In carica dal 1994 e da molti considerato uno degli ultimi dittatori dell’Est Europa, il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko è un inamovibile alleato di Vladimir Putin. Il suo nome è legato alle politiche repressive messe in atto negli ultimi trent’anni in Bielorussia.

Chi è Aleksandr Lukashenko

Lukashenko è nato il 30 agosto 1954 a Kopyś nell’allora Unione Sovietica. Laureato in economia a Mahilëu ha servito l’Armata Rossa fino agli anni ’80. Qualche anno dopo ottiene il suo primo incarico politico venendo eletto 1985 a capo di un socvoz, nel mentre porta avanti gli studi laureandosi in Agricoltura. Il vero passo in avanti in politica avviene nel 1990 quando diventa deputato e fonda il partito ‘Comunisti per la Democrazia‘, un progetto per la transizione democratica nell’Urss.

L’elezione a presidente

Nel 1994 ottiene al primo turno il 45% dei voti contro il 15% di Kebic e il 10% di Suskevic. Nel secondo turno ottenne oltre l’80% dei voti diventando presidente. Durante il suo primo mandato, Lukashenko si dimostra da subito dispotico: insulta i propri avversari, è protagonista di un incidente diplomatico quando l’aeronautica russa spara su tre mongolfiere uccidendo alcuni cittadini statunitensi e affronta una crisi economica. Infine il primo mandato fu allungato di altri due anni.

Nel 1998 il presidente bielorusso fece espellere gli ambasciatori di Francia, Regno Unito, Usa, Germania, Italia, Grecia e Giappone dalle loro residenze vicino a Minsk. Il motivo? I diplomatici erano accusati di tramare complotti contro di lui. Non troppo tempo dopo ha eliminato il limite ai mandati rendendosi rieleggibile.

Ha vinto le elezioni dal 2006 al 2020 con percentuali che si aggirano tra il 79% e l’83%. Vittorie schiaccianti spesso considerate irregolari o frutto di sabotaggi ai danni di altri candidati.

L’alleanza con Putin

Lukashenko ha sempre avuto ottimi rapporti con Putin opponendosi all’allargamento della Nato e ad un mantenimento del controllo dell’economia bielorussa. Posizione che sono costate l’isolamento di Minsk da parte dell’Ue e un inasprimento progressivo delle relazioni con la vicina Polonia.

I metodi antidemocratici

Considerato un vero e proprio dittatore dalla maggior parte dei Paesi occidentali, il presidente bielorusso è noto per il pugno di ferro usato contro i suoi oppositori. Nel 2020 ha represso le proteste contro presunti brogli elettorali e il suo Paese è tra gli ultimi nelle classifiche sulla libertà di stampa il suo Paese figura tra gli ultimi. Una delle più recenti vittime del regime bielorusso è Igor Lednik, giornalista e fermo oppositore di Lukashenko.