Crollo del 70% della produzione e gravi difficoltà per tutta la filiera che produce, distribuisce e commercializza le vongole veraci e i prodotti della molluschicoltura: è questa la fotografia della situazione incerta che vive il comparto della venericoltura, annientato dall’arrivo del granchio blu nei nostri mari.
A lanciare l’allarme su una situazione che rischia di essere irrecuperabile, specialmente nell’area dell’Alto Adriatico, sono i consorzi di Goro e Scardovari, i quali denunciano di aver subito, a causa del granchio blu, perdite sulla produzione per 120 milioni di euro, con un impatto complessivo sull’indotto per almeno a 400-500 milioni di euro.
Granchio blu, distrutta la produzione di vongole veraci nell’Alto Adriatico
A mandare in crisi nell’Alto Adriatico la produzione di vongole veraci – e in generale di tutti i prodotti della molluschicoltura – la massiccia proliferazione nelle acque del granchio blu atlantico. Arrivato nei nostri mari tramite le rotte internazionali del commercio e adattatosi per via della tropicalizzazione delle acque mediterranee, questo particolare granchio si sta imponendo su tutta la catena alimentare, facendo strage di intere colonie di molluschi e di pesci di piccola taglia.
A differenza dell’oceano Atlantico, dove i granchi blu sono oggetto di caccia da parte di specie più grandi, nel Mediterraneo questi crostacei sono infatti i più grandi predatori in circolazione, per questo in grado di destabilizzare l’equilibrio di tutto l’ecosistema e di intaccarne gravemente la biodiversità.
Per quanto la presenza dei granchi blu nei nostri mari non sia una novità, solo l’estate scorsa il nostro Paese ha cominciato a fare davvero i conti con la prolificazione massiccia di questa invasiva specie, con conseguenze catastrofiche per tutta la filiera ittica, come racconta a TAG24 Luigino Marchesini, presidente del Consorzio Cooperative Pescatori del Polesine Organizzazione Produttori di Scardovari (RO).
Granchio blu, il consorzio di Scardovari sospende la pesca di vongole veraci
Presidente Marchesini, cosa sta accadendo alla produzione di vongole veraci del Polesine?
«Purtroppo la situazione riguarda non solo la produzione di molluschi, ma tutto il comparto ittico. I problemi, in ogni caso, sono iniziati l’anno scorso dopo l’alluvione in Emilia Romagna. Dopo questa drammatica crisi idrica abbiamo trovato, nelle nostre acque, quantità enormi di granchio blu che hanno iniziato a nutrirsi di qualsiasi tipo di mollusco qui presente.
La situazione si è aggravata man mano che si è andato avanti. A fine novembre siamo arrivati con una produzione di vongole e molluschi quasi pari a zero. Consideri che per i Consorzi e i pescatori dicembre è il mese più importante di lavoro, con una produzione che si è sempre attestata tra i 12mila e i 15mila quintali. Quest’anno, invece, ci siamo fermati a 160 quintali. Solo questo dato dovrebbe far rabbrividire.
Ecco perché due settimane fa, a fronte di quantitativi di produzione irrisori, abbiamo stabilito con una delibera del consiglio di amministrazione di sospendere la pesca fino a data da destinarsi. Siamo arrivati a tirare su solo 7-8 quintali di prodotto al giorno, contro una media di 300 quintali nello stesso periodo dell’anno scorso.
Anche la produzione di cozze, nonostante sia fatta sopra al livello dell’acqua, inizia a soffrire della presenza del granchio. Adesso vediamo cosa accadrà con l’arrivo della primavera».
Scardovari, il granchio blu ferma l’attività di 1.500 pescatori
Su quanti pescatori impatta lo stop alla produzione cui siete stati costretti?
«Circa 1.500 pescatori, per un totale di 14 cooperative associate in Consorzio. Il problema è che i granchi blu non si nutrono solo di molluschi e dunque di vongole, ma di qualsiasi cosa riescano a catturare, compresi i pesci più grandi. Tanti pescatori stanno avendo problemi».
È vero che la predazione del granchio è stata così massiccia che manca il seme per provare nuove produzioni?
«Sì. Noi abbiamo sempre acquistato seme, ma al cuore della nostra attività ci sono stati sempre i semi naturali che garantivano quantitativi di produzione importanti. Ora stiamo provando a difenderci, tentando delle soluzioni con delle recinzioni per provare a ripartire.
Quest’anno, tuttavia, è compromesso: senza dubbio il 2024 sarà per noi un anno a reddito quasi zero. Questa situazione riguarda anche i nostri cugini dell’Emilia Romagna, che come noi producono vongole veraci e come noi hanno subito la stessa predazione».
Granchio blu, per i pescatori di Scardovari il 2024 sarà un anno a reddito zero
Si sarebbe potuto fare qualcosa per impedire la prolificazione massiccia del granchio blu?
«Guardi, nel 2022 i nostri mercati già vendevano il granchio blu perché rrano già state raccolte qualche centinaia di quintali. Il punto è la differenza con i 9mila quintali che abbiamo pescato dal giugno scorso ad oggi.
Ora staremo a vedere cosa succederà nel 2024 ma già adesso, a febbraio, abbiamo pescato 50 quintali di granchio blu. E ancora ci aspettano i mesi caldi quando, come si sa, aumenterà il ritmo di riproduzione degli stessi.
Quello che stiamo cercando di capire è come mai questa presenza enorme di granchi si concentri quasi esclusivamente nella nostra area. Se si prendono i dati del Veneto, il 90% delle catture di granchio blu sono avvenute qui, a Porto Tolle. Anche questo è un dato allarmante».
Granchio blu, i pescatori di Scardovari chiedono l’intervento delle Istituzioni
Quali sono le vostre richieste alle Istituzioni?
«Abbiamo chiesto che siamo almeno sospesi i mutui per le prime case e il pagamento dei contributi previdenziali dei pescatori. Per chi in questo momento ha reddito zero non è affatto semplice andare avanti.
Adesso il Governo sta modificando il decreto – lo stesso degli agricoltori – che dovrà servire a dichiarare lo stato di calamità. Sicuramente servirebbero aiuti economici per ripopolare le nostre lagune e, a nostro parere, per incentivare i pescatori a prendere questo granchio e tentare di abbassare la curva di presenze.
Più di questo, contro la natura, non possiamo fare. Le femmine di granchio blu depongono milioni di uova tre – quattro volte l’anno. Non poche, dunque, soprattutto se pensiamo che questa specie non ha predatori nel Mediterraneo e si adatta a mangiare qualsiasi cosa.
La zona di Scardovari vive al 90% di pesca. Abbiamo bisogno di un intervento, altrimenti sarà una catastrofe».