Bonus mamme 2024, lo prendono anche le lavoratrici intermittenti? La risposta è stata fornita dal direttore generale vicario dell’Istituto di previdenza, Antonio Pone, che ha spiegato la posizione delle interessate, rientranti nei requisiti previsti dalla legge di Bilancio 2024 (legge numero 213 del 2023) per ricevere lo sconto integrale sui contributi a proprio carico.
Quello delle lavoratrici intermittenti è solo uno dei dubbi relativi all’applicazione della normativa sul bonus mamme derivante dalle fattispecie che possono verificarsi. Si è molto dibattuto di recente, infatti, sull’esatta decorrenza dello sconto sui contributi per le lavoratrici che dovessero passare da un contratto a tempo determinato a uno indeterminato. Altri dubbi riguardano i codici da immettere nel sistema Uniemens per il passaggio dalla decontribuzione del taglio del cuneo fiscale (6% e 7%) al bonus mamme.
Bonus mamme 2024 lavoratrici intermittenti escluse
Trova risposta il quesito relativo alla fruizione del bonus mamme per il 2024 delle lavoratrici intermittenti. Il direttore generale vicario dell’Istituto di previdenza, Antonio Pone, ne ha escluso la possibilità di fruizione spiegando che le donne assunte con questo contratto rimangono fuori dal perimetro della decontribuzione totale dei versamenti Inps a proprio carico.
Bonus mamme lavoratrici intermittenti, perché non possono avere lo sconto totale dei contributi
La motivazione dell’esclusione risiede nel fatto che i contratti intermittenti sono equiparabili a quelli a chiamata e, come tali, precari. A differenza dei contratti a tempo indeterminato, dunque, quelli intermittenti non potrebbero assimilarsi ad altri tipi di rapporto di lavoro di tipo stabile. La legge di Bilancio 2024 pone quale condizione, oltre al numero e all’età dei figli, anche quella di avere un rapporto di lavoro stabilizzato.
Per questi motivi, l’interpretazione dell’Istituto di previdenza è per l’esclusione delle madri assunte con contratto a intermittenza. Tra i contratti esclusi dall’applicazione del bonus mamme 2024 rientrano anche quelli delle lavoratrici domestiche, ovvero di colf, badanti e babysitter.
Sconto contributi madri 2024, quando gli arretrati e come
Un ulteriore chiarimento arriva dall’Inps in merito all’applicazione del bonus mamme e all’utilizzo dei codici M054 ed M055 nel caso della restituzione della decontribuzione legata al taglio del cuneo fiscale del 2024, per uno sconto inferiore (a quello delle mamme) del 6% e del 7% applicato alle retribuzioni dei lavoratori alle dipendenze fino a 35mila euro all’anno al lordo. La questione riguarda la restituzione del bonus già fruito nei primi mesi del 2024 grazie al taglio contributivo del 6% o del 7%.
Da più parti era stato notato che, in merito alla restituzione della mensilità di febbraio 2024, l’efficacia dei codici M054 e M055 dei flussi Uniemens, fosse limitata al solo mese di gennaio 2024. Sul punto, l’Istituto di previdenza chiarisce che i suddetti codici possono essere utilizzati indifferentemente sia per il mese di gennaio 2024 che per il mese in corso.
L’Inps, inoltre, dispone che l’esonero – ai fini del conguaglio – può essere inserito a decorrere da febbraio e che l’arretrato della mensilità di gennaio può essere messo a conguaglio con il flusso Uniemens dello stesso mese, da trasmettere per via telematica non oltre la fine di marzo prossimo. L’Inps conferma, inoltre, che i conguagli possono estendersi alle mensilità successive, ovvero a quelle di marzo, aprile e maggio.
Nascita o uscita di un figlio dalla famiglia, come considerarlo?
Altri dubbi sulla corretta applicazione del bonus mamme 2024 riguardano la nascita o l’uscita di un figlio dalla famiglia. In caso di nascita (e quindi del raggiungimento del numero minimo dei figli pari a due), l’Inps spiega che il bonus decorre dal mese in cui si verifichi l’evento, ovvero la nascita stessa. Quindi, per la nascita del secondo figlio (bonus in vigore per tutto il 2024) o del terzo figlio (bonus esteso fino a tutto il 2026), si considera il mese della nascita quale inizio della decorrenza della decontribuzione.
Lo stesso vale anche per il caso di uscita del figlio dalla famiglia per premorienza o perché non più convivente. L’orientamento prevalente conferma la fruizione del taglio contributivo per tutto il mese finale dell’uscita del figlio dalla famiglia.