Cos’è la nuova variante del morbillo individuata in Italia? Si tratta di una forma mutata del virus del morbillo, risultata in grado di sfuggire a molti dei test molecolari che solitamente vengono utilizzati per rilevare le infezioni.

A confermare lo sviluppo di questa nuova malattia sono stati almeno due casi di infezione scoperti in Lombardia, sia nella città metropolitana di Milano sia nelle aree circostanti. A cui è seguito uno studio dell’Università di Milano e dell’Istituto superiore di sanità (ISS).

In tutto dall’inizio del 2024, i casi di morbillo scoperti nell’area presa in considerazione sono cinque. Ognuno di questi, secondo le analisi, sono dovuti al ceppo D8, uno dei diversi genotipi di questa malattia responsabile di epidemie anche in altre aree del mondo.

Nei due casi lombardi è poi risultato un chiaro legame epidemiologico tra loro causato da una nuova variante chiamata 8491, caratterizzata da tre specifiche mutazioni del gene della nucleoproteina.

I due casi riscontrati nel nostro Paese sono entrambi legati ad una storia di viaggio, i due pazienti infatti si sono recati, uno nel Sud Italia e l’altro in Tailandia. Nessuno dei due però sembrerebbe avere un’apparente legame epidemiologico tra loro.

Nonostante sia prevenibile grazie al vaccino, è ancora oggi una delle infezioni più frequenti e gravi, che espone a complicazioni e persino alla morte.

Cos’è la nuova variante del morbillo: i sintomi e la diagnosi

Per capire cos’è la nuova variante del morbillo è bene sapere che secondo lo studio questa sarebbe capace di nascondersi dai test molecolari e non presenterebbe sintomi differenti dalla classica infezione, rendendo così difficile la sua diagnosi.

I primi segni quindi possono essere molto simili a quelli di un raffreddore, spesso infatti si riscontra tosse secca, naso chiuso o congiuntivite, alla quale si aggiunge la febbre che tende ad aumentare.

Il primo sintomo che fa capire che si tratta di morbillo è senza dubbio la presenza di piccoli puntini bianchi all’interno della bocca. Subito dopo avviene l’eruzione cutanea caratteristica della malattia, chiamata esantema, composta da piccoli punti rosso vivo, prima dietro le orecchie e poi sul viso, per terminare su tutto il resto del corpo.

La diagnosi del morbillo avviene nella maggior parte dei casi per osservazione clinica. Dopo aver informato il medico di famiglia ed aver effettuato una visita, questo sarà in grado di confermare o no la presenza della malattia e, obbligatoriamente, segnalarla alla Asl. In questo modo si potrà condurre l’indagine epidemiologica volta a confermare la malattia, ma anche a valutare se la persona sia stata a contatto con persone a rischio.

Esiste poi un vaccino sotto forma di un complesso vaccinale contro il morbillo, la parotite e la rosolia (Mpr) che dal 2017 è obbligatorio per i minori da zero a 16 anni.

Importante però sapere che la vaccinazione non viene effettuata in chi ha un deficit immunitario o si trova sotto terapia immunosoppressiva, né, per precauzione, nelle donne gravide o che desiderano rimanere incinta nel mese successivo. Invece è consigliato alle persone infette da Hiv che non hanno ancora sviluppato l’Aids.

Perché questa infezione preoccupa gli scienziati

Questa nuova variante del morbillo identificata in Italia preoccupa molto gli scienziati e i ricercatori nel settore medico.

Di solito infatti per studiare queste infezioni si usano dei test molecolari che hanno proprio lo scopo di rilevare il virus. In questo caso però, questa variante consente al virus di sfuggire al rilevamento, con una perdita di sensibilità nei test che può portare a falsi negativi nelle analisi dei campioni con bassa carica virale.

Così facendo il rischio è che la nuova variante del morbillo si diffonda in maniera silenziosa e che non sia di fatto possibile monitorarla. Non si può quindi escludere che, circolando sottotraccia, non accumuli ulteriori mutazioni nel gene N così da portare a varianti del tutto non rilevabili.

Secondo i ricercatori infine, per rendere più facilmente identificabile questa infezione si potrebbero aggiornare le sequenze utilizzate nei test, così che tengano conto delle nuove mutazioni osservate. In alternativa basterebbe anche aggiungere nuove sequenze ai test stessi.