L’opposizione si compatta – e già questa è una notizia – contro Matteo Salvini e i suoi rapporti ‘ambigui’ con la Russia di Vladimir Putin. Dopo giorni di minacce, Carlo Calenda e Azione hanno presentato una mozione di sfiducia nei confronti del vicepremier e il testo è stato firmato anche da Elly Schlein del Partito democratico e Giuseppe Conte del Movimento 5 Stelle.

Mozione di sfiducia a Salvini, Conte e Shlein: “Non può rappresentare degnamente la Repubblica italiana”

Alla fine, la mozione di sfiducia al ministro delle Infrastrutture e vicepremier è arrivata.

A presentarla formalmente è stato Matteo Richetti, capogruppo di Azione alla Camera, che ha dato, così, attuazione formale alle accuse rivolte dal leader del suo partito, Carlo Calenda, a Salvini dopo la morte di Aleksei Navalny.

Tra i firmatari del documento compaiono anche la segretaria del Partito democratico Elly Schlein e il presidente del M5S Giuseppe Conte, oltre ad Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi e Sinistra.

Tutta l’opposizione schierata, dunque, per chiedere a Salvini di render conto dei suoi legami con Vladimir Putin, come si legge nel testo del documento:

“Ad oltre due anni dall’inizio dell’illegale invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, il Governo della Repubblica Italiana è rappresentato da un ministro e vicepresidente del Consiglio che non rinnega né i rapporti di collaborazione con il partito di Vladimir Putin né le sue dichiarazioni di elogio a Putin stesso. Alla luce di queste considerazioni, il ministro Salvini non può rappresentare degnamente la Repubblica italiana ma, anzi, dimostra di non esercitare appieno le proprie funzioni nell’interesse esclusivo della nazione”.

Salvini minimizza ma Calenda insiste: “Dimostri che accordo con Putin non c’è”

Calenda aveva rinfacciato a Salvini i presunti finanziamenti ricevuti dalla Lega da parte di Russia Unita, partito del leader russo. Proprio questo presunto accordo è all’origine della mozione di sfiducia, come spiega lo stesso Richetti.

“Il punto è molto semplice, non serve gridare ‘vergogna’ o fare polemica: lui dimostra che quell’accordo è stato rescisso formalmente e non esiste più e la mozione viene ritirata. Se quell’accordo con il partito di Putin è ancora in vigore la cosa non è solo gravissima, ma lo rende incompatibile con la permanenza al Governo”.

Un punto che il leader di Azione ribadisce da Kiev, dove si è recato per il secondo anniversario dell’invasione russa in Ucraina.

Calenda, con il linguaggio diretto e ‘colorito’ che a volte lo contraddistingue, definisce “un buffone” il leader leghista, denunciando l’accordo politico tra lui e il partito di Putin, che mette a rischio la sicurezza nazionale perché prevedrebbe “lo scambio di informazioni su politica estera e sicurezza“.

“Lui dice che l’accordo non esiste: ci faccia vedere la mail. Non mi fido di quello che dice, perché al Parlamento europeo diceva di voler ‘dare indietro due Mattarella per mezzo Putin’, ledendo la dignità della nazione. Ora ci deve fare vedere la mail di disdetta dell’accordo o disdirlo”.

Da Cagliari arriva la reazione del ministro e vicepremier che taglia corto e va avanti per la sua strada.

“Onestamente non mi interessa delle mozioni di sfiducia della sinistra, che in questo anno e mezzo non so neanche quante siano state. L’opposizione fa il suo mestiere”.

Tuttavia, vista l’ostinazione dei suoi contendenti, al leader del Carroccio potrebbe servire qualcosa in più della calma ostentata in questi ultimi giorni se la mozione arrivasse in Parlamento, come ormai sembra scontato.