Spesso può capitare, specialmente in contesti familiari, di prestare, donare o ricevere somme di denaro più o meno consistenti per affrontare spese impreviste o per regalare in occasioni speciali.

Tuttavia, secondo quanto stabilisce la legge, i prestiti tra privati devono essere tracciabili e devono rispettare determinate norme per evitare eventuali controlli fiscali e altri inconvenienti.

Quanti soldi posso prestare tramite bonifico?

La legge non prevede alcun limite alla somma di denaro che si può prestare, ma più la cifra della transazione è rilevante più aumenta la possibilità di incorrere in controlli fiscali.

È possibile concedere un prestito a titolo gratuito a un parente o amico, un’azione del tutto legale, ma è fondamentale eseguire tale operazione tramite bonifico con causale appropriata, come ad esempio “prestito personale infruttifero”.

È importante tenere presente, in caso di prestiti di denaro tra privati, che è essenziale essere in grado di documentare e giustificare ogni transazione in caso di verifiche fiscali, almeno per i successivi 6 anni.

Per un prestito tra amici o parenti serve un contratto?

In generale, per formalizzare un prestito tra privati, non è essenziale stipulare un contratto scritto; è sufficiente effettuare il trasferimento di denaro tra i conti correnti.

Tuttavia, è consigliabile avere un accordo scritto per proteggere entrambe le parti e garantire che le condizioni di restituzione, compresi tempi ed eventuali interessi, siano chiari. Questo è particolarmente importante per assicurare una giustificazione adeguata in caso di verifica da parte dell’Agenzia delle Entrate.

È fondamentale sottolineare che, in questa situazione, chi concede il prestito non può farlo a titolo di attività lavorativa, poiché altrimenti sarebbe considerato un’attività bancaria, richiedendo apposite autorizzazioni. In questa circostanza, trattandosi di un prestito tra amici o parenti, tali autorizzazioni non sono necessarie.

Quando si discute di mutui, si pone spesso l’attenzione sugli interessi. Questo perché il contratto di mutuo, secondo il codice civile, è di norma a titolo oneroso, comportando il pagamento di interessi almeno al tasso legale. Tuttavia, è possibile stipulare un mutuo a titolo gratuito, ma ciò deve essere chiaramente indicato. Pertanto, si tratterebbe di un mutuo a titolo gratuito o infruttifero.

Un ulteriore motivo per preferire un contratto scritto è la necessità di specificare se si tratta di un prestito infruttifero o di stabilire un tasso d’interesse diverso da quello legale. Senza una prova scritta, è difficile, se non impossibile, dimostrare il contrario, e verrebbe applicato il tasso legale.

Per quanto riguarda il tipo di contratto, anche una scrittura privata tra le parti può essere valida. Inoltre, la registrazione non è obbligatoria e non è necessaria l’intervento di un notaio. Eventuali registrazioni servono solo a conferire certezza temporale all’accordo.

Qualora si voglia evitare il ricorso a un notaio ma si desideri comunque conferire una data certa all’accordo, è possibile utilizzare uno scambio di raccomandate con ricevuta di ritorno o anche uno scambio di Posta Elettronica Certificata (PEC) tra le parti interessate.