Per il periodo fino al 2026, i criteri per ottenere la pensione di vecchiaia rimangono immutati: è necessario avere almeno 67 anni e aver versato contributi per almeno 20 anni.
La durata dell’anzianità contributiva prima o dopo il 1996 influisce significativamente sull’importo della pensione. È fondamentale distinguere tra coloro che hanno versato i contributi prima e dopo il 1996 e coloro che li hanno versati solo dal 1° gennaio 1996: per questi ultimi, è stabilita una restrizione che richiede che l’importo della pensione sia almeno 1,5 volte il valore dell’Assegno sociale, che nel 2024 è di 534,41 euro al mese. Quindi, l’importo minimo dell’assegno pensionistico per poter accedere è di 801,61 euro.
Se il futuro pensionato non ha accumulato un assegno di importo sufficiente, non potrà accedere alla pensione e sarà obbligato ad aspettare fino al compimento del 71° anno di età (pensione di vecchiaia contributiva).
Si evidenzia, quindi, una notevole disparità di trattamento tra coloro che hanno versato contributi prima del 31 dicembre 1995 e chi, invece, non ha accumulato anzianità contributiva in quella data.
Chi può andare in pensione anticipata nel 2024?
Per determinare l’importo della pensione minima con 20 anni di contributi, oltre ai requisiti anagrafici e contributivi, è necessario conoscere il periodo in cui sono stati versati i contributi e la retribuzione ottenuta durante l’attività lavorativa.
Ad esempio, consideriamo un lavoratore di 67 anni con 10 anni di anzianità contributiva prima del 1996 e 10 anni a partire dal 1996, con una retribuzione lorda annua di 28.000 euro. Il calcolo dell’importo della pensione avverrà mediante un sistema misto, dove la prima quota seguirà le regole del calcolo retributivo (2% moltiplicato per gli anni di contributi fino al 31 dicembre 1995, cioè 20%, applicato sull’importo delle ultime retribuzioni percepite). In modo approssimativo, la prima quota potrebbe avere un valore di 6.000 euro.
Per il calcolo della seconda quota, applichiamo le regole del sistema contributivo. Identifichiamo il montante contributivo del lavoratore, ottenendo il 33% della sua retribuzione e moltiplicando il risultato per i 10 anni di contributi.
Con una rapida elaborazione, otteniamo un montante contributivo di 92.400 euro. Questo valore è influenzato dal coefficiente di trasformazione, che al compimento dei 67 anni è del 5,723%.Il 5,723% di 92.400 euro corrisponde a circa 5.300 euro, rappresentando il valore della seconda quota. Unendo le due quote (6.000 euro + 5.300 euro), otteniamo l’importo lordo annuale della pensione: 11.300 euro, equivalente a 870 euro lordi al mese, circa 600 euro netti al mese.
Da notare che se l’importo della pensione è inferiore alla soglia minima stabilita dalla legge, pari a 598,61 euro al mese nel 2024, si ha diritto all’integrazione al minimo. Tuttavia, questo è possibile solo se il reddito personale annuo è inferiore a 7.781,93 euro (a titolo pieno) o inferiore a 15.563,86 euro (a titolo parziale, rappresentante la differenza tra il limite di reddito annuo e il reddito personale). Oltre questa soglia, non si applica alcuna integrazione al minimo.
La pensione minima con 20 anni di contributi assume un approccio contributivo se l’anzianità contributiva è stata acquisita esclusivamente dal 1° gennaio 1996 in poi.
In questo scenario, il calcolo della pensione segue la procedura contributiva descritta in precedenza, considerando il montante contributivo sull’intera anzianità contributiva: il 33% della retribuzione lorda annua moltiplicato per i 20 anni di contributi.
Considerando una retribuzione lorda annua di 28.000 euro, otteniamo un montante contributivo di 184.800 euro, su cui applichiamo il coefficiente di trasformazione del 5,723%, ottenendo un importo lordo annuale di pensione di 10.576 euro.
È evidente che, confrontato con il sistema misto, l’importo è inferiore di circa 800 euro lordi all’anno, equivalente a circa 815 euro lordi al mese (superando il limite minimo previsto dalla legge, corrispondente all’1,5% dell’Assegno sociale nel 2024). Tuttavia, a livello netto, si attesta intorno ai 570-580 euro al mese, al di sotto della soglia minima stabilita dalla legge.
Importante notare che i contributivi puri non hanno diritto all’integrazione al minimo, quindi non beneficiano di alcun incremento della pensione.