Era il 2003 quando gli Shandon, storica band del panorama ska-core/alternative si sciolsero a causa di divergenze artistiche. Da quel momento, il percorso di Oliviero Olly Riva, cantante e polistrumentista, è proseguito in molteplici progetti e collaborazioni artistiche, tra cui i Olly Riva & The Soulrockets, The Fire, The Magnetics fino al ritorno con il suo gruppo di partenza.
Per festeggiare il trentennale degli Shandon, Tag24 ha intervistato l’artista, impegnato nella promozione del Best Of in uscita a brevissimo in tutti gli store fisici e digitali.
Intervista ad Olly Riva degli Shandon: in arrivo il Best Of per celebrare il trentennale di carriera
D. Gli Shandon hanno compiuto 30 anni. Quali sono i progetti oltre l’attuale tour?
Abbiamo in ballo un disco, che si chiama “30 Years on The Road” e seguito diretto del “Best Of” per i 25 anni di carriera. L’album è suddiviso in tre fasi della nostra carriera di band, ovvero dagli esordi ad oggi. Abbiamo rimaneggiato i nostri brani insieme ad ospiti nazionali ed internazionali tra cui OreSkaBand, un sestetto giapponese di genere ska, Desorden Público dal Venezuela, Skapital Sound dal Messico, poi c’è Dr. Ring-Ding dalla Germania, e poi ospiti italiani tra cui Gianmaria Accusani (Sick Tamburo, Prozac+).
D. Come ci si sente ad aver raggiunto questo traguardo? Come ti senti a riguardo?
R. E’ una cosa un po’ strana da spiegare. Recentemente è morto un mio amico, il cantante dei “Ragadi”, abbiamo praticamente iniziato la carriera insieme. Era un gruppo hardcore con brani ska della zona brianzola e siamo cresciuti insieme. Cristiano è stato il nostro merchandiser, dei Punkreas, etc. E’ venuto a mancare e ci siamo trovati con tutti gli amici storici degli anni ’80 e ’90 e per un attimo ho rivissuto in un solo attimo tutti e 30 anni gli di questo progetto, i concerti vissuti insieme. Mi ricordo il 2001 quando ero in tour in Olanda, ci hanno chiamato dall’Italia per dirci di fermarci all’autogrill più vicino, e così scoprimmo dell’attentato dell’11 settembre alle Torri Gemelle. In 30 anni abbiamo vissuto mille cose, abbiamo visto l’euro entrare in Unione Europea, mentre prima pagavamo con le lire. Siamo andati in Croazia subito dopo la guerra, e queste cose fanno crescere una band a livello umano, sono esperienze che maturano molto. Nel Best Of, c’è una canzone del ’97 intitolata “Okay” che non si è mai ca***o nessuno, ma a noi è sempre piaciuta” e l’abbiamo rifatta con le OreSkaBand.
D. Torneresti mai ai tempi di Not so happy to be sad o Sixtynine. Dopo il Best Of, pensi di cambiare ancora genere come accaduto con “Il segreto?”
R. La realtà è che non ne ho idea. E soprattutto io le cose le faccio appena le sento, le capisco. Da quando è nato mio figlio non sento malinconia. Al momento non mi sto fasciando la testa. Gli Shandon sono rimasti un po’ inchiodati al vecchio genere, mentre con The Magnetics ho il problema inverso, tutto viene percepito come nuovo e una carriera in crescita. Mentre gli Shandon sembrano essersi inchiodati al 2004.
D. Tutte canzoni passate o c’è qualche inedito? Ho visto la pubblicità di “Run Police Run”
R. “Sì, è l’unico inedito dell’album insieme a Joxemi Redin, storico chitarrista degli Ska-P, nota band del panorama ska-punk internazionale di origine spagnola. Stiamo tirando su una scaletta per i concerti di questa estate e capire cosa faremo. Abbiamo confermato il BayFest e stiamo lavorando per il tour estero.
D. Singolare come “Run Police Run” sia uscita quasi contemporaneamente alla tragedia delle manganellate a Pisa sugli studenti.
R. Nel 2024 siamo ancora sotto gli stessi stereotipi che chi manifesta un dissenso sia per forza un criminale e merita le botte per essere conformato al sistema. La politica fa sempre e solo del suo meglio per assicurarsi voti ma poi in concreto fa davvero poco per le persone. Davanti a questi comportamenti incivili della polizia la destra da la colpa alla sinistra e viceversa ma poi nessuno fa davvero nulla. La polizia di indole non è mai stata vicina alla voglia di servire ma anzi sembra che non vedono l’ora di un po’ di azione per avere finalmente qualcosa da fare e per darsi un tono. Ancora di più questo nostro pezzo prende senso e siamo orgogliosi di averlo scritto e pubblicato.
Riflessioni con Olly Riva sull’alternative italiano e sulle “lobby” della musica odierna
D. Manuel Agnelli e Morgan sono convinti che l’alternative italiano tornerà. C’è un bisogno di un crollo delle strutture, come il calo di qualità presente a Sanremo, nei testi e nella musica odierna. Prevedi un ritorno degli Shandon, Tre Allegri Ragazzi Morti, Pierpaolo Capovilla… tu prevedi che torneranno di nuovo ad un concerto livello o l’alternative/indie è ormai da considerare morto?
