Kwon Do-Hyung (Do Kwon), il co-fondatore di Terra, la stablecoin fallita dopo aver suscitato grandi aspettative tra gli investitori, sarà estradato negli Stati Uniti. La decisione è stata presa dall’Alta Corte del Montenegro, il Paese dove l’imprenditore sudcoreano aveva deciso di rifugiarsi dopo la fuga seguita al crollo del suo progetto crypto.
La decisione definitiva fa seguito ad una lunga serie di deliberazioni che hanno fatto corollario alla vicenda. Collegate a loro volta alle implicazioni non solo legali, ma anche politiche che questo atto si porta dietro.
Stando a quanto riportato dai media locali, la questione non era più quella dell’estradizione, decisione largamente acquisita, ma sul Paese al quale Do Kwon doveva essere consegnato. L’Alta Corte montenegrina ha accolto la tesi degli Stati Uniti, ove ora avverrà un processo che si preannuncia all’insegna dei colpi di scena.
La vicenda giudiziaria di Terra volge all’epilogo
Con l’accoglimento delle tesi statunitensi, la vicenda giudiziaria di Terra (LUNA), sembra aver imboccato la dirittura d’arrivo. Saranno i tribunali del Paese nord-americano ad accogliere l’ex re delle criptovalute, in un processo che potrebbe concludersi con una pena molto severa. A indicare questa possibilità è l’ampiezza del disastro causato dal crac della stablecoin, considerato da molti osservatori l’atto iniziale del crypto winter da poco esauritosi.
A seguito del fallimento del progetto di Do Kwon, infatti, si è aperta una vera e propria voragine. Un buco in cui sono scomparsi miliardi di dollari, quelli incautamente investiti in un protocollo presentato del resto all’epoca come una sorta di gallina dalle uova d’oro. Le prime stime fatte nel settembre del 2022 hanno infatti indicato in non meno di 40 miliardi di dollari le risorse andate in fumo.
Le conseguenze del crollo di Terra si erano presto propagate in tutto il settore, alla stregua di un contagio. Tra i principali danneggiati Bitcoin, crollato nei giorni successivi, Celsius, Voyager Digital e Three Arrows Capital, tutte fallite.
Una vicenda simbolica
La vicenda di Terra si configura alla stregua di una vera e propria saga. Dopo la fuga di Do Kwon e degli altri soggetti implicati nello scandalo (Nicholas Platias, membro fondatore di Terraform Labs, e Han Mo, dipendente dell’azienda) le indagini delle autorità statunitensi e sudcoreane hanno infatti riscontrato una lunga serie di comportamenti non solo discutibili dal punto di vista etico, ma anche penalmente perseguibili.
Secondo un giornale sudcoreano, KBS Online, Terraform Labs sarebbe stato posto sotto inchiesta per il riciclaggio di 4,8 milioni di dollari, ma questa accusa rappresenta soltanto una piccola parte delle accuse pendenti su Do Kwon. Con il trascorrere del tempo, infatti, i capi d’accusa si sono andati sempre più arricchendo. Nel caso della Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti, il numero si è infine attestato ad otto, tra cui frode su titoli e materie prime e manipolazione del mercato. Considerata l’attenzione della giustizia statunitense in questo genere di reati, per Do Kwon si prospettano a questo punto molti anni di reclusione.
Per quanto concerne la Corea del Sud, il Paese asiatico dovrà accontentarsi di Han Chang-Joon, socio di Kwon e direttore finanziario di Terraform Labs che già all’inizio del mese era stato estradato dal Montenegro.
Un processo molto atteso
Il processo a Terra si preannuncia molto caldo. A finire sotto accusa, peraltro, potrebbe non essere soltanto Do Kwon, ma quella parte della criptosfera che non ha esitato ad approfittare della mancanza di regole certe.
Un vuoto normativo in cui si sono verificate vicende clamorose come quelle di Terra e FTX. Do Kwon e Sam Bankman-Fried, in pratica, possono essere considerati il simbolo dei pericoli finanziari in assenza di paletti ben precisi.
Una tematica che è tornata prepotentemente d’attualità nelle ultime settimane. Il riferimento è al disegno di legge Digital Asset Anti-Money Laundering Act (DAAMLA) presentato dalla senatrice democratica del Massachusetts Elizabeth Warren. Un provvedimento il quale propone appunto di porre limiti invalicabili all’innovazione finanziaria.
Limiti che sono però invisi alle aziende del settore. Un atteggiamento miope alla luce della rilevanza della vicenda di Terra. Il cui approdo nelle aule di tribunale statunitensi potrebbe tramutarsi in danni d’immagine incalcolabili. Soprattutto se gli avversari dell’innovazione finanziaria riuscissero ad allargare la prospettiva.