Un vero e proprio ‘giro di vite’ quello annunciato dal ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara sull’uso di cellulari e tablet a scuola. Una lotta a questi strumenti tecnologici che, per Valditara, diventano mezzi di distrazione per gli studenti finendo, inoltre, per alimentare tensioni tra loro e il corpo docente.
Valditara vieta l’uso di cellulari e tablet a scuola: “Basta distrazioni e aggressività”
Il ministro non teme di passare per ‘retrogrado’ o ‘passatista’, con una scelta che sembra andare in netta controtendenze rispetto allo sviluppo tecnologico del 21° secolo.
Il suo bersaglio, come spiega in un’intervista al quotidiano ‘Il Foglio’, è l’uso eccessivo che di questi strumenti viene fatto all’interno delle aule scolastiche. Un utilizzo non solo didattico ma anche ricreativo che, spesso, finisce per alimentare la distrazione degli studenti durante le lezioni.
Ecco, dunque, che le prossime linee guida del ministero sulla materia conterranno dei divieti specifici per le scuole dell’infanzia, elementari e medie, dove sarà vietato qualsiasi uso dei cellulari. Nel caso di elementari e medie, inoltre, saranno vietati anche i tablet.
Questa la dicitura presente nelle linee guida:
“È opportuno evitare l’utilizzo dello smartphone (cellulare) nelle scuole d’infanzia, primarie e secondarie di primo grado”.
Educare prima di istruire: il ruolo di scuola e genitori
È da sottolineare come la ‘stretta’ non riguardi solamente l’uso per scopi non didattici – per cui il divieto può sembrare sacrosanto per gran parte dell’opinione pubblica – ma anche quello per fini formativi, a supporto della lezione.
In quest’ottica si può leggere la ragione più profonda dell’intervento del ministro, che vede nell’educazione – e non solo nell’istruzione – la finalità principale che l’istituzione scolastica deve perseguire.
Lo smartphone, ritiene Valditara, può alimentare tensioni e contrasti tra l’insegnante e gli studenti, poiché il suo uso durante le lezioni rappresenta una mancanza di rispetto verso la figura del docente.
Anche questo, secondo il ministro, può portare ai casi di violenza che hanno visto alcuni professori finire vittime di vere e proprie aggressioni, come nel caso emblematico di Elisabetta Condò, l’insegnante accoltellata ad Abbiategrasso lo scorso maggio.
E che la battaglia sia sul piano educativo più che su quello didattico risulta evidente quando il ministro si rivolge direttamente ai genitori degli studenti. Perché la delegittimazione dei professori passa per l’insegnamento del rispetto di quella figura che deve avvenire anche tra le mura di casa.
A questo proposito, Valditara segnala la difficoltà dei genitori ad abbandonare il ruolo di “sindacalisti“ dei loro figli, anche in questo caso con esiti, a volte, violenti, come avvenuto a Taranto, con un preside picchiato dai genitori di una studentessa.
Tutto questo, conclude il ministro, contribuisce a ridimensionare pericolosamente l’autorità del sistema scolastico la cui difesa, al contrario, deve rappresentare una priorità anche per la tenuta democratica del Paese di oggi e, soprattutto, di domani.