La senatrice statunitense Elizabeth Warren, ormai additata alla stregua di una bestia nera dai criptofans, sembra intenzionata a mutare il suo atteggiamento nei confronti dell’innovazione finanziaria. A segnalare la novità è una recente intervista concessa a Bloomberg Television, durante la quale la rappresentante democratica del Massachusetts ha smussato i toni solitamente aggressivi riservati alle criptovalute.

Un mutamento di rotta che, per ora, è solo sulla carta. Nella stessa intervista, infatti, la Warren ha ribadito la necessità di arrivare ad una regolamentazione più severa sugli asset digitali. Occorre ora riuscire a capire come la senatrice intenderà mettere insieme tale necessità con la recente presentazione del progetto di legge il Digital Asset Anti-Money Laundering Act. Un provvedimento che secondo la Blockchain Association rappresenterebbe un vero e proprio attacco all’innovazione finanziaria, danneggiando gli Stati Uniti.

Le dichiarazioni di Elizabeth Warren

“Voglio collaborare con l’industria. Quello che non capisco è perché l’industria sembra dire che l’unico modo per sopravvivere è che ci sia spazio per i trafficanti di droga e i trafficanti di esseri umani”: questo è l’incipit del discorso della Warren in relazione all’accoglienza riservata dal mondo della blockchain alla sua proposta di legge DAAMLA.

Le sue parole, quindi, vanno nuovamente in una direzione da sempre sgradita ai sostenitori delle criptovalute. Se è vero, infatti, che l’anonimato promesso dagli asset virtuali potrebbe spingere l’economia criminale a servirsene, ormai da tempo gli esperti di blockchain affermano che proprio le sue caratteristiche fanno di Bitcoin e Altcoin armi a doppio taglio per i malfattori.

Insistendo in questo approccio, la Warren va a riflettere posizioni che sono le stesse della finanza tradizionale di qualche anno fa. Una buona parte di quest’ultima ha nel frattempo mutato idea, a partire da IPMorgan, la Warren sembra invece ormai ferma su un’idea che trova peraltro scarsi appigli nella realtà.

Una vera contraddizione

Dalle dichiarazioni rilasciate a Bloomberg Television, traspare una contraddizione di non poco conto. La Warren, infatti, afferma che il settore criptovalutario necessita di nuove regole. Ciò vuol dire che quelle già esistenti non sono in grado di mettere in sicurezza il settore e gli utenti.

Al tempo stesso, però, afferma che le criptovalute dovrebbero essere sottoposte alle stesse regole cui sono tenute le attività finanziarie tradizionali. Ovvero quelle già esistenti che, però, non sono in grado di fungere da riferimento per l’innovazione finanziaria.

Un approccio che è apertamente contestato da ampi settori legati alla seconda. Settori che, a loro volta, non hanno sinora proposto nulla di concreto per cercare di tenere insieme la propensione all’innovazione delle criptovalute e le legittime esigenze di sicurezza dei consumatori. In assenza di proposte, non resta che la lotta politica.

Criptovalute: la battaglia si sposta a livello istituzionale

La divergenza tra le posizioni della Warren e quelle dei suoi oppositori sembra quindi destinata a restare e ad amplificarsi nei prossimi mesi. La Blockchain Association, infatti, invece di provare a ridurre le distanze, ha pensato bene di far scendere in campo un avversario di rilievo della senatrice, nella competizione elettorale per il seggio da lei detenuto, quello del Massachusetts.

L’avversario è John Deaton, avvocato repubblicano noto per l’appoggio a Ripple nella causa che vede l’azienda contrapposta alla Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti. Una discesa in campo che non lascia dubbi sulla sua portata. Deaton, infatti, risiede nel Rhode Island e la decisione candidarsi nello Stato della Warren assume il significato di una sfida che ha come tema principale proprio le criptovalute. Tanto da spingere la senatrice ad affermare che la lobby della blockchain ha posto una vera e propria taglia sulla sua testa.

Parole le quali, del resto, non sembrano discostarsi eccessivamente dalla realtà. La Warren, infatti, nella sua veste di esponente della Commissione finanze del Senato e della Commissione per le banche, gli alloggi e gli affari urbani, non ha lesinato critiche a Bitcoin e Altcoin nel passato. Parole che sono riecheggiate nel suo recente disegno di legge volto a stroncare il riciclaggio di risorse illegali. Per riuscire nell’intento punta ad estendere il Bank Secrecy Act a vari soggetti della criptosfera, a partire da minatori, validatori e fornitori di portafogli. Non stupisce quindi il polverone sollevato.