Noia, solitudine, curiosità: sono diversi i motivi che spingono gli over 65 a scommettere e a dedicarsi al gioco d’azzardo. Un fenomeno allarmante anche nella terza età che la Cooperativa Magliana 80 di Roma ha deciso di contrastare intervenendo direttamente nei centri per anziani.
Come ha spiegato a TAG24 il responsabile del progetto, Guglielmo Masci, gli anziani spesso finiscono per indebitarsi e per essere rifiutati dalle famiglie.
Gioco d’azzardo e terza età, il progetto ‘itinerante’ della Cooperativa Magliana 80 di Roma
La cooperativa Magliana 80 ha promosso, nell’ambito di una campagna di sensibilizzazione contro i rischi del gioco d’azzardo, un progetto pensato per i centri anziani dei Municipi XI e XII di Roma e di Fiumicino che sta riscuotendo notevole interesse.
Si tratta di un servizio itinerante di specialisti che hanno il compito di informare e fornire consulenze, prima di avviare il percorso di aiuto agli over 65 che soffrono di dipendenza patologica dal gioco d’azzardo.
I pazienti che lo necessitano vengono poi inviati nei tre centri che forniscono cure gratuite, in cui operano gli psicoterapeuti della Cooperativa.
Il responsabile del servizio Guglielmo Masci: “Un fenomeno preoccupante”
“Oggi ci rendiamo sempre più conto come il gioco d’azzardo nella terza età sia un fenomeno preoccupante” sottolinea Guglielmo Masci, responsabile del progetto. “Come dimostrano gli ultimi dati diffusi dall’Osservatorio Nomisma, gli anziani giocano parecchio. Circa il 16% degli anziani gioca sicuramente una volta o due volte al mese. Circa l’8% gioca una certa somma una volta alla settimana e il 3% gioca tutti i giorni.”
“Il 5% gioca in modo problematico: ossia investe soldi che non può permettersi di perdere” continua Masci. “Quindi cosa succede? Che gli anziani chiedono soldi, si indebitano, finiscono con essere rifiutati dalle famiglie e vivono un periodo difficile finché non vengono accompagnati dai familiari -solitamente figli e nipoti- ai servizi.”
Ma per quale motivo la ‘silver age’ decide di giocare d’azzardo? “Dicono che in fondo giocano per distrarsi o per curiosità, il 35%. Oppure per passatempo, il 30%. Gli over 65 preferiscono giocare nelle sale bingo, nei bar, nelle tabaccherie, nelle agenzie di scommesse. Pochissimi giocano da soli, circa il 3%. Quindi è chiaro che vogliono tenere nascosto il vizio.”
La testimonianza di un ex giocatore: “Costretto a vendere la casa: avevo debiti con le banche che non riuscivo più a coprire”
Il signor M., che oggi aiuta anche altre persone a combattere la dipendenza, è un ex giocatore. Dipendente delle Poste in pensione- dove ha lavorato 35 anni- ha iniziato a giocare dopo la morte del padre con i videopoker, quando ancora erano illegali. La sua esperienza dimostra quanto la dipendenza dal gioco possa essere pericolosa e portare alla rovina.
“Ho cominciato a giocare nell’83 e poi, a fasi alterne, ho ricominciato e smesso di nuovo; sono stato costretto a vendermi casa prima che fosse pignorata perché avevo debiti con le banche che non riuscivo più a coprire. Su quella casa avevo un mutuo che ho riconvertito per avere soldi contanti, ma la nuova rata era troppo alta e ho fatto il botto” racconta.
Con una pensione di 1500 euro, giocava due volte al giorno, la mattina e la sera, per 2-3 ore ogni volta, puntando dai 200 ai 300 euro. “Non mi rendevo conto di quello che facevo, volevo vincere e passare il tempo in compagnia degli amici al bar” spiega oggi, che prosegue il suo percorso alla Cooperativa, lavorando in gruppi di 6 oppure 8 persone e svolgendo diverse attività.
“Quando esco da lì io sto bene. Da solo non ce l’avrei fatta, il dialogo è importante. Non bisogna nascondersi, bisogna parlarne, trovare il coraggio di farlo anche con i propri parenti” è il suo consiglio.