Un terremoto in piena regola, che sta facendo tremare alleanze e dinamiche interne agli stessi partiti di maggioranza e opposizione. Così si configura sempre di più il tema del terzo mandato, con i governatori che manifestano pubblicamente il proprio dissenso nei confronti della bocciatura decisa dai loro stessi schieramenti, per una resa dei conti già annunciata dopo le Regionali in Sardegna.
Terzo mandato, Toti e Fedriga strigliano il centrodestra: “Scorretto non coinvolgere le regioni”
La tempesta perfetta vede senza dubbio protagonista la maggioranza di governo, con il ‘no’ al terzo mandato votato in Commissione Affari costituzionali del Senato per volontà di Forza Italia e Fratelli d’Italia e accettato malvolentieri dalla Lega.
Ma chi pensa che lo scontro sia esclusivamente tra forze politiche diverse, per quanto all’interno di una stessa coalizione, si sbaglia di grosso.
Lo fa notare, intervistato a ’24 Mattino’ su Radio24, Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, che evidenzia come in gioco ci siano equilibri molto più delicati che rischiano di saltare, a causa del voto.
“C’è un tema che sfugge al dibattito, concentrato oggi sulle spaccature tra le forze politiche: la spaccatura tra la politica romana e quella della periferia del Paese, una divaricazione tra centro e periferia molto pericolosa che sfiora lo scontro istituzionale, visti i ricorsi che molti stanno ventilando”.
Non a caso, gli fa eco Massimiliano Fedriga, suo omologo in Friuli Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni, il quale, anziché commentare in veste di esponente della Lega contro gli altri partiti di maggioranza, sceglie di parlare in virtù del suo ruolo istituzionale.
Sulla scorta delle parole di Toti, Fedriga contesta apertamente il metodo con cui è stata portata vanti la discussione sul terzo mandato che ha, di fatto, escluso la presenza dei rappresentanti degli enti locali, e invita il governo a correggere la rotta.
“Mi sento di propiziare un coinvolgimento delle Regioni nel processo decisionale perché mi sembrerebbe profondamente scorretto decidere sull’organizzazione istituzionale e democratica delle Regioni senza le Regioni”.
Bonaccini promette battaglia nel Pd: “Ne parliamo dopo le Regionali in Sardegna”
Un braccio di ferro tra governatori (e sindaci) e parlamentari, che non tiene conto, dunque, delle comuni appartenenze politiche.
Una tendenza, quella alla spaccatura interna, in cui però è il centrosinistra a detenere l’ideale ‘cintura nera’, e non perde occasione di dimostrarlo anche stavolta.
A esprimere il proprio disappunto nei confronti del voto contrario espresso dal Partito democratico è il suo stesso presidente, Stefano Bonaccini. Dopo la nota della corrente a lui vicina, ‘Energia popolare’, che aveva parlato apertamente di “Pd spaccato“, il governatore dell’Emilia Romagna promette battaglia e l’ennesima resa dei conti all’interno del partito, dopo le Elezioni Regionali in Sardegna di domenica 25 febbraio.
“Si sa cosa penso del terzo mandato, ma adesso l’unica cosa a cui dobbiamo pensare, da qui a domenica prossima, è dare una mano alla candidata Alessandra Todde e a tutti i candidati delle liste per vincere in Sardegna, perché sarebbe un risultato molto importante non solo per il Partito democratico, ma per tutto il centrosinistra. Poi la prossima settimana dirò qualcosa in merito a quello che è accaduto”.
Come se il Partito democratico avesse bisogno di altri pretesti per mostrarsi diviso.