Con 19 anni di contributi, generalmente non si soddisfano i requisiti per richiedere la pensione di vecchiaia. Tuttavia, esistono alcune eccezioni, come la possibilità di riscattare uno o più anni di contributi, come ad esempio quelli legati agli anni di laurea, per raggiungere il requisito necessario. Un’alternativa è il versamento volontario, mediante il pagamento di contributi per un anno.

Con 19 anni di contributi, non è possibile accedere a nessuna delle opzioni di pensione anticipata. La pensione ordinaria è concessa con 42 anni e 10 mesi di contributi (uomini) o 41 anni e 10 mesi (donne); Quota 102 richiede 38 anni di contributi, l’Ape Sociale è disponibile con 30-36 anni di contributi (a seconda delle categorie di lavoratori previste dalla legge).

Opzioni come Quota 41 per lavoratori precoci (41 anni di contributi, di cui uno maturato prima dei 19 anni di età) e Opzione Donna (35 anni di contributi) non sono applicabili.

Quanto si prende di pensione con 19 anni di contributi?

Con 19 anni di contributi, ci sono due possibilità per andare in pensione. La prima è legata alle deroghe previste dalla Legge Amato, consentendo il pensionamento a 67 anni con soli 15 anni di contributi, purché siano soddisfatti specifici requisiti. La seconda possibilità è rappresentata dalla pensione di vecchiaia contributiva, ottenibile a 71 anni con almeno 5 anni di contributi versati, ma solo se versati a partire dal 1996.

Esempio di calcolo

Dopo aver esaminato le opzioni di uscita, vediamo ora quanto si percepisce di pensione con 19 anni di contributi.

Non potendo accedere alla pensione di vecchiaia, a meno che non siano soddisfatti i requisiti della Legge Amato, che prevede il raggiungimento dell’intera anzianità contributiva a partire dal 1° gennaio 1996, si può considerare la pensione di vecchiaia contributiva al compimento dei 71 anni.

Immaginiamo un lavoratore di 71 anni, con 19 anni di contributi versati esclusivamente dopo il 1996 e un reddito annuo lordo di 25.000 euro.

Il sistema di calcolo adottato è quello contributivo, meno favorevole per i futuri pensionati. Pertanto, dobbiamo calcolare il montante contributivo e conoscere il coefficiente di trasformazione da applicare.

Un lavoratore dipendente accumula il 33% di ogni anno di retribuzione. Quindi, il 33% di 25.000 euro è 8.250 euro, moltiplicato per 19 anni di contributi, dà un montante contributivo di 156.750 euro.

Su questo importo va applicato il coefficiente di trasformazione, che varia in base all’età del pensionato. A 71 anni, è del 6,466%. Quindi, il 6,466% di 156.750 è 10.135,45 euro lordi, corrispondenti a un anno di pensione. Dividendo per 13 mensilità, otteniamo l’importo di un mese di pensione: 779 euro lordi.

Naturalmente, aumentando l’importo della retribuzione, crescerà anche l’assegno pensionistico; al contrario, con uno stipendio più basso, diminuirà l’importo della pensione.

Ad esempio, con una retribuzione lorda annua di 20.000 euro, il pensionato riceverà una pensione di 623 euro lordi al mese; con 28.000 euro di retribuzione lorda annua, percepirà una pensione di 873 euro lordi al mese.