Esistono diverse opzioni a disposizione dei lavoratori che vogliono andare in pensione con 35 anni di contributi. Questo periodo di anzianità contributiva segna una sorta di bivio tra le formule di pensionamento anticipato e l’accesso alla pensione di vecchiaia.

Quanto si prende di pensione a 67 anni con 35 anni di contributi?

Con 35 anni di contributi, è possibile accedere a diverse modalità di pensionamento, tra cui:

  1. Pensione di Vecchiaia: Una delle opzioni disponibili per chi ha raggiunto i 67 anni di età.
  2. Opzione Donna: Rivolta in particolare alle lavoratrici, offre la possibilità di andare in pensione prima dei 67 anni.
  3. Ape Sociale: Accessibile a coloro che hanno raggiunto 35 anni di contributi, escludendo i lavoratori gravosi. Consente l’uscita anticipata dal mondo del lavoro.
  4. Pensione per Lavori Usuranti: Riservata a chi svolge lavori considerati usuranti, offre la possibilità di pensionarsi prima dei 67 anni.

In sintesi, si apre un’ampia gamma di soluzioni sia per coloro che hanno raggiunto l’età di 67 anni che per chi, con un’età inferiore, desidera anticipare l’uscita dal mondo del lavoro. In quest’ultimo caso, le opzioni disponibili sono legate al soddisfacimento di specifiche condizioni lavorative o sanitarie, le quali saranno esaminate a breve.

Pensione di vecchiaia

La prospettiva di andare in pensione con 35 anni di contributi diventa effettivamente una realtà una volta raggiunti i 67 anni, specialmente per coloro che aspirano alla pensione di vecchiaia, poiché richiede “solo” 20 anni di contributi.

Per esemplificare il calcolo dell’assegno mensile di un lavoratore che si pensiona con 35 anni di contributi, prendiamo in considerazione un impiegato di 67 anni, con 15 anni di contributi fino al 1995 e 20 anni versati dal 1996 ad oggi, percependo una retribuzione lorda annua di 28.000 euro.

Adottiamo un approccio misto, identificando due quote. La prima è calcolata con il sistema retributivo (2% moltiplicato per gli anni di contributi fino al 1995, e il risultato del 30% applicato sulle ultime retribuzioni). Questa quota potrebbe oscillare intorno ai 9.000 euro.

La seconda quota è calcolata con il metodo contributivo, utilizzando il montante contributivo, che rappresenta le quote di retribuzione accumulate dal lavoratore dal 1996 ad oggi (33% per i dipendenti). Il 33% di 28.000 euro è 9.240 euro, per 20 anni di contributi, risultando in un montante contributivo di 184.800 euro.

Il montante contributivo è soggetto a un coefficiente di trasformazione che, a 67 anni, è del 5,723%. Il 5,723% di 184.800 euro è 10.577 euro, costituendo l’importo della seconda quota.

Sommando le due quote (9.000 euro e 10.577 euro), otteniamo l’importo lordo annuo della pensione: 19.577 euro, corrispondenti a circa 1.500 euro lordi al mese, o circa 1.100 euro netti al mese.

Con una retribuzione lorda annua di 25.000 euro, la pensione netta mensile potrebbe aggirarsi intorno ai 1.000 euro, mentre con uno stipendio lordo annuo di 22.000 euro, si potrebbe ricevere una pensione di circa 850 euro netti al mese.

Opzione Donna

Come già anticipato, è possibile accedere alla pensione tramite l’Opzione Donna con 35 anni di contributi.

A partire dal 1° gennaio 2023, questa opportunità è riservata esclusivamente alle donne lavoratrici che hanno compiuto 60 anni e versato 35 anni di contributi. Ciò si applica alle categorie di donne licenziate, dipendenti di aziende in crisi, e caregiver che, per almeno 6 mesi, hanno assistito coniuge o familiari con disabilità gravi o invalide civili, con una riduzione della capacità lavorativa almeno al 74%.

Un beneficio anagrafico, seppur non contributivo, è garantito alle lavoratrici che hanno avuto un figlio (con una riduzione dell’età di uscita a 59 anni) e a coloro che hanno avuto 2 o più figli (con un’età di uscita abbassata a 58 anni).

Il ricalcolo dell’assegno pensionistico avviene attraverso il metodo contributivo, che può penalizzare le lavoratrici che hanno accumulato molti anni di contributi prima del 1996.

Ad esempio, una lavoratrice di 60 anni con 35 anni di contributi e una retribuzione lorda annua di 28.000 euro percepirebbe una pensione lorda annua di circa 14.925 euro, equivalenti a circa 800 euro netti al mese.

Ape Sociale

La possibilità di andare in pensione con 35 anni di contributi si estende anche all’Ape Sociale, un anticipo pensionistico riservato a specifiche categorie protette dallo Stato. Tale opzione è disponibile per coloro che hanno accumulato 30, 32 o 36 anni di contributi e raggiunto i 63 anni di età.

Le persone che possono accedere alla pensione con 35 anni di contributi includono disoccupati, caregiver che assistono il coniuge o un familiare con grave disabilità per almeno 6 mesi, invalidi civili con almeno il 74% di invalidità riconosciuta, lavoratori edili, ceramisti e donne impiegate in mansioni gravose con almeno un figlio (35 anni di contributi anziché i 36 previsti).

Non è consentito accedere alla pensione con 35 anni di contributi per i lavoratori gravosi, per i quali è richiesto un periodo contributivo di 36 anni.

L’importo dell’assegno mensile corrisponde al valore della pensione maturata al momento della presentazione della domanda, con un limite massimo di 1.500 euro lordi al mese.

Pensione per Lavori Usuranti

Un’opzione aggiuntiva per accedere alla pensione con 35 anni di contributi è rappresentata dalla pensione per lavori usuranti.

Per coloro che sono lavoratori dipendenti, l’età minima per avvalersi di questa pensione è di 61 anni e 7 mesi, con un requisito contributivo di 35 anni. La pensione per lavori usuranti segue un sistema di quote:

  • Con una quota del 97,7, i lavoratori dipendenti possono andare in pensione a 61 anni e 7 mesi, avendo contribuito per almeno 35 anni.
  • Con una quota del 98,7, i lavoratori autonomi possono accedere alla pensione a 62 anni e 7 mesi, con 35 anni di contributi versati.

Se un lavoratore ha svolto tra 72 e 77 turni notturni in un anno lavorativo (da distinguere dall’anno solare), può pensionarsi a 62 anni e 7 mesi se dipendente (quota 98,7) o a 63 anni e 7 mesi se autonomo (quota 99,7).

Nel caso in cui il lavoratore abbia effettuato tra 64 e 71 turni notturni in un anno di lavoro, può accedere alla pensione a 63 anni e 7 mesi (quota 99,7) se dipendente, o a 64 anni e 7 mesi (quota 100,7) se autonomo.