Scoppiano polemiche sui social sul caso del l’ennesimo titolo della serie tv Rai, “Margherita delle stelle”, questa volta dedicata alla biografia di Margherita Hack, un inno al patriarcato? Si è notata una tendenza a non riportare i cognomi delle grandi donne, a dispetto dei quanto accade per quelle dedicate agli uomini.
Il nome scelto per il nuovo prodotto dell’ente televisivo infatti è semplicemente “Margherita delle stelle”. Il regista Giulio Base risponde a Tag24 difendendosi dalla critiche: “Non ho scelto io il titolo”.
“Margherita delle stelle”, titolo della serie tv Rai è un inno al patriarcato?
Tra i tanti biopic dedicati agli uomini che hanno segnato la storia del nostro Paese per i più disparati e geniali meriti – basti pensare a “Olivetti”, “Califano”, “Mameli” – “mamma Rai” sceglie sempre di mettere il cognome della figura protagonista nel titolo della serie o del film. Il problema è questa tendenza sembra non riservare lo stesso trattamento alle donne. Per Oriana Fallaci, “L’Oriana”, Nilde Iotti, “Storia di Nilde”.
Un esempio recente? Proprio la serie tv dedicata alla celebre scienziata Margherita Hack, che la Rai ha scelto di omaggiare raccontando la sua storia e la sua carriera, costellata di incredibili successi. Nel titolo del nuovo biopic il cognome dell’a donna dell’astrofisica però non appare: “Margherita delle stelle”. Dietro questa decisione si nasconde una politica che appoggia il patriarcato?
Tag24, grazie ai microfoni dell’inviato Thomas Cardinali, ha cercato di approfondire la questione, parlando con il regista della serie, Giulio Base, che andrà in onda il prossimo 5 marzo 2024, in prima serata su Rai 1.
L’intervista a Giulio Base, regista di “Margherita delle stelle”
D: Come mai ha scelto di avvicinarsi al progetto televisivo dedicato alla figura di Margherita Hack e perché ha deciso di affidare il ruolo a Cristiana Capotondi?
R: Sono stato avvicinato da Minerva Picture e Rai Fiction con grande gioia da parte mia. Spero che qualcuno ricorderà che nei primi anni Duemila ci sono state tante belle serate di successo proprio con Rai Fiction. Negli ultimi anni mi sono dedicato più al cinema ma a questo progetto non ho potuto proprio dire di no perché era troppo bello e scritto bene. La vita di una grande scienziata italiana, di una grande astrofisica che ci rappresenta nel mondo.
Così ho parlato con Cristiana e speravamo che accettasse perché conosciamo le sue grandi capacità di trasformazione e di grande interprete. Devo dire che è stata la scelta giusta fin da subito. Ho chiesto a Cristiana di imparare l’accento toscano, perché tutti ci ricordiamo della toscanità verace di Margherita Hack.
Poi lei è una specie di Venere botticelliana, un’attrice molto elegante, esile, leggera: ha dovuto cimentarsi con una fisicità più verace come quella di Margherita Hack.
D: Può raccontarci qualcosa in più sul percorso di ricerca storica? E’ un processo importante quando si parla di un personaggio storico veramente esistito
R: Io personalmente non riesco ad approcciare ad un personaggio storico e ai biopic senza leggere quello che è stato pubblicato a proposito. Con Margherita credo di avercela fatta: ho letto libri su di lei, biografie che la riguardavano e anche cose che ha scritto. Quelli sulla sua vita, non quelli sull’astrofisica, va detto. Quelli non ce l’ho fatta perché non li capisco. Quelli di semplice divulgazione sì. Ho visto tutti i documentari e tutte le interviste. Raiplay è un grande serbatoio di ricordi
D: La Hack è stata, oltre che una grande astrofisica, anche una donna che ha saputo rompere gli schemi e le barriere in un mondo prettamente maschile. Qual è il messaggio che anima il film?
R: Un’indipendenza femminile ante-litteram. Oggi credo che per le donne sia più facile il percorso, nonostante ci sia ancora tanta strada da fare. Tra le due guerre e nel dopoguerra per una donna come lei che voleva affermarsi negli studi e nel lavoro era veramente difficile.
I messaggi che spero lascino la serie sono indubbiamente il coraggio di arrivare quasi al di là delle stelle, la libertà, la volitività, la sua indipendenza ma anche la pacificazione, nonostante avesse questo carattere diverso aveva una grande capacità di ascoltare gli altri.
D: Come mai secondo lei nelle produzioni Rai nei titoli delle serie ci sono tutti i cognomi dei grandi uomini e non accade lo stesso per i biopic sulle donne?
R: Sinceramente non lo so, non ho deciso io il titolo. Spero, anzi credo, che sia più un caso che altro. Non penso ci sia una volontà patriarcale dietro. Penso che sia stato come un istinto quando parli si una persona che ha navigato tra le stelle. Escludo che ci sia la volontà di cancellare i cognomi femminili.
Ecco il video con l’intervista completa: