Pensione anticipata flessibile a quota 103, ecco quali sono le prime date utili di uscita nel 2024 indicate dall’Inps nell’ultima circolare. Da quest’anno, la possibilità di andare in pensione a 62 anni di età unitamente a 41 anni di contributi è rimandata rispetto a dodici mesi fa, per effetto dell’innalzamento delle finestre mobili.
Uscite differenziate spettano, dunque, a seconda del tipo di lavoro svolto, nonché dal datore di lavoro. C’è differenza tra i dipendenti privati o i lavoratori autonomi e i dipendenti del pubblico impiego. Anche all’interno della categoria dei dipendenti pubblici, la data di uscita varia per i lavoratori Afam e della scuola.
Pensione anticipata flessibile a quota 103, ecco quali sono le prime date utili di uscita nel 2024
Cambiano, rispetto allo scorso anno, le date di uscita con la pensione anticipata flessibile, più conosciuta come la quota 103, oggetto di revisione della legge di Bilancio 2024 per quanto concerne le finestre di uscita. Infatti, l’allungamento del periodo di tempo tra la maturazione dei requisiti di età (62 anni almeno) e di contributi (41 anni) e l’effettivo versamento del trattamento pensionistico da parte dell’Inps, ha allontanato ulteriormente la prima data utile.
In assoluto, i primi a ricevere nel 2024 la pensione con la quota 103 saranno i lavoratori alle dipendenze del settore privato, iscritti alla gestione previdenziale ex Inpdap. Per questi lavoratori la pensione anticipata flessibile avrà quale data di decorrenza il 2 agosto 2024.
Gli altri dipendenti del settore privato potranno ricevere il trattamento di pensione a partire dal 1° settembre 2024. Si tratta dei lavoratori alle dipendenze e dei lavoratori autonomi, con pensione liquidata a carico dell’Ago (Assicurazione generale obbligatoria del fondo pensioni dei lavoratori alle dipendenze e gestione dei lavoratori autonomi).
Pensione quota 103 date di uscita del 2024 per i lavoratori PA e della scuola
C’è da attendere per la pensione a quota 103 dei lavoratori del pubblico impiego. Per la pensione anticipata flessibile dei lavoratori della PA la prima data utile è il 2 ottobre 2024 oppure il 1° novembre 2024. I dipendenti della scuola dovranno continuare a considerare le regole differenziate di decorrenza della pensione valide anche negli scorsi anni.
Pertanto, agli insegnanti e al personale scolastico la pensione con quota 103 (come anche le altre formule di pensione) scatta al 1° settembre 2024. Analogamente, i dipendenti dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam) vanno in pensione dal giorno 1° novembre 2024.
Le differenze che si possono riscontrare nelle date di uscita tra la quota 103 dello scorso anno e quella del 2024 dipendono dall’allungamento delle finestre di uscita. Per i lavoratori autonomi e i dipendenti del settore privato devono passare sette mesi dal momento della maturazione dei requisiti all’effettivo versamento del trattamento previdenziale. Nel 2023 erano previsti solo tre mesi.
I dipendenti del pubblico impiego, invece, devono attendere i nove mesi di finestra mobile rispetto ai sei mesi previsti nel 2023. Fanno eccezione, come già detto, i lavoratori della scuola e dell’Afam che hanno date definite di decorrenza del trattamento di pensione.
Decorrenza del bonus per chi rinuncia alle pensioni anticipate flessibili
La decorrenza della pensione nel rispetto delle finestre mobili determina anche le date a partire dalle quali si può richiedere lo sconto contributivo dei versamenti a proprio carico per chi, pur avendo maturato i requisiti di pensionamento della quota 103, decida di rimanere a lavoro e di rimandare l’uscita. Il taglio dei contributi, conosciuto anche come “Bonus Maroni”, consente ai lavoratori dipendenti di risparmiare la percentuale del 9,19% sullo stipendio lordo che gli stessi sono chiamati a versare mensilmente – in busta paga – come contributi previdenziali.
È bene precisare che, essendoci nel 2024 una misura simile di taglio del cuneo previdenziale del 6% e del 7% per le retribuzioni lorde fino a 35mila euro, la quota del 9,19% del bonus Maroni consente un risparmio aggiuntivo del 2,19% o del 3,19% in busta paga rispetto al taglio del cuneo contributivo. Tuttavia, il premio legato alla rinuncia alla quota 103 non consente di recuperare i contributi non versati come avviene per tutti i lavoratori dipendenti con l’altra misura di sconto del 6% e del 7%.