Paura tra i club di calcio della serie A dopo il caso Kouamé: la malaria è contagiosa? Il motivo che ha scatenato il panico è legato al fatto che tante società hanno avuto i giocatori impegnati nella disputa della Coppa d’Africa a febbraio 2024, alcuni dei quali entrati in contatto diretto proprio con Kouamé.
Dopo l’iniziale ondata di preoccupazione che ultimamente si accompagna alle notizie riguardanti malattie inconsuete – soprattutto nel mondo occidentale – che si diffondono all’improvviso, l’allarme è rientrato.
Basta informarsi correttamente per conoscere quello che succede intorno a noi, come ha ricordato il Professore e Ricercatore Matteo Bassetti, Direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale Policlinico di San Martino di Genova, a cui Tag24 ha rivolto qualche domanda per approfondire meglio la questione.
Caso Kouamé, la malaria è contagiosa? La risposta dell’infettivologo Bassetti
D: Dopo il clamore suscitato dalla notizia del giocatore della Fiorentina Kouamé che, di ritorno dalla Coppa d’Africa, ha contratto la malaria, si è riscontrato un po’ di panico generale. C’è da preoccuparsi? Si tratta di una malattia contagiosa?
R: Assolutamente non c’è da preoccuparsi: è una malattia che può essere trasmessa esclusivamente dalla puntura di una zanzara, nello specifico la Anopheles. Questo esemplare da noi non riesce a sopravvivere a causa delle temperature che ci sono in Italia. Dunque non c’è nessun rischio. Non esiste la trasmissione inter-umana della malaria.
Per essere chiari non esiste che Kouamé contagi le persone con cui si vede, con cui ha a che fare o i compagni di squadra. Ripeto, l’unico modo per trasmettere la malaria passa per la zanzara. Gli italiani possono stare assolutamente tranquilli.
Bassetti: “Per non contrarre la malaria basta seguire la profilassi, il clamore deriva solo dalla fama del giocatore”
Il Professor Bassetti afferma che il clamore sulla malaria è stato portato alla luce dal fatto che riguardi una personalità di spicco e molto conosciuta come il calciatore Christian Kouamé. L’infettivologo ha ricordato la profilassi da seguire:
“Vale sempre il discorso che quando vengono colpiti personaggi così importanti ed in vista, bisogna ribadire l’importanza della prevenzione. Se Kouamé avesse fatto la profilassi antimalarica che viene suggerita sempre nei paesi endemici, non avrebbe contratto la patologia e ora non si troverebbe in ospedale con la necessità di ricevere le cure.
Quindi se si può prevenire – visto che esiste la possibilità di assumere degli antibiotici prima di arrivare nella zona malarica, per tutti i giorni della permanenza in quei luoghi e per qualche giorno successivo al rientro – bisognerebbe suggerire e fare la profilassi antimalarica.
Non riesco a comprendere come sia possibile che questa procedura non sia stata consigliata a Kouamé. Oppure magari è stata una sua iniziativa, perché normalmente quando ci si reca per periodi di qualche settimana in zone malariche, si dovrebbe sempre seguire la profilassi”.