Dal 1° gennaio 2024, è entrato in vigore l’Assegno di Inclusione (ADI), uno dei due sussidi introdotti lo scorso maggio dal governo di Giorgia Meloni per sostituire il reddito di cittadinanza, il quale ha cessato definitivamente di esistere.
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L’Assegno di Inclusione è un contributo rivolto ai nuclei familiari con un Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE), strumento per valutare il reddito familiare, inferiore a 9.360 euro e con presenza di individui di età superiore a 60 anni, minori, disabili o in condizione di svantaggio e inseriti in programma di cura e assistenza dei servizi socio sanitari territoriali certificato dalla pubblica amministrazione. La sua entità varia in base alla composizione del nucleo familiare e della fascia di reddito, e può essere erogato per 18 mesi consecutivi, con la possibilità di prorogare per ulteriori 12 mesi.
L’importo massimo è di 6000 euro l’anno (moltiplicato per una scala di equivalenza in funzione della numerosità del nucleo), più un’integrazione per le famiglie residenti in abitazione in affitto (fino ad un massimo di 3.360 euro annui).
Come richiedere l’Assegno di inclusione?
Per richiedere l’Assegno di Inclusione, oltre al soddisfacimento dei requisiti richiesti, è necessario presentare una domanda attraverso i patronati e i centri di assistenza fiscale (CAF).
Successivamente, il richiedente deve procedere all’iscrizione presso il Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa (SIISL), dove dovrà stipulare un accordo di attivazione digitale e presentarsi entro 120 giorni successivi presso i servizi sociali per il primo appuntamento. Ogni 90 giorni, i beneficiari, esclusi coloro che sono attivabili al lavoro, sono tenuti a recarsi presso i servizi sociali o gli istituti di patronato per aggiornare la propria situazione. In caso di mancata presentazione, il beneficio economico subisce una sospensione.