Ci sarebbe una rapina dietro l’omicidio di Andrea Bossi, avvenuto a Cairate, nel Varesotto, lo scorso 26 gennaio: a confermarlo i carabinieri che questa mattina hanno tratto in arresto due uomini attorno ai vent’anni, uno di origini italiane e uno straniero. Nelle loro case, nel corso di alcune perlustrazioni, sono stati trovati i monili d’oro appartenenti alla vittima.
Fermati due ventenni per l’omicidio di Andrea Bossi a Cairate
La svolta è arrivata a un mese dall’omicidio, avvenuto lo scorso 26 gennaio all’interno dell’appartamento di proprietà dove il 26enne originario di Fagnano Olona si era trasferito da circa sei mesi, in via Mascheroni a Cairate, nel Varesotto. I due ventenni tratti in arresto nelle scorse ore, un italiano e uno straniero, avrebbero accoltellato alla gola Andrea Bossi – che aveva studiato come orafo – per derubarlo dei suoi soldi e dei suoi monili d’oro.
Una pista, quella economica, avanzata fin da subito proprio per via della passione che il giovane aveva per i gioielli: l’ipotesi era che avesse aperto la porta di casa a un conoscente e che poi lo avesse sorpreso a rapinarlo dei suoi averi, venendo ucciso. Alcuni vicini di casa avevano dichiarato di aver sentito “voci maschili” provenire dall’abitazione; poi “un tonfo sordo, un rumore forte” e il silenzio.
L’aggressione sarebbe avvenuta mentre il cane del giovane, un pitbull, si trovava sul balcone: è probabile che i due fermati ce lo avessero chiuso per evitare che tentasse di difendere il suo padrone, attaccandoli. A scoprire il corpo senza vita di Andrea, il giorno successivo all’omicidio, era stato il padre Tino che, non riuscendo a contattarlo, aveva deciso di andare a controllare se stesse bene, facendo la tragica scoperta.
Gli inquirenti si erano subito messi al lavoro per risalire all’identità del killer del 26enne. Alla fine erano due: entrambi sono stati trasferiti in carcere. Nel paese d’origine di Andrea Bossi si sono tenuti, intanto, i suoi funerali. A decine vi hanno preso parte, per ricordare il giovane e mostrare solidarietà e vicinanza alla sua famiglia: la mamma Rosanna, il papà Tino e la sorella Federica.
Svolta anche nell’omicidio di Tiziano Colombo a Vercelli
È delle ultime ore anche la notizia di una svolta eclatante nell’omicidio del 58enne che nella serata di ieri, 27 febbraio, è stato trovato senza vita in una casa popolare di corso XXI Aprile, alla periferia della città piemontese di Vercelli. Dopo una notte di indagini i carabinieri hanno tratto in arresto la compagna di 60 anni.
Stando alle prime ricostruzioni, avrebbe accoltellato l’uomo per almeno dieci volte alla schiena al culmine di un’accesa discussione. Discussione che sarebbe scoppiata attorno alle 19.30 per motivazioni ancora ignote. Potrà parlarne direttamente la donna fermata, di nome Rosa Comito, che oggi, 28 febbraio, sarà interrogata dal gip per la convalida. Al momento si troverebbe in ospedale per degli accertamenti. Sulle mani presenterebbe diverse ferite. Ci si chiede se tra lei e la vittima non ci sia stata una colluttazione.
Per ricostruire le esatte dinamiche del delitto, i cui contorni, al momento, sono tutt’altro che chiari, gli investigatori starebbero ascoltando le altre persone che vivono nella palazzina Atc in cui l’omicidio ha avuto luogo, che in tutto ospiterebbe circa otto famiglie. Alcune di loro avrebbero già dichiarato di non averli mai visti né sentiti litigare: “Si volevano bene, almeno sembrava”, ha riferito una vicina della coppia ai microfoni dei giornalisti giunti sul posto. A riportarlo è Il Corriere della Sera, secondo cui la vittima lavorava come infermiere nel reparto Cardiologia dell’ospedale Sant’Andrea della città ed era, quindi, abbastanza conosciuta.