Il futuro del Grand Hotel La Sonrisa al momento è appeso ad un filo sottile e lo sanno bene i dipendenti che, giovedì 22 Febbraio, hanno organizzato un secondo corteo per chiedere all’amministrazione comunale di Sant’Antonio Abate, in provincia di Napoli, di preservare il loro posto di lavoro.

Il destino del Castello delle Cerimonie, confiscato con sentenza definitiva della Corte di Cassazione per lottizzazione abusiva, adesso è nelle mani del Comune di Sant’Antonio Abate che ha “ereditato” la struttura e i terreni di proprietà della famiglia Polese.

Al momento la struttura è ancora aperta e in attività dal momento che al Comune non è stata ancora notificata la sentenza, ma è solo una questione di tempo prima che venga avviato l’iter previsto dalla legge in questi casi.

Castello delle Cerimonie, dopo la confisca della Sonrisa si lavora per salvaguardare i posti di lavoro

La sindaca del piccolo comune nel napoletano, Ilaria Abagnale, al momento non rilascia dichiarazioni in attesa di capire quale strada seguire per cercare di salvare i livelli occupazionali. Ricordiamo infatti che a rischio ci sono 200 famiglie, tra dipendenti e indotto, un elemento da non sottovalutare in una realtà come quella della provincia di Napoli, dove il problema della disoccupazione è un problema sociale.

Fonti vicine all’amministrazione fanno sapere che sono già partite le richieste di incontro con la Prefettura, la Procura di Torre Annunziata e la Procura Generale di Napoli. Saranno loro, infatti, gli interlocutori dell’amministrazione comunale quando si tratterà di decidere il futuro della nota struttura ricettiva, protagonista della popolare serie televisiva “Il Castello delle Cerimonie” in onda su Real Time.

Confisca Sonrisa, nel futuro tre ipotesi: abbattimento, gestione o attività di pubblico interesse

Ma cosa succederà alla struttura ricettiva di Sant’Antonio Abate? Le ipotesi sono tre e saranno valutate ad un tavolo istituzionale a cui siederanno tutti gli enti coinvolti.

La prima ipotesi, quella che si cercherà di scongiurare, è quella dell’abbattimento della struttura. Un’ipotesi che avrebbe pesanti ripercussioni a livello occupazionale, con la perdita del posto di lavoro per dipendenti e indotto.

La seconda ipotesi permetterebbe di salvaguardare i posti di lavoro e consiste nell’affidamento in gestione della struttura affinchè possa continuare la sua attività. Ma, in questo caso, bisognerà individuare un soggetto gestore e prima ancora i criteri per l’individuazione di quest’ultimo. La terza via potrebbe essere quella dell’utilizzo per attività di pubblico interesse e la gestione passerebbe al Comune. Anche in quest’ultimo caso, però, bisognerà valutare la ricaduta in termini occupazionali.

Al momento, dunque l’incertezza la fa da padrona e si attende la notifica della sentenza per poter avviare l’iter previsto.

Nel frattempo la famiglia Polese – la struttura è attualmente gestita dalla figlia del fondatore Antonio Polese, il “boss delle cerimonie”, la signora Imma e dal marito Matteo Giordano – ha presentato ricorso alla Corte di Strasburgo. Un ricorso che però non blocca l’esecuzione della sentenza.