“Influencer pentita”. Così si definisce Federica Micoli, oggi digital strategist e marketing specialist, un tempo content creator sui social network. Da un blog su viaggi e moda, Closette, lanciato nel 2014, fino ai post sponsorizzati su Instagram da 2500 euro: ma è davvero tutto oro quello che luccica?

Per raccontare cosa si nasconde ‘dietro le quinte’ di questo sfavillante- quanto artefatto- mondo, ha scritto un libro: “Confessioni di un’influencer pentita”, appunto.

Una piacevole lettura su tutto ciò che i content creator non dicono. Dalle ‘faide’ per la visibilità e i contratti, all’ostentazione di una ricchezza che non esiste e non è mai esistita. Dagli eventi in cui gli influencer sono divisi tra chi ha la spunta blu e chi non ce l’ha, alla strategia (ben studiata) di condividere qualsiasi aspetto della propria vita privata, pur di accaparrarsi follower.

Come Federica Micoli spiega a TAG24, dalla pubblicazione del libro- nel maggio del 2023- la situazione è addirittura peggiorata. “Ci sono ancora più strategie e sempre meno trasparenza” sottolinea. Senza parlare delle foto dei minori e della loro sovraesposizione mediatica: “Una situazione drammatica”.

Foto dei minori sui social, Federica Micoli: “Una sovraesposizione drammatica”

“Tutto ciò che ho scritto nel mio libro si è ulteriormente amplificato” spiega Federica Micoli, che ora è impegnata ‘a rendere i social un mondo migliore’.

“Sicuramente continuano le stesse identiche dinamiche, magari amplificate. Se si fa un errore, per rimediare davanti alla community, si tirano fuori traumi e dolori: è matematico. Ogni volta che qualche influencer combina qualcosa, nel giro di 24 ore emergono malattie e difficoltà di vario tipo. Sono tutte strategie”.

Un aspetto che è aumentato a dismisura è senza dubbio lo sharenting, ossia la pratica di condividere online ogni istante di vita dei propri figli.

“Oggi c’è un vero e proprio boom di profili di influencer e di famiglie con 4, 5, 6 figli” sottolinea. “Considerando che le collaborazioni aumentano nel momento in cui viene annunciata una gravidanza e ci sono agenzie che lavorano solo con le mamme, inizio a credere che i figli si facciano per i social” racconta l’ex influencer.

“A me è capitato di vedere mamme, insegnanti o comunque con un impiego pubblico, in maternità da anni. Vanno avanti con una marea di collaborazioni, dato che quando ci sono i bambini l’engagement aumenta. Quindi è difficile non pensarlo”.

Il caso Ferragni: “Una comunicazione poco chiara”

Impossibile non parlare del caso Ferragni e della bufera- legata alla ‘finta beneficenza‘- che ormai da settimane sta travolgendo la ‘regina’ delle influencer. Costretta a limitare i commenti sul suo account Instagram dopo gli insulti ricevuti dagli hater, criticata anche perché continua a esporre i propri figli sul suo account Instagram.

“Purtroppo sui social ci sono persone che non ragionano e io condanno senza dubbio gli haters. Ciò che mi sconcerta è che Chiara Ferragni avrebbe potuto sfruttare l’occasione per sensibilizzare le persone all’utilizzo sano dei social. Invece va avanti a sovraesporre i minori come se niente fosse” afferma Federica Micoli.

“Quindi o non ha capito nulla, oppure semplicemente sa che le conviene perché i minori, come dicevo, portano più engagement. Così continua dritta sulla sua strada”.

In merito al pandoro-gate, l’ex influencer è convinta che, anche in questo caso, sia stata applicata una precisa strategia.

“Mi pare evidente che anche qui non ci sia stata molta trasparenza. Non entro nel merito della questione legale, perché non sono un avvocato, ma credo abbia fatto quello che in realtà stanno facendo un po’ tutti. Ha sfruttato l’onda dei social a suo vantaggio, utilizzando una comunicazione volutamente poco chiara. Non è stato un errore (come dichiarato da Ferragni nel celebre video di scuse, ndr): come si evince da quanto dichiarato dall’AGCOM, sembrerebbe tutto studiato”.

Le vacanze? Ora sono tutte “supplied” e “invited”

Un altro elemento aumentato in maniera esponenziale tra gli influencer, al pari delle sponsorizzazioni e delle foto con minori, sono le famose “vacanze a scrocco”.

“Una volta si contattavano le strutture e gli enti del turismo per i viaggi, ma non per fare la vacanza: si facevano proprio per creare contenuti struttura o lente del turismo così da avere contenuti utili per la propria community” spiega Federica Micoli.

“Adesso sembra che nessuno faccia una vacanza che non sia “invited” o “supplied”. Ma soprattutto il fine non è più quello di creare temi utili, bensì rimediare la vacanza per tutta la famiglia. Quindi ora fioccano questi weekend fuori, queste vacanze dove di fatto gli unici contenuti che vengono creati sono semplicemente il room tour o per mostrare il buffet della colazione. A me è capitato di fare tanti viaggi dove si creavano tantissimi contenuti: la sera si editavano i video e si pubblicavano. Mettevo la sveglia anche alle due di notte, in base al fuso orario, per mandare il post in approvazione al cliente” racconta.

“Io partivo con una o due colleghe, non con mio marito perché per me non era vacanza, era lavoro. Invece oggi è un modo per andare in ferie con la famiglia. Per fortuna gli utenti sono in grado di distinguere: credo ci si stia svegliando da questo grande sonno”.