Ritirarsi dal lavoro con 32 anni di contributi è una possibilità riservata a coloro che hanno raggiunto l’età di 67 anni (pensione di vecchiaia), a certe categorie dell’Ape Sociale (a 63 anni di età) e a coloro che hanno versato contributi in un fondo complementare come la RITA.

Altre opzioni includono il contratto di espansione (accessibile a 62 anni per dipendenti di aziende con almeno 50 lavoratori) e l’Isopensione (disponibile a 60 anni, permettendo l’accesso anticipato alla pensione con gestione di esuberi: l’azienda anticipa al lavoratore la pensione maturata fino all’esodo e gli versa la contribuzione figurativa).

Al contrario, molte altre misure anticipate sono fuori portata: per la pensione anticipata ordinaria sono richiesti 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini (un anno in meno per le donne), mentre per Quota 41 precoci e Quota 103 servono almeno 41 anni di contributi versati. Per Opzione Donna e la pensione per lavori usuranti, sono richiesti 35 anni di contributi. In sintesi, andare in pensione con 32 anni di contributi non è un’opzione semplice per coloro che non hanno ancora raggiunto i 67 anni di età.

Quanto si prende di pensione a 67 anni con 32 anni di contributi?

Per quanto riguarda la formula classica di accesso alla pensione, ovvero quella “di vecchiaia”, è importante considerare quanto si percepirà mensilmente in termini di importo pensionistico.

Pensione di vecchiaia

Consideriamo un individuo di 67 anni con 32 anni di contributi, di cui 10 anni fino al 1995 e i restanti 22 anni dal 1996 in poi. Supponiamo che abbia percepito una retribuzione annua lorda di 28.000 euro

Per calcolare la pensione, applichiamo un approccio misto. Utilizziamo il sistema retributivo per i primi 10 anni, moltiplicando l’aliquota del 2% per ottenere una quota che si aggira intorno ai 6.000 euro, basata sulle ultime retribuzioni.

Per la seconda quota, adottiamo le regole del sistema contributivo, identificando il montante contributivo, che rappresenta le quote di retribuzione accantonate per ogni anno di lavoro (pari al 33% per i lavoratori dipendenti).

Il 33% di 28.000 euro è 9.240 euro. Moltiplicato per i 22 anni di contributi dal 1996 in poi, otteniamo un montante contributivo di 203.280 euro lordi. Questo valore viene quindi moltiplicato per il coefficiente di trasformazione, che a 67 anni è del 5,723%, producendo una seconda quota di circa 11.634 euro.

Sommando le due quote (6.000 euro e 11.634 euro), otteniamo un importo lordo annuo di pensione di 17.634 euro, corrispondente a circa 1.356 euro al mese netti.

Se la retribuzione fosse di 25.000 euro, la pensione sarebbe di circa 890 euro netti al mese; con uno stipendio di 22.000 euro lordi al mese, la pensione stimata si ridurrebbe a 780 euro netti al mese.

Ape Sociale

È possibile accedere alla pensione con 32 anni di contributi anche per chi rientra nelle categorie tutelate dell’Ape Sociale.

Queste categorie includono lavoratori disoccupati, caregiver che assistono il coniuge o un familiare con grave disabilità da almeno 6 mesi, individui con invalidità civile pari o superiore al 74%, nonché lavoratori nel settore edile e ceramisti.

Per i lavoratori edili e ceramisti, è necessario aver versato contributi per almeno 32 anni, mentre disoccupati, caregiver e invalidi hanno un requisito minimo di 30 anni (per coloro impiegati in mansioni gravose, il limite minimo è di 36 anni).

L’Ape Sociale è accessibile al raggiungimento dei 63 anni e accompagna il lavoratore fino all’età per la pensione di vecchiaia. L’importo mensile dell’assegno è calcolato in base al valore della pensione maturata fino alla presentazione della domanda per l’Ape Sociale, con un limite massimo di 1.500 euro lordi al mese.