“Past Lives” il primo film della regista Celine Song, uscito nelle sale italiane lo scorso 14 febbraio, è attualmente il più visto della settimana vantando 89mila euro di incassi al botteghino. Candidato agli Oscar, ai Golden Globe e ai Critics’ Choice Awards, questa storia ci mostra il difficile mondo dell’amore platonico.

“Past Lives”, recensione

Anni 2000. Tra i paesaggi suggestivi di una soleggiata Seoul crescono Na Young (Greta Lee) e Hae Sung (Teo Yoo), due ragazzini di appena dodici anni che condividono i banchi di scuola.
Ogni giorno, alla fine delle lezioni, tornano a casa insieme vedendo rapidamente crescere questo rapporto che solletica dolcemente il cuore di entrambi, facendolo battere a un insolito ritmo incalzante che fa germogliare i primi pensieri romantici.
Ma inaspettatamente i genitori di Na Young decidono di trasferirsi a Toronto, negli Stati Uniti, spezzando di colpo il nascere di questo giovane sentimento acerbo.

Perdendo i contatti i due ragazzi crescono separati andando avanti con le proprie esistenze, vissute in luoghi dalle culture diametralmente opposte, reprimendo il ricordo di quei sentimenti d’amore infantile.
Ѐ solo nel 2012 che Na Young scopre per caso che Hae Sung, ormai ventiquattrenne, la sta cercando: ha lasciato un commento su una pagina dedicata al padre regista di lei, chiedendo se qualcuno conoscesse la figlia.
Nora Moon, è questo il nuovo nome di Na Young scelto anni prima per il suo trasferimento a Toronto.
Ed è così che riprendono a sentirsi con entusiasmo, ricominciando a tessere velocemente le fila di quel meraviglioso legame che era stato bruscamente interrotto proprio sul fiorire di quei vibranti palpiti condivisi.

Nora, ormai cresciuta, si è trasferita a New York per studiare sceneggiatura.
Hae Sung ha da poco finito il servizio militare e conta di spostarsi in Cina per imparare il mandarino.
Le loro vite divenute adulte, vissute misurandosi con sogni e progetti separati che rivolgono lo sguardo al futuro, finiscono inevitabilmente con l’intrecciarsi velocemente a distanza tra lunghe videochiamate e appassionati messaggi che presto scandiranno il ritmo di ogni giornata, altrimenti percepita con malinconia.
Questa continua presenza virtuale condivisa con entusiasmo e timidezza si insinua veloce nella quotidianità di ambedue, regalandogli l’illusione di un rapporto reale fatto di calore palpabile e presenza.
Gli trasmette una naturale sensazione di routine familiare al punto da compiere anche i gesti più intimi l’uno davanti all’altra di fronte a una videocamera, addormentandosi insieme, chiacchierando durante i pasti, lavandosi i denti mentre l’altro stanco si sdraia sul letto.
Come in una vera relazione di coppia finanche i pensieri dell’uno si mescolano con quelli dell’altro, precipitando rapidi in un vortice di aspettative insoddisfatte e desideri inespressi.
Ma, come spesso accade, la frustrazione che si porta dietro la lontananza irreparabilmente separa ancora una volta le esistenze di entrambi.

Passati altri dodici anni senza sentirsi, durante i quali Nora Moon si sposa e Hae Sung si fidanza, le loro vite sembrano aver preso sentieri fatti per non incontrarsi più.
Fino a quando Hae Sung decide finalmente di fare quel viaggio a New York, promesso a Nora tanti anni prima, per riscoprirsi da vicino guardandosi negli occhi.
Ma lo scontrarsi con la durezza gelida della realtà sarà poi così facile da affrontare o rappresenterà piuttosto un dolore grave e profondo come una ferita lacerata?

“Past Lives”, critica

Celine Song debutta al cinema col suo primo lavoro in assoluto da regista, girando un film dal delicato realismo che si addentra nel complicato universo dell’amore platonico, dei sentimenti soffocati, dei rapporti vissuti a distanza.
Fotografia semplice, minimale, dai colori appena accennati.
Dialoghi brevi che lasciano spazio all’interpretazione silente di emozioni sacrificate.
Un finale che spezza il cuore arriva improvvisamente rapido, squarciandoti il petto.

“Past Lives”, candidato agli Oscar 2024 come miglior film e miglior sceneggiatura originale, non è una pellicola che irruenta ti colpisce facendo rumore. Piuttosto si muove piano, dolcemente, si intrufola pacatamente facendoti sperare fino all’ultimo in un epilogo migliore per poi trafiggerti, scontrandosi con l’amaro realismo con cui la vita è solita contraddistinguersi.