“Una giornata molto importante”, l’hanno definita Claudio e Paola Regeni, i genitori di Giulio Regeni, ricercatore friulano torturato e ucciso nel 2016 a Il Cairo, in Egitto. Oggi, 20 febbraio, è iniziato davanti alla Corte D’Assise di Roma il processo a carico dei quattro 007 egiziani accusati di essere i responsabili della sua morte.

Al via il processo per Giulio Regeni: presenti i genitori, assenti gli imputati

In aula erano presenti i genitori di Giulio Regeni. Assenti invece i quattro imputati, agenti della National Security: il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. 

Non sono stati notificati loro gli atti dell’udienza dopo il rifiuto dell’Egitto di comunicare i recapiti, ma il processo si farà comunque, come stabilito dalla Consulta lo scorso settembre.

Nel processo la Presidenza del Consiglio si è costituita parte civile sollecitando, in caso di condanna, un risarcimento di 2 milioni di euro.

Sono 8 anni che aspettavamo questo momento. Finalmente speriamo che questo processo possa partire, sono state sollevate le questioni preliminari che erano già state rigettate in tutte le altre aule e quindi speriamo, dopo la decisione della Corte Costituzionale che rafforza molto la nostra posizione, di poter avere un processo contro chi ha fatto tutto il male del mondo a Giulio. Ci vediamo il 18 marzo.

Queste le parole dell’avvocato Alessandra Ballerini, legale di Claudio e Paola Regeni. Oggi, infatti, i difensori dei quattro imputati hanno sollevato delle questioni preliminari, su cui il giudice si è riservato di decidere. Una riguarda la conoscenza delle generalità dei 007.

Non è avvenuto niente di diverso da ciò che ci aspettavamo. Quel che conta non è la conoscenza delle generalità, ma la possibilità che il detenuto possa essere identificato in sicurezza per l’esecuzione della pena

ha dichiarato in aula il pm Sergio Colaiocco ricordando che, in un precedente procedimento, solo usando una foto era stato processato un imputato.

L’avvocata Ballerini si è pronunciata anche sulla questione della giurisdizione.

La questione è già stata dibattuta da tutte le Corti che si sono occupate della tragica vicenda. Per i tre imputati accusati del ‘solo’ sequestro aggravato – il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim -, voglio fare presente che il sequestro è avvenuto non in Italia, ma in Egitto dove 3 o 4 persone al giorno vengono fatte sparire. È stato trasportato da un luogo di tortura a un altro: è evidente che si tratti di violenza fisica e negarla credo sia quantomeno discutibile

ha affermato.

A piazzale Clodio, davanti al Tribunale di Roma, erano presenti anche alcuni esponenti politici al fianco dei genitori di Giulio e dei rappresentanti delle associazioni che da anni combattono affinché sia fatta giustizia.

Tra loro il deputato dem Gianni Cuperlo, l’onorevole Laura Boldrini, il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni.

Il legale di uno degli imputati: “Non sappiamo se siano vivi”

La difesa dei quattro imputati ha presentato eccezioni per richiedere la nullità del decreto che ha stabilito di poter procedere con il processo.

L’avvocato Tranquillino Sarno, difensore di Athar Kamel Mohamed Ibrahim, ha dichiarato che, ad oggi, gli stessi legali non sappiano se gli imputati siano ancora in vita.

Le eccezioni riguardano sia la giurisdizione dello stato italiano e sia altre questioni tecniche già rigettate dal gup. Chiediamo, sulla base della novità che ha portato la sentenza della Corte Costituzionale, che l’ordinamento si plasmi

ha spiegato a margine dell’udienza, rispondendo alle domande dei giornalisti.

Abbiamo chiesto di far sapere all’Egitto che sono cambiati i presupposti. La sentenza della Corte costituzionale dice che anche in mancanza di notifica agli imputati in questo specifico caso il processo si può fare. E visto che la sorte degli imputati dipende da un terzo, ossia lo stato egiziano che non mi risulta un paese tendenzialmente democratico, abbiamo prospettato la questione alla corte.

L’avvocato Sarno aveva affermato poco prima in aula:

Così non sono in grado di difendere il mio assistito. Non so dal capo di imputazione come il mio assistito avrebbe causato il sequestro di Giulio Regeni.