È terminato il sopralluogo nella villetta del quartiere San Valentino di Cisterna di Latina dove lo scorso 13 febbraio hanno trovato la morte Nicoletta Zomparelli e la figlia 19enne Renée Amato, uccise a colpi di pistola dal finanziere 27enne Christian Sodano. Il pubblico ministero Valerio De Luca ha accompagnato, insieme alla polizia, i legali delle parti, gli avvocati Leonardo Palombi, Lucio Teson e Marco Fagiolo, affinché potessero studiare la scena del crimine ed elaborare le proprie strategie difensive.

Non c’è stato nulla di tecnicamente rilevante. Abbiamo dato modo alle difese di vedere la scena del crimine e proporre ulteriori cose da fare. Era giusto che vedessero i luoghi: i rilievi semmai vengono effettuati dalla polizia,

ha poi dichiarato all’uscita dalla villetta, facendo intendere che le verifiche della Squadra mobile sono ancora in corso.

Proclamato il lutto cittadino a Cisterna di Latina

Mentre le indagini per fare luce sul duplice omicidio proseguono serrate, la comunità di Cisterna si prepara ai funerali delle vittime, che saranno celebrati giovedì 22 febbraio alle ore 15 nella chiesa di Santa Maria Assunta. Per l’occasione il sindaco Valentino Mantini ha proclamato il lutto cittadino.

Per tutta la giornata le bandiere degli edifici pubblici saranno esposte a mezz’asta e le serrande delle attività commerciali tenute abbassate. Fuori dalle case e dai negozi sarà esposto, in segno di solidarietà, un drappo rosso, simbolo della lotta contro la violenza sulle donne.

La ricostruzione del duplice omicidio

Stando a quanto ricostruito finora, Sodano avrebbe colpito Nicoletta Zomparelli e la figlia Renée con la sua pistola d’ordinanza al culmine di una lite scoppiata con la fidanzata Desyrée Amato, che voleva lasciarlo. La sera del 12 febbraio scorso aveva dormito da lei.

Quando si erano alzati, nella tarda mattinata del 13 febbraio, la strage: dopo aver recuperato l’arma nell’auto che aveva parcheggiato nel garage della villetta, Sodano l’avrebbe brandita contro la giovane, attirando l’attenzione della madre e della sorella, che sarebbero intervenute, frapponendosi tra loro, per permetterle di mettersi in salvo.

Approfittando di quegli attimi la 22enne si era infatti rifugiata in bagno e poi nella camera da letto della sorella, uscendo da una finestra e fuggendo attraverso i campi. Poco dopo aveva incontrato un benzinaio, dando l’allarme. Quando i carabinieri erano arrivati presso la sua abitazione, i corpi delle due donne giacevano sul pavimento senza vita.

La 49enne sarebbe morta sul colpo; la 19enne sarebbe stata invece colpita diverse volte, prima di spirare. A confermarlo lo stesso Sodano, che agli inquirenti ha riferito di essere tornato indietro e di averle sparato di nuovo per “non farla soffrire”. Sembra che non accettasse la fine della relazione che aveva avuto con Desyrée e che da un po’ la minacciasse di far del male alla sua famiglia.

Le diceva che se non fosse tornata con lui l’avrebbe fatta soffrire come aveva sofferto lui quando, qualche anno prima, era rimasto orfano, perdendo entrambi i genitori. È probabile che, se fosse stato in casa, avrebbe colpito anche il papà della 22enne, che invece era assente.

La questione della premeditazione

Tra gli interrogativi a cui gli inquirenti stanno cercando di rispondere c’è quello relativo alla premeditazione: si chiedono cioè se il 27enne possa aver programmato il delitto, come sembrerebbero dimostrare i messaggi che aveva inviato alla fidanzata e che lei aveva inoltrato a un’amica, recuperati sul suo telefono cellulare dalla Squadra mobile e riportati in anteprima dal Corriere della Sera.

Messaggi da cui si evince tutta l’ossessione di Sodano nei confronti della giovane. La stessa che lo scorso 11 novembre aveva portato il 22enne di Torreglia Filippo Turetta ad accoltellare “in due atti di inaudita ferocia” l’ex Giulia Cecchettin, che da qualche mese l’aveva lasciato proprio per via dei suoi comportamenti persecutori, nel tentativo di costruirsi una nuova vita.