratore ha accumulato un montante contributivo di circa 235.000 euro. Applicando il coefficiente di trasformazione del 5,723% a 67 anni, otteniamo una seconda quota di 13.440 euro. Sommando le due quote (6.000 euro e 13.440 euro), si ottiene l’importo lordo annuale della pensione: 19.440 euro, pari a circa 1.500 euro lordi al mese, corrispondenti a circa 1.100 euro netti al mese.

Con una retribuzione più bassa (ad esempio 25.000 euro), la pensione sarebbe di circa 1.350 euro lordi al mese, ovvero meno di 1.000 euro netti al mese. Con una retribuzione più alta (ad esempio 30.000 euro), la pensione salirebbe a 1.600 euro lordi al mese, pari a circa 1.200 euro netti al mese.

Pensione minima con 35 anni di contributi e un’età inferiore a 67 anni

Come evidenziato nei casi precedenti, la retribuzione più bassa si traduce in un importo pensionistico inferiore. Tuttavia, il fattore economico non è l’unico a influenzare il valore dell’assegno pensionistico. Un altro elemento determinante è l’età anagrafica.

Immaginiamo un lavoratore di 62 anni, svolgente mansioni usuranti, con 35 anni di contributi e un guadagno lordo annuo di 28.000 euro. Attraverso gli stessi esempi, notiamo che l’età anagrafica inferiore (62 anni invece di 67 anni per la pensione di vecchiaia) ha un impatto negativo sull’importo pensionistico.

Ciò si verifica perché il coefficiente di trasformazione applicato al montante contributivo presenta una percentuale inferiore (4,882% invece del 5,723%). Con anni di contributi e retribuzione identici, un lavoratore più giovane riceverà una pensione lorda annua di circa 17.300 euro, ovvero oltre 2.000 euro in meno rispetto a quanto percepirebbe con 67 anni di età.

Pensione minima con 35 anni di contributi e il sistema contributivo

La modalità di calcolo rappresenta un elemento determinante nell’importo della pensione minima con 35 anni di contributi, e Opzione Donna emerge come la più penalizzante di tutte, poiché impiega il metodo contributivo per il ricalcolo dell’assegno, incluso per i contributi versati prima del 1996.

Consideriamo il caso di una lavoratrice di 60 anni, con 35 anni di contributi e un reddito di 28.000 euro. Per calcolare la sua pensione, occorre individuare il montante contributivo, stimato intorno ai 325.000 euro.

Applicando un coefficiente di trasformazione del 4,615%, otteniamo un importo lordo annuo di pensione di poco inferiore a 15.000 euro, corrispondenti a circa 800 euro netti al mese.

Nel caso in cui la lavoratrice avesse avuto due o più figli e avesse scelto di andare in pensione a 58 anni, il suo assegno sarebbe ancor più basso a causa di un coefficiente di trasformazione ancora più ridotto (4,378%). In questo scenario, la pensione stimata sarebbe di circa 14.200 euro lordi annui, equivalente a circa 700 euro netti al mese.