Associazione per delinquere finalizzata al peculato e alla truffa ai danni dello Stato e autoriciclaggio. Queste le accuse ipotizzate, a vario titolo, nei confronti di quattro persone. Tra questi un dirigente medico e due infermieri dipendenti dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Renato Dulbecco” di Catanzaro, che sono stati sospesi.

Per il quarto indagato, un imprenditore nel settore medicale, è stata disposto il divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale.

Sospesi un medico e due infermieri alla Renato Dulbecco di Catanzaro: sequestrati anche immobili

Le misure interdittive, della durata di 12 mesi, sono state disposte dal gip del Tribunale di Catanzaro oggi 27 febbraio ed eseguite dai militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro e del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità dei Carabinieri.

Gli indagati sono il dirigente medico facente funzioni del reparto di Oculistica dell’azienda ospedaliera universitaria “Dulbecco” Marco Scicchitano; gli infermieri Annarita Procopio e Riccardo Sperlì e l’imprenditore Maurizio Gigliotti, di Cosenza.

Disposto inoltre il sequestro preventivo, emesso dal Giudice per le indagini preliminari, di due immobili appartenenti a uno degli indagati.

Altre tre persone risultano indagate per favoreggiamento personale o reale, non colpite da misure. Si tratta dell’avvocato Antonio Torchia, amministratore unico di una clinica privata; Melania Musso e Ugo Vescio, generale di brigata medico dei carabinieri che per anni ha lavorato in Calabria.

Le indagini dell’operazione ‘Batticuore’

Le complesse attività d’indagine si sono avvalse di intercettazioni e perquisizioni. E’ stata così scoperta l’esistenza di un’associazione per delinquere. Sono inoltre emersi diversi episodi di peculato di dispositivi medici vari e farmaci, tutti perpetrati dal medico e dai due infermieri, in servizio all’Unità Operativa “Oculistica” dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Renato Dulbecco”, in concorso con un imprenditore operante nel settore medicale.

Stando alle indagini, il medico avrebbe omesso di versare all’azienda ospedaliera parte dei compensi derivanti da attività professionale in regime di intramoenia allargata. Ossia relativi a visite svolte nello studio privato per conto dell’ospedale.

Con la collaborazione dei due infermieri- che avevano un rapporto di lavoro esclusivo con l’azienda ospedaliera- avrebbe eseguito interventi chirurgici privatamente, in assenza di autorizzazione, usando materiale sottratto alla struttura.

Il professionista si sarebbe inoltre avvalso di false fatture, emesse dall’imprenditore di fiducia, per giustificare la disponibilità di questi dispositivi.

Sempre nella giornata di oggi, 27 febbraio, tredici persone sono state arrestate a Lecce con le accuse di associazione per delinquere, truffa sui bonus edilizi, riciclaggio e autoriciclaggio.