La sentenza della Corte di Cassazione che ha reso definitiva la condanna del comandante del rimorchiatore Asso 28 – il quale, nel luglio del 2018, aveva riportato i migranti bisognosi di aiuto a Tripoli – ha stabilito che la Libia non è un porto sicuro. A riferirlo è stata questa mattina la Ong Mediterranea. Si tratta di una svolta storica molto importante.
Migranti, la sentenza della Cassazione: “La Libia non è un porto sicuro”
L’organizzazione non governativa mediterranea nelle prime ore di oggi, sabato 17 febbraio 2024, ha pubblicato un post sui propri canali social. ha parlato appunto della decisione presa dai membri della Corte di Cassazione in merito a quanto avvenuto con i migranti in Libia il 30 luglio del 2018.
La sentenza pronunciata dagli esperti ha condannato in via definitiva il comandante della nave Asso 28. L’imbarcazione, in quell’estate di diversi anni fa, aveva soccorso oltre 100 migranti, per la precisione 101. Questi si trovavano in una situazione di estremo pericolo nel Mar Mediterraneo centrale.
La decisione del comandante del rimorchiatore era stata quella di riportare in Libia le persone, lo stesso Paese dal quale loro stavano fuggendo, alla ricerca di una vita migliore. Ebbene, la sentenza ha stabilito che il capo alla guida della nave Asso 28 in quella occasione ha agito sbagliando e commettendo un illecito.
La Corte di Cassazione ha affermato che consegnare i migranti alla Guardia costiera libica costituisce un reato. Il 30 luglio 2018 quei 110 soggetti erano stati riportati a Tripoli.
Con tale affermazione, di fatto, si rende reato il fatto di consegnare ai migranti alla Libia. Perchè? Secondo quanto stabilito dai giudici e dagli esperti, non si tratta di un porto sicuro.
La notizia è stata subito ripresa e ha presto iniziato a fare il giro del web e dei social. Ha scatenato da una parte commenti a favore e dall’altra parte critiche a sfavore. Come di consueto, anche questa volta sul tema migranti gli italiani si dividono in due.
Da un lato c’è chi ha applauso alla decisione della Corte di Cassazione riportata oggi dall’organizzazione non governativa Mediterranea tramite un post sui social. Dall’altro invece c’è chi si è detto totalmente in disaccordo.
L’episodio del 2018
A descrivere poi i contenuti della sentenza è stato il giornale la Repubblica. La testata ha riferito che i supremi giudici hanno stabilito che favorire le intercettazioni tra le guardie costiere di Tripoli vuol dire compiere, di fatto, un illecito.
Nello specifico, gli esperti hanno parlato di atti di abbandono di persone minori o incapaci in stato di pericolo. Hanno parlato anche di sbarco e di abbandono arbitrario di ragazzi maggiorenni, uomini, donne ed anziani.
La Corte di Cassazione ha sancito in via definitiva che l’episodio che si è verificato nel 2018 che ha visto al centro la nave Asso 28 è stato un respingimento collettivo verso una Nazione ritenuta non sicura.
Il fatto di aver riportato gli oltre 100 migranti che si trovavano nel Mediterraneo centrale e stavano scappando dalla Libia in quello stesso Paese, secondo i giudici, ha rappresentato un illecito.
I professionisti hanno dunque definito la Libia un porto non sicuro. Come dice la Convenzione europea dei diritti umani, costituisce un reato respingere le persone e farle approdare in un porto appunto non sicuro.
Secondo i giudici, ai 101 migranti è stato impedito l’accesso alla protezione internazionale. I soggetti che si trovavano a bordo del rimorchiatore sono stati riportati a Tripoli, dove spesso e volentieri gli stessi vengono sottoposti a violenze e torture di ogni tipo.
Ricordiamo infine che il Codice di navigazione sostiene che le persone soccorse in mare vadano subito portate al riparo dai pericoli, caratteristica che appunto non rientra tra quelle dello Stato nordafricano.
La sentenza riaccende così i riflettori sul tema dei migranti e soprattutto sugli accordi già stretti tra il nostro Paese e la Libia. Un tema del quale il governo guidato da Giorgia Meloni si sta occupando ormai da mesi, tra critiche e polemiche di vario tipo.