Nell’area di Goro, tradizionalmente votata all’acquacoltura, la produzione di vongole veraci per il 2024 sarà quasi pari a zero. Il motivo? L’arrivo devastante del granchio blu atlantico che, impostosi come nuovo grande predatore del Mediterraneo, sta annientando la molluschicoltura nell’Alto Adriatico.

A lanciare l’allarme sulla grave crisi che oggi vive, in conseguenza di questa situazione, il comparto ittico dell’area del Delta del Po, i consorzi di Goro (FE) e Scardovari (RO), i quali quantificano l’ammontare delle perdite produttive causate dall’arrivo del granchio blu in 120 milioni di euro, con un impatto sull’intero indotto stimabile in almeno a 400 – 500 milioni di euro.

Vongole veraci, il granchio blu ha distrutto il 70% della produzione di Goro e Scardovari

Se il consorzio di Scardovari ha deciso di sospendere momentaneamente la produzione di vongole veraci a causa dell’impatto devastante della predazione del granchio blu, il consorzio di Goro (FE) sta cercando, in qualche modo, di far fronte alle difficoltà emerse con l’arrivo del crostaceo atlantico.

Le prospettive, tuttavia, non sono affatto rosee, come racconta a TAG24 il direttore del Consorzio Pescatori di Goro, Massimo Genari, denunciando la gravissima crisi che sta travolgendo le realtà produttive che, sul territorio, vivono proprio di acquacoltura.

Direttore Genari, il granchio blu sta decimando la produzione di vongole veraci. Quando sono iniziati i primi problemi?

«Tutto è iniziato l’anno scorso con l’alluvione in Emilia Romagna che ha scaricato acqua dolce nella sacca e nei rami del Po. All’interno del fiume erano già presenti quantità notevoli di granchi blu: tuttavia, fino alla primavera scorsa, questi non avevano mai causato particolari problemi agli allevamenti di cozze e vongole.

Lo scarico di acqua dolce nella sacca del fiume ha abbassato la salinità dell’acqua – facendo morire parte del prodotto allevato – ma soprattutto ha determinato lo spostamento dei granchi blu verso la sacca del fiume. Qui i granchi hanno cominciato a predare il nostro prodotto, accanendosi sugli allevamenti di vongole veraci.

Dal mese di giugno al mese di agosto dell’anno scorso, i granchi blu hanno iniziato a predare prima la semina più piccola, poi le vongole di stazza media e infine anche quelle di taglia commerciale, distruggendo un intero anno di produzione e costringendoci a fermare le semine per evitare di attirare ancora di più i granchi.

Nel frattempo, abbiamo iniziato a pescare il granchio blu per tentare di salvaguardare il nostro lavoro. Abbiamo così avviato la raccolta dei granchi – oltre 10mila quintali tra giugno e novembre – accollandoci i costi di tutti i materiali necessari e dello smaltimento. Abbiamo iniziato anche a vendere una parte del pescato ma, nonostante la campagna del ministero per favorire il consumo alimentare del granchio, questo crostaceo per quanto buono è poco pratico da mangiare. Per di più non ha un elevato valore commerciale, specialmente se comparato alla vongola verace».

Genari (Consorzio Goro): “Il granchio blu ha devastato e stravolto la nostra produzione di vongole veraci”

In questo momento come è organizzata la vostra attività produttiva?

«Da settembre abbiamo iniziato a costruire dei recinti a protezione degli allevamenti di vongole. Questa soluzione, tuttavia, riguarda una superficie molto più limitata rispetto alle aree che prima utilizzavamo per allevare. La nostra attività, quindi, oggi è drasticamente ridotta.

Abbiamo ripreso ad acquistare anche un po’ di semina, perlomeno quella che riusciamo a trovare. Nelle nostre zone, infatti, non si trova più niente: il granchio blu ha distrutto tutto, sia in Veneto che qui da noi, a Goro.

Stiamo tentando, nonostante tutte le difficoltà, di andare avanti, nonostante il lavoro sia triplicato. Prima era tutto più naturale: ora c’è il recinto da costruire e pulire, il granchio da pescare.. tutte attività estranee alla raccolta di vongole di prima.

A questo aggiunga che svolgiamo queste attività nella mancanza di introiti causata dal calo di produzione che abbiamo avuto. Se nel 2023 siamo riusciti a salvare qualcosa e a concludere l’anno, il vero problema sarà il 2024, quando la produzione risulterà sostanzialmente azzerata. Anche se riusciremo a raccogliere del prodotto, questo saranno infatti quantità irrisorie rispetto ai volumi di prima».

Produzione vongole nell’Alto adriatico, dai Consorzi la richiesta di aiuto al Governo e alla UE

Avete ricevuto degli aiuti per fronteggiare questa grave emergenza causata dal granchio blu?

«Abbiamo avuto per fortuna qualche aiuto dalla regione Emilia Romagna e in seguito anche dal ministero. Speriamo tuttavia in aiuti ancor più concreti: il reddito per i 4mila pescatori che lavorano tra la sacca di Goro e quella di Scardovari sarà quest’anno quasi azzerato.

Goro è un territorio abbastanza povero che vive, per il 90%, dell’attività di acquacoltura. Senza questo, si leva il lavoro a metà della popolazione. Sostituire l’allevamento delle vongole non è poi così semplice, anche perché viviamo in un territorio che al di fuori della pesca non ha troppe alternative».

La dichiarazione di stato di calamità potrebbe aiutarvi?

«Sicuramente potrebbe aiutare, quantomeno per risollevare i pescatori più in difficoltà sospendendo momentaneamente le rate dei mutui e gli impegni previdenziali e contribuitivi.

Abbiamo capito sarà molto difficile liberarsi del granchio blu, quindi dovremo imparare a conviverci. Un contribuito importante potrebbe arrivare se il Governo e la Comunità europea consentissero la pesca al di fuori delle concessioni, magari nel primo tratto di mare che arriva fino alle tre miglia. Un’azione mirata potrebbe aiutare a ristabilire un minimo equilibrio.

La presenza del granchio blu potrebbe peraltro danneggiare anche il turismo: nel litorale romagnolo la scorsa estate i granchi hanno pizzicato diverse persone poi costrette ad andare al Pronto soccorso.

In ogni caso, noi continuiamo a tener duro e proviamo a non abbatterci. Come dicevo, credo si debba lavorare per trovare un nuovo equilibrio. In Grecia e in Francia sono riusciti, con azioni mirate di pesca intensiva, a limitare il numero di esemplari di granchio atlantico e a contenere i danni».





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