Un progetto pensato e scritto dalle donne per le donne. Proposte concrete contro la violenza di genere, ma anche programmi per promuovere lo sviluppo femminile, nel lavoro così come nella società.‘Futuro Sicuro’, firmato da dodici consigliere del Gruppo Terziario Donna Confcommercio Roma, è stato lanciato lo scorso ottobre in occasione dell’evento ‘Donne per Roma 2023’ e ora sta continuando il suo viaggio presso le istituzioni, affinché le varie proposte diventino finalmente concrete.
A presentare Futuro Sicuro a TAG24 sono Simona Petrozzi, Presidente Terziario Donna Confcommercio; l’avvocato Marina Marconato, delegata alla lotta contro la violenza di genere; e l’avvocato Tiziana Volpes, vicepresidente Terziario Donna Concommercio. “Vorremmo che le donne fossero finalmente protagoniste, cambiando le loro sorti e favorendo il loro potenziale” sottolinea Simona Petrozzi.
“Futuro Sicuro” di Confcommercio Roma per la parità di genere e contro la violenza
Un lavoro durato quasi due anni di cui Simona Petrozzi, Marina Marconato e Tiziana Volpes parlano con evidente entusiasmo. “Gran parte del progetto è pensato per combattere la violenza di genere: non è più tollerabile che muoia una donna al giorno” sottolinea Petrozzi.
I tanti, troppi femminicidi che avvengono ogni anno in Italia- solo nel 2023 sono stati 120, stando ai dati diffusi dal Ministero dell’Interno– è stata la ‘spinta’ a dare vita a ‘Futuro Sicuro’.
In questo progetto, però, trovano spazio anche la tutela della maternità, l’armonizzazione lavoro-famiglia, il sostegno all’imprenditoria. Sette le proposte studiate e sviluppate:
- codice “Contattozero”, contro la violenza su donne e minori e a favore della tutela della genitorialità;
- educazione e intelligenza emotiva per il controllo delle emozioni: l’idea è di organizzare corsi di educazione sentimentale e felicità nelle scuole secondarie di primo e secondo grado;
- sviluppo della Silver Economy, con l’iniziativa “Adotta un nonno” per le mamme lavoratrici, ma anche tutele per le donne imprenditrici che assumono anche il ruolo di caregiver familiare;
- finanziamenti alle imprese per favorire l’etica e legalità di impresa;
- il progetto ‘Avatar’, per le imprenditrici di delegare le proprie attività in determinati casi. Oltre che contributi pubblici per favorire l’armonizzazione lavoro-famiglia, evitando l’abbandono dell’attività imprenditoriale;
- agevolazioni per la sostituzione maternità per imprese;
- iniziative per combattere la violenza online e favorire le donne nelle carriere STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics).
Codice ContattoZero, l’avvocato Marconato: “Un attacco senza precedenti contro le donne”
“Si sta assistendo a un attacco senza precedenti verso la donna e anche verso la maternità. Un fenomeno sommerso, però assolutamente esistente e un problema ormai sistemico” sottolinea l’avvocato Marina Marconato.
“L’impianto normativo italiano è molto valido. Il governo ha varato in Parlamento l’ultima delle leggi, la legge 168 del 2023, quindi rafforzativa, che ha previsto inasprimento della pena, un maggior uso del braccialetto elettronico, l’arresto in flagranza differita, una serie di misure. Quindi il problema non è tanto l’impianto normativo, quanto l’assenza di una rete di protezione efficace e dei sistemi di intervento che siano univoci e tempestivi perché ci si muove un po’ a macchia di leopardo. Quindi ci sono delle realtà buone e ci sono delle realtà pessime. Questo sin dalla proposizione della denuncia” sottolinea l’avvocato.
“Gli interventi sono troppo diversificati, mentre la vittima di violenza ha sempre fretta e anche necessità di essere creduta, perché purtroppo vi sono dei grossissimi stereotipi tra i quali ‘se l’è cercata’ oppure ‘sta denunciando perché ha sete di vendetta’. In realtà stiamo cadendo come mosche. Necessaria anche la giusta attenzione rispetto ai bambini coinvolti: in Italia un minore su quattro ha assistito all’uccisione del proprio genitore ad opera dell’altro e uno su tre è vittima di violenza assistita”.
Una situazione, sottolinea l’avvocato, che comporta delle grandissime sofferenze e “e addirittura l’insorgenza di disagi psicologici forti che vanno dall’ansia, al disturbo dell’apprendimento, agli attacchi di panico. Quindi, oltre all’epilogo drammatico del femminicidio, c’è poi tutto un contesto di scarsa velocità e uniformità nella adozione della legge”.
