Tolleranza zero verso dissidenti e voci contrarie alla posizione ufficiale del Cremlino. L’intransigenza di Vladimir Putin verso gli oppositori politici trova un nuovo bersaglio nel direttore della ‘Novaya Gazeta’, arrestato oggi, 29 febbraio 2024, dopo che il suo giornale indipendente era stato messo al bando dallo stesso leader russo.

Arrestato direttore della ‘Novaya Gazeta’ in Russia, ignoto l’articolo incriminato

L’accusa di cui Serghei Sokolov, caporedattore della testata indipendente, dovrà rispondere è quella di aver gettato discredito sulle forze armate.

A render nota la notizia è la stessa ‘Novaya Gazeta’ che entra nel dettaglio di quanto accaduto. In una serie di post su ‘X’ (ex Twitter), la testata riferisce che Sokolov sarebbe stato condotto in un commissariato di polizia dove gli sarebbero state elencate le accuse, prima di procedere all’arresto. Resta, però, da chiarire quale sia l’articolo incriminato.

“La detenzione di Sokolov sarebbe dovuta alla copertura delle attività dell’esercito russo in un articolo di ‘Novaya Gazeta’, anche se non si conosce l’articolo specifico a cui si riferisce. Non è noto dove Sokolov sia detenuto. Se riconosciuto colpevole, rischia una multa fino a 50.000 rubli (500 euro)”.

‘Novaya Gazeta’, la spina nel fianco di Putin, da Anna Politkovskaja a Serghei Sokolov

L’arresto arriva in una giornata forse non casuale, dal momento che, come annunciato, domani si svolgeranno i funerali di Aleksei Navalny, l’oppositore politico di Putin, morto lo scorso 16 febbraio in una prigione di massima sicurezza e in circostanze misteriose. Morte di cui il Parlamento europeo ha accusato lo stesso capo del Cremlino.

Quella di Putin contro ‘Novaya Gazeta’ può essere definita una vera e propria ‘crociata’, visto il filo da torcere che il giornale ha sempre dato al leader russo nel corso degli anni.

Sette suoi giornalisti sono morti in circostanze misteriose, tra cui Anna Politkovskaja, il cui brutale omicidio, nel 2006, divenne un caso internazionale.

Molti altri sono stati costretti a difendersi da processi nei loro confronti. Come Dmitry Muratov, caporedattore prima di Sokolov e vincitore del Premio Nobel per la Pace, insieme con la collega filippina Maria Ressa, per “la salvaguardia della libertà di espressione nelle loro terre d’origine“.

Lo scorso anno, Muratov è stato costretto a dimettersi dalla carica per difendersi nel processo a suo carico in cui è accusato di essere un “agente straniero” infiltrato.