“Chiediamo giustizia, non vendetta”. Sono le parole pronunciate questa mattina dal padre di Francesco Pio Maimone, il 18enne ucciso a colpi di pistola davanti agli chalet di Mergellina, sul lungomare napoletano, nella notte tra il 19 e il 20 marzo scorsi. “Per noi questo è un giorno di grande dolore”, ha aggiunto, facendo riferimento all’apertura del processo a carico degli otto imputati per la morte del figlio.

Al via il processo sull’omicidio di Francesco Pio Maimone a Napoli

Dal giorno della tragedia per noi non c’è pace. Siamo distrutti e addolorati, ma ci affidiamo alla giustizia,

ha fatto sapere Antonio Maimone. Oltre a lui sono presenti in aula la madre di Francesco Pio e i tre fratelli, che attraverso l’avvocato Sergio Pisani si sono costituiti parte civile insieme alla Fondazione Polis della Regione Campania e al Comune di Napoli.

Il processo si è aperto oggi, 27 febbraio, al Nuovo Palazzo di Giustizia. Gli imputati sono otto: oltre al 20enne Francesco Pio Valda, che è accusato dell’omicidio, un gruppo di amici e di parenti (incluse la sorella Giusy e la nonna) che lo avrebbero aiutato a sottrarsi alle sue responsabilità, coprendolo nelle fasi successive al delitto.

Il suo avvocato, Antonio Iavarone, ha sollevato l’eccezione per poter accedere al rito abbreviato, che in caso di condanna gli consentirebbe di beneficiare di uno sconto di un terzo della pena ed evitare, quindi, il massimo, l’ergastolo.

La ricostruzione dell’omicidio davanti agli chalet di Mergellina

I fatti dei quali Francesco Pio Valda è imputato risalgono alla notte tra il 19 e il 20 marzo scorso. Il ragazzo, di 20 anni, aveva sparato un colpo di arma da fuoco davanti agli chalet di Mergellina, sul lungomare napoletano: sembra che volesse colpire i membri di un gruppo con cui il suo aveva avuto degli screzi per futili motivi, una scarpa pestata o lo schizzo di un cocktail.

Per sbaglio aveva però preso al petto la vittima, che con loro non c’entrava niente e che poco dopo, a causa della ferita riportata, era morta. Ad incastrarlo, oltre alle tante testimonianze dei presenti, erano state anche i filmati delle telecamere di videosorveglianza installate nei pressi della scena del crimine, che avevano ripreso i momenti clou della sparatoria.

Qualche ora dopo l’omicidio Valda era stato fermato dopo essere stato rintracciato nell’abitazione di alcuni parenti, ora finiti a processo per averlo coperto. Originario del quartiere Barra di Napoli, è figlio del ras Ciro Valda, ucciso nel 2013 in un agguato di mafia. Pochi anni fa era stato arrestato insieme al fratello Luigi, attualmente in carcere per il tentato omicidio di un 16enne, per spaccio di droga. Il tribunale gli aveva accordato la messa alla prova, giudicando estinto il suo reato. Poi, la tragedia.

L’omicidio di Giovanbattista Cutolo in piazza del Municipio

Una tragedia che ha anticipato di pochi mesi quella consumatasi a fine agosto a pochi passi da piazza del Municipio, dove il musicista 24enne Giovanbattista Cutolo è stato ucciso a colpi di arma da fuoco da un 17enne fuori da un locale in cui entrambi si trovavano con gli amici.

È di oggi la notizia secondo la quale a entrambi i giovani morti saranno intitolati due centri giovanili. A prevederlo è l’ordine del giorno firmato dalla presidente Enza Amato e dal consigliere Fulvio Fucito del Comune di Napoli, che hanno chiesto al sindaco Gaetano Manfredi di impegnarsi “affinché la memoria dei due ragazzi possa restare per sempre viva nelle generazioni future come esempio di moralità e rettitudine”. Una cosa che si augurano in tanti, sperando che i loro casi possano essere tra gli ultimi dei tanti avvenuti in una città sempre più in balìa della violenza.