Roberto Vannacci, generale dell’Esercito italiano, è finito sotto inchiesta da parte della Procura militare per truffa e peculato. I rilievi mossi dai procuratori riguardano il periodo da addetto militare a Mosca di Vannacci, dove il generale avrebbe speso soldi non correttamente rendicontati o per cene e attività mai svoltesi.

Sotto osservazione anche le spese che Vannacci avrebbe fatto per i suoi familiari, che non sarebbero stati con lui a Mosca nel periodo preso in esame.

Vannacci, i punti sotto esame nell’inchiesta sul generale

Possibile intoppo sulla strada di una candidatura politica per Roberto Vannacci, corteggiato a lungo dalla Lega. L’autore di due libri discussi come “Il mondo al contrario” e “Il coraggio vince” è indagato dalla Procura militare per indennità di servizio per i familiari percepite indebitamente, spese per benefit legate all’auto di servizio non autorizzate e rimborsi per l’organizzazione di eventi e cene che in realtà non sarebbero state organizzate nei luoghi indicati.

Il tutto si inserisce nell’attività da addetto militare che Vannacci svolse dal febbraio 2021 fino al maggio 2022 a Mosca. Le indagini sono partite dopo l’esito di un’ispezione ministeriale, che ha spedito la relazione alla magistratura: molto si concentrerà sulle autocertificazioni firmate dallo stesso Vannacci, che non combacerebbero con i timbri dei passaporti della moglie e delle figlie.

L’ipotesi degli inquirenti è che queste non fossero a Mosca con lo stesso Vannacci durante il suo periodo di lavoro a Mosca. Al generale è anche contestato l’uso oltre i termini consentiti dell’auto di servizio, il cui costo sarebbe arrivato a 9mila euro.

II caso finirà davanti alla Corte dei Conti, per verificare i profili di responsabilità amministrativa ed il relativo danno erariale. Va sottolineato, infine, come queste verifiche siano state estese anche ai predecessori di Vannacci alla carica di addetto militare, in modo da garantire un’adeguata trasparenza all’attività investigativa della Procura militare.