“No alla bigenitorialità” in caso di genitore violento
Un altro aspetto che ‘Futuro Sicuro’ intende combattere, sempre nell’ambito della tutela delle donne, è quello che riguarda l‘affido condiviso secondo la legge 54/2006.
“Noi assistiamo a una disapplicazione quasi costante della normativa a tutela delle vittime di violenza. La convenzione di Istanbul che è stata ratificata dallo Stato italiano nel 2013- quindi a tutti gli effetti è legge dello Stato- va a scontrarsi con la legge sull’affidamento condiviso per cui si privilegia una bigenitorialità a tutti i costi. Anche quando ci sono forti indizi o addirittura processi penali per violenza a carico di un genitore” sottolinea ancora l’avvocato Marconato.
“Questo comporta l’esposizione della vittima all’ex partner violento: addirittura i servizi sociali, a volte, consigliano di ritirare le denunce. Ma soprattutto si espongono i bambini, per cui possiamo immaginare che vengano violate quelle che poi sono le norme a tutela dell’infanzia”.
Il ‘Social housing’ per le mamme sole
L’avvocato Tiziana Volpes ha una lunga esperienza nel campo dell’immobiliare, di cui si occupa da più di 35 anni. Ha quindi curato la parte di ‘social housing’, dando vita all’iniziativa di supportare le donne da un punto di vista dell’alloggio.
“Nel momento in cui le donne subiscono violenza, scegliere di allontanarsi dalla famiglia al fine di tutelare se stesse e proteggere i propri figli, trovando un’alternativa dove andare, non è poi così scontato. Anzi: è abbastanza raro che la donna abbia la possibilità di allontanarsi dal contesto familiare e accedere ad altra abitazione se non possiede le garanzie derivanti dal contratto di lavoro stabile” spiega l’avvocato Volpes.
Capita difatti ancora troppo spesso che in Italia la donna non sia indipendente economicamente, e non abbia un proprio conto corrente e risorse finanziarie sufficienti. “Quindi, alla fine, è lei che fa un passo indietro” sottolinea.
Quando invece una donna decide di trovare riparo, per esempio, in una casa rifugio, questo tempo di ospitalità è circoscritto. Cosa accade, quindi, se non ha un posto dove accogliere il proprio figlio e farlo vivere dignitosamente?
“Potrebbe addirittura verificarsi che il giudice possa collocare il figlio presso il marito, cioè fissi a sua residenza con il genitore senza preventivamente aver escluso che abbia agito violenza attraverso un’accurata istruttoria. Troppo frequentemente si assiste a una scarsa interazione tra il giudice civile interessato all’affidamento dei figli e il giudice penale e questo comporta serie ripercussioni per i minori coinvolti” spiega l’avvocato Volpes.
“Pertanto è possibile che l’uomo sia stato denunciato penalmente, ma il giudice civile non lo sappia o comunque non è tenuto a prenderlo in considerazione, perché non c’è una sentenza passata in giudicato” aggiunge.
“Il sistema potrebbe invece supportare l’accesso alle donne, ad alloggi anche in locazione. Ovviamente con una locazione molto contenuta, che è quella derivante dal social housing. Non è una locazione a canone concordato, ma calmierata e ovviamente individuata in base al reddito della persona. Il reddito che dà diritto all’accesso al social housing è però molto basso e non considera il fatto che anche uno di 30mila euro può esserlo, se una persona ha due figli a carico o tre figli a carico. Pertanto andrebbe rivisto questo criterio di accesso. Inoltre andrebbero supportate le donne non solo sulle garanzie- che sono necessarie per prendere un immobile in locazione- dato che una moglie che va via dal marito violento spesso non ha un conto in banca. E’ assurdo dirlo, ma è così ancora oggi nel 2024″ spiega l’avvocato Volpes.
Se la donna non lavora e non ha un proprio conto corrente, viene indirettamente a crearsi un vincolo anche psicologico, oltre che economico.
Ma il social housing ha anche altri benefici. “L’acquisto dell’immobile destinato alle donne, se venisse supportato dalle istituzioni, consentirebbe loro anche di accedere alle garanzie- come quelle che la CONSAP offre ai ragazzi che hanno meno di 35 anni- oltre che usufruire di una formula di una condivisione di bisogni. Ad esempio, all’estero, ci sono i condomini per gli anziani con la badante di condominio. Si può pensare a condomini in cui vivano madri di famiglia monogenitoriali con figli in affido che condividano baby-sitter e figure di supporto familiare” spiega Volpes.
Le mamme che hanno un percorso simile potrebbero aiutarsi mettendo a disposizione competenze e tempo, proprio come succede nelle famiglie.
