Il confine ceco diventa il palcoscenico delle proteste degli agricoltori della Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia e di altri paesi. Migliaia di agricoltori si sono radunati anche nelle principali città ceche per chiedere modifiche alla politica agricola comune dell’Ue.
Migliaia di agricoltori si uniscono al confine della Repubblica Ceca
Durante le proteste degli agricoltori ai confini cechi, sono stati bloccati alcuni valichi di frontiera. I manifestanti chiedono meno burocrazia ed un cambiamento delle politiche agricole dell’Ue.
Mentre centinaia di trattori erano sull’autostrada, gli agricoltori hanno bloccato il valico Hodonin-Holic per più di un’ora. Anche il confine nord-est della Repubblica Ceca è stato bloccato parzialmente.
Secondo la Camera agraria ceca, circa 3mila trattori hanno partecipato alle proteste in varie località della Repubblica Ceca. Inoltre, agricoltori provenienti da Ungheria, Germania, Polonia, Lituania e Lettonia si sono uniti ai manifestanti, affiancando i loro colleghi cechi e slovacchi.
Gli agricoltori slovacchi hanno guidato un corteo di trattori lungo un percorso di due chilometri attraverso la capitale, Bratislava.
Le proteste dei coltivatori nell’Europa centrale
Nelle ultime settimane, gli agricoltori in diversi paesi europei, tra cui Polonia, Francia, Germania, Spagna e Italia, stanno protestando. Coltivatori ed allevatori esprimono disappunto per le importazioni a basso costo, i prezzi bassi, i costi elevati e le restrizioni imposte dall’iniziativa Green Deal dell’Ue sul cambiamento climatico.
Gli agricoltori dell’Europa centrale contestano ciò che ritengono essere una concorrenza sleale dall’estero, in particolare dall’Ucraina, dopo la decisione dell’Ue del 2022 di eliminare i dazi sulle importazioni alimentari ucraine.
Appena pochi giorni fa, durante le proteste nazionali, gli agricoltori polacchi hanno scaricato grano ucraino da un treno merci. Affermano che i prodotti agricoli a basso costo hanno minato la loro attività e desiderano fermare l’importazione di grano ucraino, estendendo il divieto ad altri beni, tra cui frutta, uova e carne.