Lo scorso giugno fu uccisa a coltellate dal compagno Paolo Riccone nella loro casa di Incisa Scapaccino, nell’Astigiano: Floriana Floris, di 49 anni, riprese tutto in un filmato girato con il suo telefono cellulare. Temeva che l’uomo, affetto da problemi psichiatrici, ma giudicato “capace di intendere e di volere” dallo psichiatra che lo ha visitato dopo l’arresto, potesse arrivare a farle del male come ha fatto.
Floriana Floris riprese in un filmato i suoi ultimi istanti di vita
Faccio questo video perché se succede qualcosa sapranno cosa mi hai fatto,
esordisce la 49enne nel filmato in cui ha catturato i suoi ultimi istanti di vita. Lei e il compagno Paolo Riccone, di 50 anni, si trovavano nella loro casa di Incisa Scapaccino, nell’Astigiano. “Ti amo”, le dice lui. Ma lei gli fa notare: “Questo non è amore”. Poco prima l’uomo le aveva proposto di togliersi la vita insieme. Lei, pensando alla figlia avuta da una precedente relazione – che studiava e viveva a Milano -, aveva rifiutato con fermezza la sua proposta.
“Non voglio morire“, gli aveva detto, minacciandolo anche di denuncia quando lui, furioso, l’aveva aggredita.
Poi vado dagli assistenti sociali: che mi trovino un’altra casa, prima che io torni a lavorare,
aveva aggiunto. Da un po’ era disoccupata e assisteva il compagno per dei sopraggiunti problemi psichiatrici, ma era visibilmente stanca dei suoi comportamenti. E quel giorno temeva che sarebbero sfociati in qualcosa di più, che l’uomo che un tempo aveva amato le avrebbe fatto del male, come in effetti è accaduto. Era il 6 giugno 2023. “Dio mio, aiutami”, le ultime parole pronunciate dalla donna prima che il telefono si spegnesse.
Poi il compagno l’aveva accoltellata fino a lasciarla a terra inerme. Un omicidio brutale (oltre 45 i colpi inferti alla vittima, secondo l’autopsia), scoperto solo due giorni dopo dai carabinieri e dai vigili del fuoco allertati dalla figlia e dal fratello di Floriana Floris che, non riuscendo a mettersi in contatto con la donna, avevano deciso di chiedere loro di andare a controllare se stesse bene. Il suo corpo giaceva senza vita all’interno dell’abitazione. Riccone invece era vivo: aveva tentato il suicidio, riuscendo a sopravvivere.
I risultati della perizia psichiatrica
Stando alla perizia psichiatrica, pur avendo dei problemi ed essendo dipendente dagli psicofarmaci, Paolo Riccone sarebbe capace di intendere e di volere.
Di fronte alla possibilità concreta di perdere il possesso della donna, che riteneva di sua proprietà, le ha detto che senza di lei non poteva vivere e le ha proposto un suicidio di coppia,
ha dichiarato lo psichiatra che lo ha visitato, il dottor Raffaele Pugliese, che è stato ascoltato in aula ad Alessandria, dove ieri, 26 febbraio, si è aperto il processo di primo grado che vede imputato il 50enne per omicidio volontario aggravato.
L’uomo era stato fermato dai carabinieri intervenuti su segnalazione dei familiari della vittima – gli stessi che avevano rinvenuto il suo cadavere – e trasferito in carcere. Poi il suo avvocato difensore, Federica Falco, aveva chiesto di sottoporlo a una perizia per escludere che fosse seminfermo o totalmente infermo di mente.
La prossima udienza del processo a suo carico si terrà il 15 aprile. Stando a quanto riportato da diversi quotidiani locali, ieri era presente in aula. Avrebbe assistito, quindi, alle immagini mostrate per ricostruire il delitto, come di recente è accaduto anche nel processo in corso a Milano ad Alessandro Impagnatiello, accusato di omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere e interruzione non consensuale di gravidanza per aver ucciso a coltellate, dando il suo corpo alle fiamme e poi abbandonandolo, la compagna 29enne Giulia Tramontano, che da sette mesi portava in grembo il loro bambino, Thiago.
Nel corso dell’ultima udienza era nella gabbia mentre i carabinieri facevano vedere sullo schermo le foto scattate al corpo della giovane al momento del ritrovamento, seguito a giorni di disperate ricerche dopo che lui, tentando di depistare le indagini, ne aveva denunciato la scomparsa, sostenendo che si fosse allontanata a piedi al culmine di una lite mentre lui era a Milano per lavoro.