Dopo essersi avvalsi della facoltà di non rispondere, Sabrina Fina e Massimo Carandente, finiti in carcere con l’accusa di aver preso parte alla strage di Altavilla Milicia, hanno fatto sapere attraverso il loro nuovo avvocato di voler essere ascoltati dai magistrati per raccontare la loro versione dei fatti su quanto accaduto all’interno della villetta in cui sono morti Antonella Salamone, di 41, e i due figli Kevin ed Emanuel, di 16 e 5 anni, lo scorso 13 febbraio.
Sabrina Fina e Massimo Carandente chiedono di essere ascoltati dai magistrati
Secondo la Procura che ne ha disposto il fermo, i due “fratelli di Dio” avrebbero non solo partecipato, ma addirittura istigato gli omicidi di cui sono accusati anche Giovanni Barreca e la figlia 17enne Miriam. Mentre questi ultimi hanno ammesso le proprie responsabilità, raccontando di aver torturato e poi ucciso Antonella Salamone e i due figli Kevin ed Emanuel nel corso di un esorcismo, Fina e Carandente si sono invece proclamati innocenti.
Dopo essersi avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al gip di Termini Imerese avrebbero ora deciso di passare al contrattacco, raccontando la loro versione dei fatti su quanto accaduto all’interno della villetta della strage ad Altavilla Milicia. A farlo sapere è il loro nuovo avvocato, Marco Rocca.
Hanno una versione completamente diversa da quella contenuta nell’ordinanza che ha portato al loro arresto. Una realtà alternativa rispetto a quella finora conosciuta, che deve essere affrontata e chiarita. Per questo chiederò che i miei clienti vengano ascoltati, in particolare intendono mettere in evidenza le contraddizioni rispetto a quanto ha dichiarato la figlia sopravvissuta di Barreca,
ha dichiarato, facendo riferimento alla versione secondo cui i suoi assistiti avrebbero preso parte attiva alle violenze perpetrate nei confronti delle tre vittime. A riportare le sue parole è Il Giornale di Sicilia.
Una setta dietro alla strage di Altavilla Milicia
Intervistati dalla trasmissione Mediaset Pomeriggio Cinque, alcuni conoscenti della coppia hanno riferito di sapere che si sarebbero temporaneamente trasferiti in casa Barreca. “Massimo mi aveva detto che seguiva una famiglia che aveva bisogno, ma non mi ha detto in che modo”, ha dichiarato uno di loro, alludendo al fatto che non sapesse degli esorcismi.
Per gli inquirenti però è chiaro che con qualcuno ne avessero parlato. Sarebbero almeno dieci, infatti, le persone in contatto con Fina e Carandente che, oltre a partecipare ai loro incontri di preghiera, potrebbero aver saputo ciò che avevano intenzione di fare ad Antonella Salamone e ai due figli, per “liberarli” dalle presenze demoniache che a loro dire si erano impossessate dei loro corpi, mettendo a rischio l’intera famiglia.
Persone che farebbero parte di un gruppo di fanatici religiosi, una setta, i cui nomi e cognomi sarebbero già stati acquisiti nel corso dell’analisi dei telefoni cellulari e dei pc dei due coniugi e che a breve potrebbero essere ascoltate.
Antonella Salamone stava cercando una nuova casa?
Sembra che Antonella Salamone non vedesse di buon occhio Fina e Carandente: a una sua amica aveva rivelato di averne paura, perché “le mettevano contro il marito e i figli”. L’ipotesi è che si fosse resa conto della loro pericolosità e che non li volesse in casa.
Rintracciata da Mattino Cinque, un’agente immobiliare ha raccontato di aver incontrato la donna poco prima della strage, il 5 febbraio. “Mi chiedeva di prendere in locazione un appartamento“, ha detto, spiegando di non averla potuta aiutare per via della mancanza di garanzie reddituali.
Ci si chiede se non volesse lasciare la villetta di famiglia insieme ai figli, mettendoli in salvo dalla furia dei fanatici a cui il marito sembrava invece credere ciecamente. Finora sia lui che la figlia “prediletta”, l’unica ancora viva, non avrebbero mostrato alcun segno di pentimento, sostenendo di “essere stati costretti” a fare ciò che hanno fatto per seguire “la volontà di Dio”.