R. A me sembra che tutta questa cosa qui sia un po’ una farsa. I gruppi alternative non ci andavano nemmeno prima in televisione, semplicemente c’era gente più presente nella scena alternative perché vivevamo una vita più “alternativa”. I social ci hanno costretto al consumo obbligatorio di tutto nell’immediato ed è tutto il concetto dell’indie “vero” e non dell’It Pop come Calcutta o personaggi così. Per me l’indie vero sono i Verdena, gli Shandon, i Vallanzaska, i Punkreas e Afterhours. Sono gruppi che hanno bisogno di un pubblico che si affeziona alle canzoni, ai testi, cosa ormai difficili vista la velocità della musica. Da quando abito fuori dall’Italia i miei feed sullo smartphone riportano notizie spagnole, considera che non ho seguito minimamente il Festival di Sanremo…
D. Morgan ha ultimamente parlato di una “lobby”, dietro la musica contemporanea, dicendo che la musica italiana è monopolizzata dagli stessi produttori, autori e artisti. Cosa ne pensi?
R. Credo che Morgan viva sulla Luna e non capisce un c***o di quello che realmente stia accadendo. E’ un uomo di spettacolo, a lui piace fare casino in televisione per essere notato, dove c’è gente che parla di lui. Però la verità è che questa cosa era già così prima: c’è sempre stata una lobby. Ma non una lobby massonica-musicale ma semplicemente sono le multinazionali che c’erano prima e anche adesso e firmano con gli “autori” più giusti per imporre un certo tipo di musica e testi agli italiani da 50 anni. Toto Cutugno era uno di quelli, scriveva per Celentano, Califano, ma nessuno andava a rompergli il c***o dicendogli di non scrivere per questi artisti. Adesso sembra che dato che non c’è più spazio per l’indie e per gli autori, arriva uno come Morgan a dire: “Eh, ma c’è una lobby”, ma in realtà c’è sempre stata, e se vuoi fare questi discorsi, andare Sanremo a dire: “Io sono alternativo, c’è una lobby massonica-musicale” mi sembra davvero ipocrita.
D. Il rock è stato un grande esperimento di “risveglio delle coscienze” fino agli anni zero c’era questa intenzione. Invece tutti gli artisti di oggi sembra che vogliano “addormentare” le persone. Viviamo sui social, sui Reel, non ti sembra anche che i loro racconti sia orientato più ad una catarsi?
R. Questa è una conseguenza a ciò che stiamo vivendo. Nel ’60 c’è stato un ritorno alla spensieratezza, tutte le canzoni erano “yeah yeah” e solo Gianni Morandi con “C’era un ragazzo che come me…” ad esempio trattò la tematica della guerra in Vietnam. Era tutto più spensierato. Negli anni ’70 con la politica che è arrivata, con Aldo Moro, le stragi, la musica è diventata più politica e complessa. E’ arrivato il prog come riflessione, specchio di ciò che stavamo vivendo. Stessa cosa negli anni ’80 la spensieratezza e il mondo Berlusconiano che stava venendo fuori, i Paninari… Negli anni ’90 c’è stato un risveglio culturale e adesso viviamo una fase di addormentamento sociale. La musica rispecchia quanto andiamo incontro nelle varie generazioni, sia a livello umano che culturale. Viaggiando tanto e suonando tanto, l’abbioccamento è qualcosa di più italiano, so che sembra retorico, ma in Messico ad esempio non è così. C’è il brutal, l’elettronica, l’abbioccamento ma anche un’alternativa dall’altra parte. Persone che vanno ai concerti, a teatro, che leggono libri. In Italia ci siamo abituati a dimenticare tutto in una settimana, anche se c’è una canzone fichissima, non ci importa.
Dov’è finito l’alternative italiano?
D. Con questo cambio di governo attuale anche tu noti un allontanamento da parte dei media, dalle band di sinistra? Ad esempio gli Offlaga Disco Pax non si sentono più, tralasciando la dipartita di uno dei fondatori, ma sembra che certi gruppi siano stati debellati. I Modena City Ramblers, Lo Stato Sociale, non si sentono praticamente più… L’unico di sinistra che vedo in televisione è Capossela, che ha anche omaggiato Freak Antoni degli Skiantos in RAI, coverizzando “Però quasi”. Dunque, il governo ha influito su questo addormentamento delle masse? Non è un ragione complottistico, ma politico… ma in molti hanno proprio paura di palesare il loro pensiero politico.
