Negli ultimi anni, il panorama pensionistico italiano ha vissuto fasi di continua evoluzione, spesso influenzato dall’alternarsi dei governi e dalle necessarie adeguazioni legislative. In questo contesto dinamico, una delle misure che ha suscitato particolare interesse è Opzione Donna, un regime pensionistico speciale pensato per le lavoratrici, sia autonome che dipendenti. Questa opzione rappresenta una scelta di grande rilevanza, offrendo un percorso pensionistico alternativo basato sul sistema contributivo. Tuttavia, ricevere il Tfs o Tfr con Opzione Donna sembra essere un’impresa molto lunga e complessa.
Tfr con Opzione Donna: come accedere alla misura di pensione anticipata
Opzione Donna permette l’accesso anticipato alla pensione per le lavoratrici che soddisfano determinati requisiti anagrafici e contributivi. Al 31 dicembre 2023, per poter aderire a questo programma, le candidate devono avere almeno 61 anni di età, con un’anzianità contributiva di almeno 35 anni.
La differenza tra lavoratrici dipendenti e autonome sta nella finestra mobile, ovvero quel periodo di attesa che separa il raggiungimento dei requisiti con l’inizio della pensione: per le dipendenti, il periodo ammonta a 12 mesi, mentre per le lavoratrici autonome è di 18 mesi.
Inoltre, occorre sapere che il diritto alla pensione viene cristallizzato: se i vecchi requisiti sono stati soddisfatti prima delle modifiche, allora il diritto di accesso alla pensione si cristallizza e l’accesso a Opzione Donna può essere effettuato con i requisiti raggiunti prima delle nuove regole.
Tfs e Tfr con Opzione Donna: come funziona
Una delle questioni centrali di Opzione Donna riguarda il trattamento di fine rapporto e di fine servizio (TFR e TFS). Le regole per la liquidazione di questi importi non subiscono variazioni significative rispetto alla normativa standard, mantenendo così una certa coerenza con il sistema ordinario. Tuttavia, per i dipendenti pubblici, il pagamento del TFS segue tempistiche particolari, legate all’età pensionabile e potenzialmente soggette a ritardi.
Le prestazioni sono dovute entro specifici periodi post-cessazione del servizio:
- Entro 105 giorni per inabilità o decesso, con interessi al tasso legale per ritardi;
- Dopo 12 mesi per fine rapporto di lavoro per età, contratto a termine, o pensione anticipata, con interessi dopo tre mesi di ritardo;
- Dopo 24 mesi in casi come dimissioni o licenziamento, con interessi dopo tre mesi di ritardo.Inizio modulo
Le modalità di pagamento del TFR e del TFS variano in base all’importo totale e alla tipologia contrattuale del lavoratore. Importi inferiori a 50.000 euro vengono corrisposti in un’unica soluzione, mentre somme maggiori sono suddivise in rate annuali, con modalità che dipendono dall’entità del totale da liquidare. Questo sistema di rateizzazione mira a garantire un equilibrio finanziario per l’ente erogatore, oltre a fornire al beneficiario una gestione più flessibile dell’importo ricevuto.
In caso di ritardi nel pagamento del TFR o del TFS, i lavoratori hanno il diritto di richiedere gli interessi all’INPS, l’ente preposto alla gestione della previdenza obbligatoria. Questa possibilità costituisce un meccanismo di tutela per i lavoratori, assicurando che eventuali ritardi non vadano a loro discapito. La Corte Costituzionale ha sottolineato la necessità di affrontare la questione dei ritardi nel pagamento del TFS ai dipendenti statali, riconoscendo l’esigenza di una soluzione normativa.
Liquidazione Tfs con Opzione Donna: i tempi di attesa
Le lavoratrici che optano per l’Opzione Donna devono prepararsi a un periodo di attesa significativo prima di ricevere la liquidazione del Tfs. Tradizionalmente, i tempi di attesa possono estendersi fino a 27 mesi: 24 mesi dal termine del rapporto di lavoro, ai quali si possono aggiungere fino a 3 mesi di tempi tecnici concessi all’INPS per l’elaborazione del pagamento. Questa attesa si contrappone nettamente ai tempi di erogazione del TFR nel settore privato, generalmente molto più rapidi.
Nonostante il lungo periodo di attesa, esistono delle eccezioni: in caso di decesso o inabilità del lavoratore, il TFS viene erogato in un lasso di tempo massimo di tre mesi. Per chi cerca di anticipare la liquidazione, esistono due strade principali: i prestiti concessi da enti bancari convenzionati, sebbene con tassi d’interesse relativamente alti, e la possibilità di richiedere un anticipo tramite il Fondo Credito presso l’INPS, che offre condizioni più vantaggiose con un tasso d’interesse intorno all’1%.
Proposte di legge e proteste sindacali
La questione dei lunghi tempi di attesa per la liquidazione del Tfs ha catturato l’attenzione politica e sindacale. Recentemente, una proposta di legge presentata dal deputato M5S Antonio Colucci mira a ridurre drasticamente questi tempi, proponendo che la prima rata del TFS venga pagata entro tre mesi dal pensionamento. La proposta include anche una revisione delle soglie di pagamento del TFS, suggerendo un aumento fino a 63.000 euro per la prima rata, un adeguamento pensato per riflettere l’attuale contesto inflazionistico.
La lentezza nel risolvere questa problematica ha suscitato le proteste dei principali sindacati, che denunciano l’assenza di misure concrete nonostante l’urgenza evidenziata dalla Corte Costituzionale. La richiesta è chiara: accelerare i tempi di erogazione del Tfs in modo da rispettare i diritti dei lavoratori pubblici e rendere effettiva l’attuazione della sentenza della Corte.