Il trattamento integrativo in busta paga è attivo anche nel 2024 e la platea dei beneficiari rimane la stessa anche se cambiano le regole di calcolo per le novità previste dalla riforma dell’Irpef.
Chiamato anche Bonus 100 euro, si tratta del beneficio che ha sostituito il Bonus Renzi. Nel testo, andremo a vedere a chi spetta, quali sono le novità e quando viene pagato, alla luce delle ultime modifiche all’Irpef e alle indicazioni dell’Agenzia delle entrate.
Come funziona il trattamento integrativo
Il trattamento integrativo (Tir), attivo anche quest’anno, è un importo aggiuntivo che viene riconosciuto ai lavoratori e alle lavoratrici nel rispetto di alcuni requisiti.
Può essere ripartito su base mensile, riconoscendo un importo fisso fino a 100 euro al mese in busta paga. In base alla fascia di reddito, il trattamento integrativo spettante può essere fino a 1200 euro l’anno. Ricordiamo che fino al 2020 la cifra veniva percepita da chi si trovava nella fascia di reddito tra gli 8.174 euro e i 40.000 euro.
Si tratta di un’aggiunta approvata per dare un aiuto ai lavoratori, incrementando la busta paga, il cui reddito complessivo non sia superiore alla soglia prevista.
In base ai diversi casi, la somma può essere anticipata dal datore di lavoro oppure erogata dall’Inps. Inoltre, esiste anche la possibilità di recuperare l’intera cifra direttamente in sede di presentazione della dichiarazione dei redditi, sotto forma di rimborso.
Chi ha diritto al trattamento integrativo
Confermato anche per il 2024, il trattamento integrativo in busta paga non cambia, nonostante le modifiche apportate dalla Legge di Bilancio. Ricordiamo, infatti, che la Legge di Bilancio del 2024 ha introdotto l’unificazione dei primi due scaglioni di reddito, nell’ambito della riforma dell’Irpef. Inoltre, sono state equiparate le detrazioni per i lavoratori dipendenti e i pensionati.
I lavoratori dipendenti con un reddito fino a 15.000 euro annui continueranno a ricevere il trattamento integrativo nella sua misura piena: 100 euro al mese per un totale di 1200 euro l’anno. L’unica condizione da rispettare è che l’imposta lorda sia maggiore delle detrazioni spettanti, dalle quali devono essere sottratti 75 euro.
Sottraendo 75 euro, si assicura il mantenimento del Bonus 100 euro anche ai contribuenti con reddito superiore a 8174 euro e fino a 15.000 euro. Si è trattata di una modifica necessaria per far rimanere gli stessi beneficiari dello scorso anno.
Il Bonus è esteso anche ai lavoratori con reddito tra 15.000 euro e 28.000 euro, a condizione che le detrazioni non siano superiori all’imposta lorda. La differenza tra le detrazioni e l’imposta lorda non deve superare la soglia di 1200 euro annui.
Chi sono gli esclusi? Il Bonus spetta solo ai contribuenti con capienza fiscale, fino ai limiti indicati. Sono esclusi gli incapienti, ovvero tutti coloro con un reddito imponibile che si colloca nella no tax area. Non spetta, inoltre, a chi beneficia delle detrazioni perché l’imposta lorda non è sufficientemente alta.
Quando viene pagato il trattamento integrativo
Il trattamento integrativo, come anticipato, può essere pagato direttamente dal datore di lavoro o dall’Inps. Il bonus viene erogato ogni mese dell’anno anche da parte del sostituto d’imposta, che va ad anticipare la somma per conto dello Stato.
Il lavoratore, però, può anche decidere di non farsi accreditare la cifra spettante ogni mese in busta paga, ma recuperandola direttamente in sede di presentazione della dichiarazione dei redditi. In questo modo, andrà a recuperarla sotto forma di rimborso da parte dell’Agenzia delle entrate.
Bisogna anche considerare tutte le eventuali situazioni in cui si deve restituire il trattamento integrativo a conguaglio, sempre in sede di dichiarazione dei redditi.
Si tratta di casistiche che possono insorgere per i contribuenti che hanno un reddito vicino alla soglia dei 15.000 euro annui.