R. Mi sento di dire che a questi imbecilli qualcuno li ha votati. Tutta questa cosa del “sono arrivati i fasci al governo non è una novità” erano solo vestiti in un altro modo. La Meloni parla di nemici in televisione come se tutto il mondo Fininvest fosse nemico della RAI che è roba loro, questo ti fa capire quanto è distorto il mondo italiano in questo momento. Tutti gli artisti fanno marcia indietro per non avere c***i giuridici, della polizia, perché sta diventando tutto complesso in Italia. Questa oppressione artistica sta limitando tutto dalla televisione, al teatro. Qualcuno li ha votati… ma io mi chiedo tutta questa gente di sinistra che c***o di fine ha fatto? E poi chi va col pugno alzato su un palco non ha più l’appeal di un tempo. Altri, come me ad esempio, cercano di allargare gli orizzonti ad altri paesi perché in Italia non c’è più trippa per gatti, né a livello artistico, che economico. La politica meloniana sta troncando tutto anche a livello fiscale. Sta facendo una guerra contro le associazioni musicali, che sono pochi spicci, eppure sembra che ci dica: “artisti non vi vogliamo, o fate fatturato o spegnetevi, non c’è bisogno di voi”.
D. Cosa ne pensi della reunion dei CCCP?
R. Da fan ti dico che avrei ascoltato i CCCP con grande piacere a Berlino, dall’altra parte non sono molto per la quale per i discorsi di Ferretti fatti negli ultimi anni. Perché, mi sembrano discorsi molto filosofici ma concretamente non si tira una somma. Sembra che faccia tanti bei discorsi per far sì che vecchi fan e nuovi fan vadano incontro alle cose che dice, un ammaliatore. Dì le cose come stanno, che c***o voti la Meloni? Che ca**o vai a pregare per lei, ma cosa stai dicendo?
D. Un aneddoto su Freak Antoni, dato che siamo a 10 anni dalla sua scomparsa?
R. Freak è stato un amico ma non voglio dire “collega” perché io e lui non ci siamo mai sentiti artisti con la A maiuscola. Però abbiamo avuto un sacco di cose in comune, tra cui con molto affetto la prima volta che gli ho presentato mio padre e loro due sono diventati grandi amici. Freak staccava dai concerti e stava con loro per qualche giorno. Quando è morto Freak, papà è andato al funerale, si sentivano spesso ed era diventato di famiglia. Lui sì che era un artista con la A maiuscola sempre purtroppo “affogato” in queste pippe sociali in Italia in cui devi per forza essere di successo, ammiccante col pubblico. Freak non ce la faceva proprio ad essere così. Gli Skiantos sono stati fortunati ad avere Freak nel loro percorso”
Olly Riva e i The Magnetics: nuovi progetti in arrivo
D. Con i The Magnetics come prosegue il progetto? Hai progetti dei futuri?
R. In realtà sono progetti “attuali” nel senso che dopo il terzo disco abbiamo pensato di fare un paio di singoli in spagnolo, perché nel 2019 siamo stati in Messico, nel 2023 in Spagna e abbiamo ricevuto un sacco di feedback positivi e ci hanno chiesto di cantare qualche pezzo in spagnolo. Vivendo lì sto migliorando la lingua. Da lì è nata l’idea di prendere qualche canzone vecchia riproponendolo in spagnolo e uscirà un album di nome Skangre Latino, con alcune canzoni in italiano. Stiamo ricevendo feedback positive anche in Venezuela. Lo Ska in Sud America ci viene incontro, è un genere ancora ascoltato e apprezzato, mentre già in Europa è difficile e in Italia è impossibile. In Messico abbiamo ricevuto subito ottimi feedback.
D. Questa sparizione dello ska in Italia è sparito, mentre il pop-punk/punk-rock prosegue. Quando è successo?
R. I cambi politici e stilistici hanno portato a vedere lo ska come una musichetta per ballicchiare, cosa che fa anche l’indie italiano in questo momento, male e con testi terrificanti. Con questa visione che nerd è bello, mentre lo ska è una cosa da boomer, appassita. Questa cosa qui in molti paesi non è così. In Belgio e Olanda non è così, in Spagna è molto attiva, non c’è pregiudizio boomer ed è cresciuto con questo genere come se fosse attuale. In Italia una band ska adesso non se la ca*******e nessuno. Poche band portano avanti il genere e suonano in qualche baretto. Anche se fai ballare della gente ad un evento, a nessuno gliene frega di sapere chi ha suonato, anche se si sono divertiti. Non s’interessano al nome, al disco, a ciò che fanno.
D. Quanti dischi avete all’attivo?
R. Dal 2017 ad oggi abbiamo pubblicato tre dischi: Jamaican Ska, Coffee and Sugar, Cocktailes and Fairytales, singoli, Skangre Latino e canzoni ferme da un po’, collaborazioni con artisti internazionali… c’è un lavoro da indirizzare, vedere di trovare un’etichetta o restare indipendenti.
D. Il futuro di Olly Riva è ska?
R. Sì, decisamente. Per quanto riguarda il prossimo anno esce il Best Of degli Shandon, anche un disco dei Soulrockets che non era previsto. E’ morto purtroppo il nostro bassista Gino l’anno scorso e abbiamo sentito la necessità di tornare con nuovo disco. Non porterò questo progetto in pompa magna, faremo 2-3 concerti ma il mio impegno massimo restano i The Magnetics.