Perché Aleksej Navalny era stato arrestato ed era finito in prigione? L’attivista, politico e blogger russo, classe 1976, è morto mentre si trovava in carcere a Charp il 16 febbraio 2024. Il suo nome era noto in tutto il mondo perché è stato uno dei più grandi oppositori del presidente della Russia Vladimir Putin. Negli ultimi anni abbiamo sentito molto parlare di lui anche perché nel 2020 era stato avvelenato in circostanze poco chiare…

Aleksej Navalny, perché l’oppositore di Putin era stato arrestato?

Aleksej Navalny è stato leader del partito Russia del Futuro e presidente di Coalizione Democratica, che in precedenza era co-presieduta con Boris Nemcov, morto assassinato nel febbraio 2015. È stato anche fondatore del gruppo Anti-corruzione e, per tutta la sua vita politica, si è sempre opposto al regime di Vladimir Putin.

Proprio il suo attivismo aveva fatto storcere il naso, sin da subito, sia al presidente russo, sia a tutti i suoi numerosi sostenitori. La Russia, di fatto, era divisa in due: da una parte vi erano i cittadini e le cittadine pro-Putin, dall’altra i pro-Navalny. Questi ultimi però, almeno nei dati ufficiali, sono sempre stati in netta minoranza.

Nel corso degli ultimi anni della sua vita, l’attivista russo ha dovuto fare i conti con giudici, tribunali, autorità, prigioni, agenti di polizia e così via. Nel 2021 Aleksej Navalny è stato arrestato e successivamente condannato al carcere, dove è morto nel febbraio del 2024. Ma come mai? Che cos’è successo?

I “guai” per Aleksej Navalny iniziarono in realtà nel 2017 quando durante un attacco perse l’ottanta percento della vista da un occhio destro. Nell’agosto del 2020 venne ricoverato in gravi condizioni dopo essere stato avvelenato in circostanze misteriose.

Il 2 febbraio del 2021 un tribunale di Mosca lo condannò definitivamente a 3 anni e 6 mesi. Diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani, nonché alcuni leader dei Paesi occidentali additano la sua reclusione come “politicamente motivata”.

Il 22 marzo del 2022 venne condannato anche a 9 anni di carcere in una colonia penale di regime severo per alcun reati tra cui la “frode su vasta scala”. Nell’agosto del 2023 lo stesso tribunale gli diede 19 anni di pena.

Nell’ottobre di quello stesso anno, come ricorda Amnesty, le autorità russe lo indagarono per promozione del terrorismo, finanziamento e promozione dell’estremismo e riabilitazione del nazismo.

A dicembre del 2023 erano previste tre udienze di ricorso dell’attivista russo contro il Servizio Penitenziario Federale. In tale periodo egli, che si trovava in carcere, diventò irreperibile per quasi tre settimane. Le autorità penitenziarie e le istituzioni non diedero alcune informazioni in merito.

Il trasferimento a Charp e la morte

Non fu difficile ipotizzare, per diverse organizzazioni e diversi gruppi internazionali per la difesa dei diritti umani, che Aleksej Navalny fosse stato fatto sparire di proposito. Solo giorni più tardi si seppe che l’attivista era stato trasferito in una colonia penale a Charp, località russa situata oltre il Circolo Polare Artico.

Le autorità fecero sapere che si trovava in isolamento ed era praticamente impossibile comunicare con lui. Poco prima della sua scomparsa improvvisa, il politico russo aveva avviato la sua campagna contro la rielezione di Vladimir Putin nel 2024.

A difesa di Aleksej Navalny si sono spesso e volentieri espressi gruppi e associazioni internazionali, i quali hanno mosso delle accuse pesanti nei confronti di Vladimir Putin, ritenendolo responsabile di una vera e propria persecuzione nei confronti del suo oppositore.

Alexei Navalny è morto il 16 febbraio 2024.

L’avvelenamento nel 2020

Il 20 agosto del 2020 Alexei Navalny, mentre era a bordo di un aereo diretto a Mosca con la sua portavoce, ha iniziato a manifestare sintomi di forte malessere e ha perso coscienza. Il capitano del volo si è visto costretto ad effettuare un atterraggio di emergenza.

Il politico è stato portato nel reparto di rianimazione tossica in ospedale. I medici che lo hanno curato hanno riferito che lui era caduto in coma in seguito ad un avvelenamento ed era collegato ad un ventilatore. La portavoce subito fece saper al mondo intero quanto accaduto.

Affermò che l’attivista non aveva mangiato nulla ma aveva solamente bevuto un tè acquistato all’aeroporto. La Germania si mosse per trasportare il politico in una clinica di Berlino ma le sue condizioni erano, secondo i medici, troppo instabili per permettere il trasporto del paziente.

I colleghi, gli amici e i parenti di Alexei Navalny si rivolsero alla Corte europea dei diritti dell’uomo, convinti che fossero proprio le autorità russe ad ostacolare il trasporto dell’attivista. Trasporto che è avvenuto qualche giorno dopo.

Le analisi riscontrarono la presenza nel sangue di Alexei Navalny di un agente nervino tossico già utilizzato in passato su alcune spie. A proposito di quanto accaduto ancora oggi ci sono diverse ombre anche se i sostenitori dell’attivista e i gruppi internazionali per la difesa dei diritti umani continuano ad incolpare il governo russo.

Dall’altro canto il Cremlino ha sempre smentito le accuse, dicendosi totalmente estraneo a ciò.