Come è potuto accadere che Massimo Carandente, presunto ispiratore della Strage di Altavilla, un fanatico religioso che sui social sproloquiava definendosi mental coach, agisse in questa duplice veste senza destare sospetti? Questo è l’interrogativo che mi hanno posto Livia Ventimiglia e Simone Lijoi durante la loro trasmissione “AAA stabilità cercasi”, in onda su Radio Cusano Campus.
Chi è il presunto ispiratore della strage di Altavilla?
L’apparente, pericoloso ed inquietante paradosso è stato possibile, purtroppo, per una diffusa sottovalutazione dell’impatto suggestivo di figure borderline dal punto di vista professionale e legale che sono entrate nella consuetudine delle persone per via della loro moltiplicazione nella vita virtuale e reale della collettività.
Operando infatti in una zona franca non adeguatamente regolamentata, succede che, come in altre vicende assurte al disonore della cronaca, ci si ponga il problema solo a reato o crimine avvenuto, come in questo caso.
Fanatico religioso e Mental Coach: come è possibile?
La terribile vicenda di Altavilla evidenzia due gravi problemi che si stanno imponendo nel post pandemia che sono:
- 1) La diffusione e l’aggravamento del disagio psicologico nella popolazione,
- 2) Il pullulare di queste figure emergenti, vere o presunte di Love, Life, Mind e Mental coach che solo in minima parte hanno alle spalle un percorso di formazione adeguato ed in virtù di questo si mantengono entro il loro ambito di intervento, mentre in molti altri casi svolgono attività al limitare dell’esercizio abusivo della professione di Psicologo-Psicoterapeuta e nelle eventualità peggiori, come ci ha mostrato varie volte la cronaca, ricoprono anche i ruoli inquietanti di sciamani, fuffaguru, capi spirituali e persino di esorcisti.
Risulta abbastanza evidente la motivazione della diffusione di queste nuove attività: una scelta strategica per contrastare la precarietà o la perdita della propria occupazione a causa della pandemia che ha reso il nostro Paese una fucina di veri o presunti Mental, Life, Love, Mind coach che operano in un contesto generale di incertezza ed angoscia delle persone comuni alla spasmodica ricerca di risposte ai loro problemi
Queste ultime, nella migliore delle ipotesi, sentono il bisogno di una guida cui affidarsi ad occhi bendati, ma nella peggiore presentano un disagio psichico di cui, come nel caso di Altavilla, individui senza scrupoli possono approfittare facendolo precipitare in tragedia.
La necessità di una regolamentazione sulle attività di coaching
Sarebbe importante che il legislatore sancisse relativamente alle attività di coaching, particolarmente dei Mental e Mind coach, criteri di accesso, confini e competenze in uscita da verificare, non dagli stessi enti eroganti la formazione, in modo da poter tutelare la collettività dagli inadeguati e/o dai fraudolenti come è stato fatto per i Counselor che il Ministero della Salute ha stabilito dover essere laureati in Psicologia ed iscritti al relativo Albo Professionale.
I conduttori a questo punto mi hanno chiesto come mai, a dispetto del disagio psicologico incrementato, siano proprio queste figure borderline a suscitare copioso consenso.
La spiegazione risiede proprio nella zona grigia in cui si collocano, che li rende più liberi di comunicare nel meccanismo facilitante e banalizzante dei social, non a caso ambiente da considerare il loro regno.
Se infatti il Professionista della Salute Mentale deve adattare il proprio copioso bagaglio di preparazione ad un linguaggio più agile che tuttavia lo espone a controllo e verifica dagli organi ufficiali, i coach sostanzialmente si muovono indisturbati colludendo non infrequentemente con i problemi che le persone presentano loro, offrendo servizi e disponibilità impropri, nonché facili soluzioni a portata di like.
Questo un clinico, naturalmente, non lo farebbe mai, anche perché in grado di diagnosticare un eventuale disturbo psicologico apprestandosi, in caso, a curarlo con tutta l’umanità e la tecnica terapeutica a sua disposizione, guardandosi bene dal colludervi e giammai, come é accaduto nel caso di Altavilla, dal validare e fomentare propositi delittuosi.
E’ necessaria ed urgente una legge, considerando anche il vuoto legislativo creato dalla cancellazione del reato di plagio, che chiarisca contorni e verifiche attorno alle attività di coaching a tutela dei cittadini, particolarmente dei minori che affollano i social e, come mostra la vicenda di Altavilla, possono essere manipolati e plagiati da adulti che millantano, o peggio ancora detengono, formazioni specifiche evidentemente utilizzate a scopo fraudolento per confondere, fare cadere in stato di sudditanza, abusare, sopprimere o renderli complici di atti atroci.
Dr.ssa Alexia Di Filippo – Psicologa e Psicoterapeuta