Hanno quarantasette e diciannove anni d’età, le due persone fermate dai carabinieri perché sospettate di aver ucciso a coltellate Felice Lippiello, il 54enne morto in ambulanza dopo essere stato trovato in fin di vita nel cortile dell’abitazione del fratello a Baiano, nell’Avellinese.

Fermate due persone per l’omicidio di Felice Lippiello a Baiano, nell’Avellinese

I fatti risalgono alla serata di venerdì 9 febbraio. L’uomo, noto alle forze dell’ordine per piccoli precedenti per droga e reati contro il patrimonio, era stato trovato in fin di vita, con profonde ferite da arma da taglio sulla gamba sinistra, nel cortile dell’abitazione del fratello a Baiano, nell’Avellinese, dai soccorsi che lui stesso aveva chiamato.

Una volta caricato in ambulanza, era spirato nonostante i tentativi degli operatori intervenuti di rianimarlo. Stando a quanto ricostruito finora, sarebbe stato aggredito da due uomini di 47 e 19 anni d’età. Gli stessi che questa mattina i carabinieri hanno tratto in arresto con l’accusa di omicidio in concorso. Le motivazioni restano ignote, ma si pensa a un regolamento di conti.

Come quello che a Roma aveva portato alla morte del 33enne Cristiano Molè, ucciso a colpi di pistola in un agguato in zona Corviale nella serata del 15 gennaio. L’uomo, da poco uscito dal carcere dopo aver scontato una condanna a tre anni per aver speso soldi falsi e per spaccio, si trovava all’esterno della sua auto insieme a un amico quando, all’improvviso, da una Fiat Panda di colore beige qualcuno aveva estratto una pistola e fatto fuoco, prendendolo in pieno.

A nulla era servito l’intervento dei soccorsi, allertati dai residenti dopo aver udito la sparatoria. Al loro arrivo il 33enne era già morto tra le braccia della compagna, che l’aveva raggiunto per andare a cena fuori. L’ipotesi è che sia stato preso di mira da persone con cui aveva avuto dei dissapori, tre uomini non ancora identificati.

Anche dietro all’omicidio del 14enne Alexandru Ivan a Roma un regolamento di conti

Sono tanti, ogni anno, gli omicidi che hanno per movente un regolamento di conti. Si pensi a quello del 14enne di origini romene Alexandru Ivan, freddato a colpi di pistola nel parcheggio della metro C Pantano di Monte Compatri, a Roma.

I fatti risalgono alla notte tra il 12 e il 13 gennaio scorso. Dopo aver partecipato a una festa insieme ad altri familiari, il ragazzo si era recato insieme al patrigno e al nonno nei pressi della metro per incontrare gli uomini con cui qualche ora prima il patrigno aveva litigato.

Avrebbero dovuto chiarirsi. Dopo essere arrivati il 14enne era stato però raggiunto da diversi proiettili, morendo davanti agli occhi inermi degli altri membri della famiglia. Ucciso al posto del patrigno dagli uomini che nelle scorse settimane sono stati arrestati con l’accusa di omicidio in concorso: Corum Petrow, il fratello Dino e il cugino Ringo Gurgevic.

Il caso dell’italiana uccisa con il compagno in Messico

Simile è anche il caso di Pamela Codardini, la 35enne originaria di Favaro Veneto morta a Ocotlan de Morelos, nello stato di Oaxaca, in Messico, all’interno del negozio di pipe e tabacchi che gestiva insieme al compagno Juan Yair, di 29 anni, ritenuto il braccio destro di Alberto Jaime “El Piolin” del cartello della droga Los Medina.

L’ipotesi è che siano stati presi di mira da alcuni rivali. Codardini, in particolare, sarebbe stata freddata a colpi di pistola per aver assistito all’esecuzione dell’uomo con cui viveva. Nel 2013 il marito Alex Bertoli, originario di Gorizia, era stato tramortito a colpi di bastone e bruciato vivo a poca distanza dal ristorante che avevano aperto in circostanze mai del tutto chiarite.