Ritorno al cinema per il regista Saverio Costanzo con “Finalmente l’Alba”, una pellicola ambientata negli anni ’50 che si ricollega alla triste storia del caso Montesi. La giovane attrice Rebecca Antonaci irrompe, da protagonista, sul grande schermo con una toccante interpretazione di successo.
“Finalmente l’Alba”, recensione
Una folta chioma di ricci bruni incornicia le guance tonde di Mimosa (Rebecca Antonaci), giovane ragazza di appena diciotto anni col cuore pieno di speranze e gli occhi espressivi di un celeste chiaro che ricorda le acque cristalline a largo delle isole Samoa.
Ha la carnagione candida come neve fresca e lo sguardo profondo e malinconico di un’anima in pena.
È ingenua Mimosa, delicata come un frutto ancora acerbo, ma possiede una passione travolgente per il cinema. Porta un nome importante che rievoca il fiore simbolo dell’8 marzo.
Vive a Roma negli anni cinquanta con la madre Elvira (Carmen Pommella), il padre e la sorella maggiore Iris (Sofia Panizzi).
Silente si muove dentro di lei un velato tormento, un istinto di ribellione, all’idea di doversi sposare forzatamente con Giovanni (Giuseppe Brunetti) al quale è stata promessa dai genitori.
C’è una certa rassegnazione in lei, ancora poco più che bambina, dettata dal suo buon carattere che le dipinge in volto un’espressione di docile timidezza.
Ma allo stesso tempo un animo coraggioso la spinge a sognare per sé un futuro migliore.
Un pomeriggio, dopo aver visto un film in sala, la sorella viene notata da un ragazzo che dice di lavorare per Cinecittà e invita Iris a fare un provino come comparsa. Mimosa inizia a fantasticare di riflesso, con l’aria trasognata, con incontenibile ammirazione nei confronti della sorella.
Il giorno dopo decide di accompagnarla e di provare anche lei presentandosi alle selezioni.
Purtroppo scartata esce dagli studi cinematografici, ma in quel momento viene vista da Josephine Esperanto (Lily James), star hollywoodiana con una parte nello sceneggiato per il quale le sorelle si erano presentate alle audizioni, che ne rimane colpita e richiede espressamente di lei volendola sul set come figurante.
È così che nasce inaspettatamente un’amicizia estemporanea, dettata dalla capricciosa insistenza di Josephine e dalla timida accondiscendenza di Mimosa.
Quella stessa sera l’attrice vuole a tutti i costi portare la sua nuova amica ad una festa in una villa a Capocotta, alle porte di Roma, poco distante dalla spiaggia sulla quale è stato ritrovato il corpo senza vita della ventenne Wilma Montesi anch’essa lavorante come comparsa a Cinecittà.
Comincia qui una lunga notte di umiliazione e terrore, dove la speranza dell’arrivo dell’alba sembra l’unica via di salvezza.
La protagonista verrà brutalmente catapultata nell’eccentrico e spregiudicato mondo degli artisti, delle feste patinate per le celebrità nelle ville di lusso, dovendo affrontare una realtà che il suo candido spirito genuino non sarebbe mai stato in grado di immaginare.
Pura come l’innocenza di un infante si ritrova dinnanzi a un perverso cosmo di perdizione e violenza fatto di droga, di alcol e di brutale fame avida e insaziabile di carne e lussuria, vedendo miseramente crollare per sempre il suo caro mito del mondo dello spettacolo.
“Finalmente l’Alba”, critica
Saverio Costanzo presenta sul grande schermo il suo quinto film, “Finalmente l’Alba”, che per sua stessa ammissione è un tentativo di regalare un finale migliore alla triste storia del caso Montesi.
La bellissima e curata fotografia con cui questo spettacolo si contraddistingue getta un po’ di fumo negli occhi, distraendo lo spettatore da quello che è il reale sviluppo delle scene che precipitano rapidamente in un vortice di assurda confusione quasi paradossale.
A malincuore devo confessare che non ho molto apprezzato questa opera cinematografica che risulta caotica e poco realistica, anche a causa della performance di Lily James che ho trovato poco efficace, soprattutto per un forzato accento americano che non le appartiene essendo inglese.
Ma la toccante interpretazione di Rebecca Antonaci vale la visione di tutta la vicenda, che fa ben sperare in una nuova promettente generazione di ottime attrici per il cinema italiano.
Sembra un’opera scritta appositamente per mostrarci questa giovanissima interprete di grande talento, come fosse un abito che le è stato cucito addosso.
Sempre intima e appassionata la recitazione di Alba Rohrwacher, presente anche lei nel cast con un ruolo minore.