L’INPS rivuole i soldi indietro della pensione? Imporre limiti e condizioni alle misure previdenziali è una prassi adottata dal Governo italiano, condizioni che aiutano l’INPS a recuperare risorse se non vengono rispettate. Purtroppo, la pressante crisi economica spinge molti pensionati a tentare di racimolare qualche soldo extra con un lavoro occasionale.

Il più delle volte, i casi di restituzione indebita coinvolgono pensionati che cercano di sopravvivere, e nel farlo, non rispettano le condizioni della misura per cui hanno richiesto il trattamento economico previdenziale. Eppure, è molto facile violare il divieto di cumulo o superare i limiti previsti per la compatibilità dello svolgimento di un’attività lavorativa. Vediamo insieme chi rischia di dover restituire l’assegno all’INPS.

L’INPS rivuole i soldi della pensione

Il problema della restituzione delle somme percepite indebitamente è più complesso di quanto possa sembrare in realtà. Se si sceglie di accedere alla pensione anticipata, ma successivamente si decide di impegnarsi in un’attività lavorativa per lavori occasionali o di breve durata, potrebbe non esserci alcun problema se la misura prevede lo svolgimento di un’attività lavorativa entro determinati limiti. Tuttavia, esistono misure che prevedono espressamente il divieto di cumulo con il reddito da lavoro. In entrambi i casi, sono i pensionati a pagare per le violazioni.

Mi spiego meglio, l’anticipo pensionistico Ape sociale consente la possibilità di lavorare, ma entro specifiche soglie, mentre Quota 103 prevede il divieto di cumulo del reddito da lavoro. Vediamo insieme i limiti e le novità introdotte nella legge di Bilancio 2024.

Pensione Quota 103 limiti ed eccezioni

Nella legge di Bilancio 2024, sono state introdotte diverse novità in materia previdenziale. La prima riguarda il rinnovo della misura Quota 103 per il 2024, ma con delle modifiche. I lavoratori che compiono 62 anni di età possono accedere alla misura Quota 103, a condizione che abbiano accumulato un montante contributivo di almeno 41 anni di versamenti. Tuttavia, la misura prevede l’incompatibilità tra la pensione e i redditi prodotti da lavoro.

L’INPS ha chiarito questo aspetto in un comunicato stampa pubblicato il 30 gennaio 2024, nel quale l’Istituto spiega che per le misure Quota 100, Quota 102, Quota 103 e per le pensioni anticipate flessibili viene previsto il divieto di cumulo con i redditi da lavoro dipendente e autonomo fino al perfezionamento dei requisiti per la pensione di vecchiaia. In via del tutto eccezionale per i redditi prodotti da lavoro autonomo occasionale, è ammesso il cumulo ma solo entro un valore massimo di 5.000 euro lordi annui.

In merito a quest’ultimo punto, l’INPS spiega chiaramente che entro tale limite di 5.000 euro lordi di remunerazione rientrano i redditi annuali prodotti da lavoro autonomo occasionale, ma anche quelli riconducibili a lavori effettuati nei mesi dell’anno precedente alla pensione.

Ape sociale cumulabile con i redditi: ecco come

Per accedere all’Ape sociale è necessario aver compiuto 63 anni e 5 mesi di età. I pensionati che hanno scelto di ritirarsi dal lavoro con l’anticipo pensionistico Ape sociale devono considerare che l’Ape sociale non è compatibile con gli ammortizzatori sociali di sostegno al reddito, come l’Assegno di inclusione o altri indennizzi.

La misura è incompatibile con un reddito prodotto dallo svolgimento di un’attività lavorativa dipendente, parasubordinata o autonoma. Per coloro che svolgono un’attività lavorativa autonoma occasionale, devono considerare la presenza di un limite di reddito pari a 5.000 euro lordi annui.

La norma prevede che superando i limiti sopra indicati, si decade dal beneficio dell’anticipo pensionistico Ape sociale. In quest’ultimo caso, l’INPS richiede i soldi percepiti a titolo di Ape sociale, in quanto percepiti indebitamente; pertanto l’Istituto procede con il recupero delle somme dovute.

Dal 1° gennaio 2024, la prestazione non è cumulabile con i redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale, nel limite di 5.000 euro lordi annui.