Lavoro e maternità: fiscalità agevolata e maggiori tutele
In ‘Futuro Sicuro’ trovano spazio anche gli ‘esempi virtuosi’ che arrivano dall’estero: uno di questi è francese e prende il nome di ‘parent isolé’.
“In Francia i genitori soli- quindi anche i papà ma chiaramente sono di più le mamme-che crescono figli da soli hanno una serie di agevolazioni, anche fiscali” racconta Simona Petrozzi. “Perché chiaramente un’imprenditrice o una libera professionista, che già non ha lo stipendio fisso, in caso di divorzio deve crescere i figli da sola. Magari non ha neanche il pagamento del mantenimento da parte dell’ex marito e diventa tutto più difficile”.
In alcuni Paesi, nel caso in cui l’ex marito non paghi il mantenimento, lo Stato interviene e poi si rifà sull’inadempiente con cartelle esattoriali. “Questi sono esempi che vorremmo che fossero presi in considerazione in Italia” aggiunge Petrozzi.
E per quanto riguarda la maternità? “La maternità è un diritto inalienabile di ogni donna, ma nello stesso tempo non deve essere un peso per l’azienda. Perché altrimenti- è inutile nasconderci dietro a un dito- verrebbero assunte solo le donne non in età fertile. Quindi, se noi vogliamo che le donne siano valutate per le loro capacità e non se sono in età da maternità o meno, dobbiamo avere un ausilio anche dallo Stato per le imprese, maggiore di quello che già c’è” spiega la Presidente di Terziario Donna Confcommercio.
“Purtroppo allo stato attuale la maternità viene vissuta come un peso dalle aziende, perché non c’è un aiuto statale. Quindi noi chiediamo che ci sia più attenzione anche agli aspetti fiscali legati alla maternità. Rappresentiamo le imprese, quindi la vediamo da questo punto di vista. Però anche i sindacati sono d’accordo sul fatto che la maternità vada gestita responsabilmente anche dal lavoratore” sottolinea Petrozzi. Perché, purtroppo, c’è anche chi se ne approfitta, andando a danneggiare le lavoratrici oneste.
L’obiettivo del progetto? Rafforzare le donne da un punto di vista lavorativo e professionale
“Nel nostro progetto tutte devono sentire di appartenere alla stessa macrofamiglia” afferma l’avvocato Volpes. “Ognuno di noi mette a disposizione quello che è, quello che sa e il proprio tempo senza alcun ritorno economico perché aiutando le altre aiutiamo noi stesse”.
“Il nostro piano è proprio quello di rafforzare la donna perché anche vivere in un centro antiviolenza, in una casa famiglia, è molto triste anche per il bambino” spiega Simona Petrozzi. “Invece noi puntiamo molto al suo riscatto, sia da un punto di vista di alloggio che in ambito lavorativo e professionale”.
“Una parte del progetto prevede l’istituzione di un nucleo speciale antiviolenza che abbiamo denunciato che abbiamo denominato NAV, composto di personale altamente specializzato, ed eventualmente diramato, che possa occuparsi della valutazione del rischio di ogni singola situazione” aggiunge l’avvocato Marconato. “Una volta che si sia valutato il rischio elevato e si sia individuato il contesto violento, si fanno partire tutte le misure, alcune delle quali abbiamo esposto, per creare quella rete univoca e veloce assolutamente necessaria”.
Il progetto ‘Futuro Sicuro’, spiega ancora, mira a rendere la donna autonoma e a offrirle un’altra possibilità dopo le violenze. Non soluzioni momentanee, ma un vero e proprio reinserimento: per una speranza di vita nuova e in sicurezza.
Un esempio virtuoso, e che potrebbe essere replicato, arriva da una delle province dell’alto Lazio che ha scelto, utilizzando i fondi del PNRR, di ristrutturare uno degli immobili in disuso e di trasformarlo in uno studentato, dandolo in gestione a un’associazione di donne vittime di violenza.
Queste donne lavorano nello studentato e possono viverci loro stesse con i propri figli, qualora li abbiano. “Questo è uno dei modelli che possono essere realizzati con gli immobili e gli strumenti che le istituzioni hanno a disposizione” evidenzia Tiziana Volpes.
“Le donne hanno la grandissima capacità di rigenerarsi e di inventarsi. Solo che per uscire dalla violenza non si può essere sole, non si può essere abbandonate” aggiunge Marconato.
Un progetto indubbiamente ambizioso e dalle molteplici iniziative “che noi definiamo ‘rivoluzionario'” interviene Simona Petrozzi. “Perché come comune denominatore c’è, appunto, questo riscatto del mondo femminile, ma di quello ‘sano’, che sia valutato in tutte le sue potenzialità”.