Da diversi anni sentiamo parlare del tanto discusso caso di Julian Assange, programmatore, giornalista e fondatore dell’organizzazione divulgativa WikiLeaks: ma di chi si tratta esattamente e, soprattutto, che cosa ha fatto l’attivista australiano per essere al centro della cronaca internazionale ormai da svariato tempo? La sua è una storia davvero molto particolare che ha diviso intere nazioni.

Che cosa ha fatto Julian Assange?

Julian Assange, all’anagrafe Julian Paul Hawkins, è un giornalista e programmatore australiano, classe 1971. Il suo nome è noto perché nei primi anni 2000 è stato cofondatore del sito WikiLeaks. Nel 2010 è finito al centro della cronaca per aver rivelato, tramite quest’ultimo, al mondo intero, diversi documenti top secret americani.

In tali documenti, ricevuti grazie alla collaborazione di un ex militare statunitense, emergevano una serie di crimini di guerra compiuti dagli Stati Uniti e da altri Paesi del mondo in guerre storiche come quella in Afghanistan e quella in Iraq.

Le carte secretate vennero intercettate dal Pentagono e Washington subito accusò il divulgatore e poco dopo lo dichiarò “nemico dello Stato” proprio per la pubblicazione dei documenti. Da quel momento il nome dell’attivista australiano ha iniziato a fare il giro del mondo e ad occupare, spesso e volentieri, intere pagine di testate e giornali internazionali.

Al momento si trova in carcere nel Regno Unito in una prigione di massima sicurezza. Su di lui pende la richiesta di estradizione fatta dagli Stati Uniti con l’accusa di cospirazione. È accusato di aver violato l’Espionage Act, una legge che riguarda la pubblicazione di documenti riservati sui media.

Per tali crimini rischia una condanna fino a 175 anni di carcere. Nel frattempo il mondo si divide in due. Da una parte c’è chi condanna l’australiano per quanto compiuto, dall’altra c’è chi lo difende a spada tratta e difende soprattutto il diritto alla libertà di stampa.

La storia di Assange dal 2010 ad oggi

Lo scandalo della pubblicazione dei documenti top secret del Pentagono avvenuto nel 2010 però non è l’unico che ha travolto il fondatore di WikiLeaks. Nell’agosto di quello stesso anno una donna lo accusò di averla violentata nel sonno, mentre lei dormiva.

Secondo le accuse il fatto sarebbe avvenuto a Stoccolma, dove i due si trovavano per motivi di lavoro. A dicembre l’australiano venne arrestato in Gran Bretagna e venne poi rilasciato su cauzione.

La Svezia intanto chiese l’estradizione per l’uomo. Nel febbraio del 2011 Londra approvò la richiesta, invitando il programmatore e giornalista a presentarsi in tribunale nel giugno del 2012. Pochi giorni prima del processo però lui decise di non presentarsi e di chiedere asilo all’Ecuador.

Il Paese accettò e lo accolse nella propria ambasciata a Londra. Il motivo? Il presidente ritenne fondata la preoccupazione di Assange sul fatto che l’estradizione in Svezia lo avrebbe potuto esporre, a sua volta, al rischio di estradizione negli Usa.

La Svezia archiviò le accuse di stupro nel maggio del 2017.

Gli anni passarono e nel 2017 in America esplose il cosiddetto Russiagate, che coinvolse il fondatore di Wikileaks. Il caso riguardava delle sospette ingerenze da parte di Mosca nella campagna elettorale per le Elezioni presidenziali americane del 2016.

Secondo l’intelligence statunitense, l’organizzazione fondata dal giornalista australiano avrebbe collaborato con il Cremlino per condizionare il risultato delle votazioni.

Gli ultimi sviluppi

Nel gennaio del 2018 l’Ecuador diede la cittadinanza ad Assange e non solo. Chiese anche a Londra di riconoscerlo come diplomatico per bloccare l’estradizione negli Stati Uniti, in modo tale da evitare la condanna per quanto avvenuto nel 2010.

La Gran Bretagna rifiutò. In quello stesso anno un giudice britannico emanò un mandato di cattura. Nel 2019 gli venne però revocato l’asilo da parte dell’Ecuador. Così le autorità britanniche lo arrestarono e lo portarono in carcere, dove si trova ancora oggi.

A maggio del 2019 l’australiano ricevette ben 17 capi di accusa da parte degli Stati Uniti. All’inizio dell’anno successivo ebbe inizio il processo per l’estradizione dell’uomo ma, a sorpresa, un giudice londinese respinse tutto, citando le precarie condizioni di salute mentale dell’australiano.

Circa un anno dopo l’Alta Corte di Londra ribaltò la sentenza dicendo sì all’estradizione in America. I legale di Julian Assange hanno subito atto ricorso.

Così, tra il 20 e il 21 febbraio 2024 per il fondatore di Wikileaks si terrà un altro importantissimo processo in cui si potrebbero decidere le sue sorti: o rimarrà nel Regno Unito o verrò mandato in America (e imprigionato probabilmente a vita).