Slitta alla prossima settimana la votazione in commissione Affari Costituzionali del Senato del Dl Elezioni. Non si voterà più, giovedì 22 febbraio, come previsto inizialmente.

A tenere banco in queste ore, tanto nella maggioranza quanto nell’opposizione, è come sempre la questione del terzo mandato per i presidenti di regione. Una questione posta con forza dalla Lega che, con un colpo a sorpresa, ha presentato un emendamento al Dl Elezioni in cui si introduce tale misura sia per i comuni più grandi sia per i governatori.

Un emendamento presentato senza l’accordo degli alleati di maggioranza che hanno a più riprese invitato il partito di Salvini a ritirarlo, e che invece ha trovato una sponda nell’opposizione e più precisamente nel Partito Democratico di Elly Schlein che, proprio ieri, nel corso del direttivo del partito al Nazareno, ha aperto un tavolo di discussione – che si riunirà domani – per valutare la possibilità di votare la proposta leghista.

Dl Elezioni, maggioranza ancora spaccata sul terzo mandato. Il presidente Balboni: “Politica deve dare una risposta”

Nel primo pomeriggio, maggioranza e opposizione, si sono riunite per discutere del Dl Elezioni in vista dell’inizio della discussione in commissione Affari Costituzionali. Nella maggioranza, alla fine, la Lega l’ha spuntata e il suo emendamento è stato dichiarato ammissibile. Adesso Salvini dovrà dare una risposta agli alleati e decidere se accogliere il loro invito a ritirarlo o se andare avanti per la sua strada, ampliando la frattura già esistente nella maggioranza. A nulla sono valsi i tentativi di trovare una mediazione, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi Moderati sono rimasti fermi sulla loro posizione, ovvero mantenere il vincolo del secondo mandato.

Alla fine il presidente della commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, Alberto Balboni di FdI, preso atto della lontananza delle posizioni, ha deciso lasciare alla commissione la decisione, giudicando ammissibile l’emendamento della Lega.

“In commissione ciascuno sarà libero di esprimere il voto secondo il proprio convincimento. Nonostante fossi stato sollecitato da più parti a valutare l’inammissibilità dell’emendamento, ho ritenuto che il testo debba essere considerato ammissibile. E’ questione di rilievo politico e è giusto che la politica si assuma la responsabilità di dare una risposta. Affrontiamo il nodo senza strappi e senza litigi”.

Ha dichiarato Balboni.

Terzo mandato per i presidente di regione, il PD deciderà domani. Ricci: “Penso che il Pd dirà di sì”

Diverse sensibilità anche nell’opposizione e all’interno degli stessi partiti. Le differenze di opinioni all’interno del Pd hanno, ad esempio, spinto la segretaria Elly Schlein ad aprire un tavolo di lavoro per giungere ad una posizione unitaria sulla questione terzo mandato.

Tavolo che sembra sia orientato verso il parere positivo. Nel Pd sono tre i governatori interessati dall’eventuale rimozione del limite dei due mandati, si tratta di Vincenzo De Luca (Campania) Michele Emiliano (Puglia) e Stefano Bonaccini (Emilia Romagna).

Il gruppo di lavoro dovrebbe riunirsi domani, mercoledì 21 febbraio, per discutere della questione e trovare una posizione unitaria.

“Penso che alla fine il Pd dirà sì al terzo mandato”,

dichiara Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e membro della Direzione Pd alla trasmissione di Rai Radio1 Un Giorno da Pecora.

“Il gruppo di lavoro Pd sul terzo mandato si riunirà nelle prossime ore e noi sindaci abbiamo le idee molto chiare: non si capisce perché questa regola debba valere solo per i sindaci”.

Il primo cittadino di Pesaro ha, però, anche sottolineato che i parlamentari sono meno favorevoli alla proposta e che quindi si preannuncia una discussione molto “calda”.

Chiara, invece, la posizione del Movimento 5 Stelle contrario al terzo mandato per i governatori, che anzi ha fatto del doppio mandato un cavallo di battaglia in Parlamento, imponendolo anche ai propri parlamentari, salvo poi cercare di mitigare la posizione con il mandato “0”.

Italia Viva non ha ancora sciolto le riserve. Ieri senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva aveva dichiarato che avrebbero deciso in questo ore, ma che Italia Viva non avrebbe tolto “le castagne dal fuoco alla maggioranza”.

Non ha ancora sciolto le riserve neanche Azione di Carlo Calenda.