Era il 27 dicembre quando Vittorio Emanuele Parsi, mentre si trovava sul palco a Cortina, avvertì un forte dolore al petto e capì che qualcosa che non andava: poco dopo entrò in coma. Il noto politologo e autorevole studioso italiano di Relazioni Internazionali oggi sta meglio, nonostante stia facendo molta fatica a riprendersi. In quelle terribili settimane di agonia ha pensato più volte di morire. A raccontarlo è stato lui stesso oggi in una lunga intervista al Corriere della Sera.
Vittorio Emanuele Parsi, il malore e il coma: il racconto del professore
Il dottor Parsi è una grande figura di spicco nel panorama accademico nazionale, ha pubblicato numerosi libri e saggi ed è anche un volto televisivo noto, alla luce della sua partecipazione regolare in programmi di attualità di successo.
Nel dicembre del 2023 il professore è stato colto da un forte malore (che inizialmente si pensava essere un infarto). Poche ore dopo fu portato in sala operatoria, dove subì una delicatissima operazione per salvargli la vita. Poi per Vittorio Emanuele Parsi è arrivato il coma, che è durato svariati giorni e ha lasciato tutti con il fiato sospeso.
Oggi l’esperto di Relazioni Internazionali è nella sua casa Roma, insieme alla sua compagna Tiziana Panella, giornalista di La7. È però molto stanco e sta facendo fatica a riprendersi. Lo ha raccontato lui stesso ai microfoni del Corriere della Sera, giornale con il quale ha fatto un bilancio di quello che ha passato nei mesi scorsi e delle sue attuali condizioni di salute.
Il professore ha raccontato quanto accaduto il 27 dicembre scorso. Ha riferito di aver sentito tre colpi sul diaframma e di aver provato la sensazione di apnea. Subito ha capito che c’era qualcosa di grave. Una volta conclusa la conferenza a Cortina ha fatto chiamare un medico ed è arrivata un’ambulanza sul posto.
In un primo momento i soccorritori avevano pensato ad un infarto, ma poi si è scoperto che non era così. Nell’ospedale di Belluno, il Primario di Cardiologia ha capito che la sua era una dissezione dell’aorta. Subito gli fu detto che doveva sottoporsi ad un’operazione salvavita, che sarebbe anche potuta andare male.
L’ultima cosa che ha fatto il professore è stata chiamare la compagna Tiziana e la figlia maggiore. Poi è stato portato con l’elicottero a Treviso, dove è stato operato.
A seguire poi ci sono stati giorni di coma. A tal proposito ha detto intervistato dal Corriere della Sera:
Ricordo tutto il periodo in coma. Uno Stige, un fiume melmoso, nero, che stava sotto i miei piedi, come Ulisse e Achille. Ricordo di avere visto le radici degli alberi da sotto, come fossi in un crepaccio. E di tanto in tanto, voci lontane.
Mi sono chiesto se fossi morto. Ho pensato: non ce la faccio, forse basta lasciarsi andare e tutto passerà. La morte non potrà essere tanto peggio.
Il pensiero alle figlie e il volto di Tiziana
E proprio quando Vittorio Emanuele Parsi stava per andarsene, ha pensato alle sue figlie e alla compagna Tiziana Panella.
Ho visto il suo volto. Volevo rivederlo. È chiaro che non volevo lasciare sole neanche le mie figlie, ma in qualche modo prima o poi i figli li lascerai. Ho parlato con mia madre e con mio padre, che non ci sono più.
Al momento del risveglio una delle prime persone che il professore ha visto è stata proprio Tiziana. Ha raccontato ai microfoni del Corriere della Sera di aver subito pianto.
Sempre a proposito del periodo in coma, ha riferito:
Penso fosse l’Ade. Il fiume in cui stanno le anime morte. Non ho visto nessuna luce, nessuna speranza che non fosse quella di lottare per vivere. Forse quando si muore la sensazione è quella di un abbraccio. La morte la viviamo come spaventosa, io non ne ho mai avuto grande simpatia, non nutro aspettative su quello che verrà dopo. Però la cosa che mi ha sorpreso è che non provavo paura.
Il docente ha raccontato che il risveglio è stato “terribile”. Ha aggiunto che quando i medici gli hanno tolto i tubi, lui si è sentito rinascere.
Parsi: “Mi ha stupito la solidarietà”
A stare al fianco del professore in questi mesi sono stati i membri della sua famiglia e la sua compagna Tiziana. Vittorio Emanuele Parsi ha però ricevuto grande affetto anche dei suoi studenti universitari, dai suoi colleghi, dalla Marina dal mondo del rugby e molti altri ancora.
Il professore è rimasto, come ha raccontato al Corriere della Sera oggi, stupito dalla solidarietà mostrata da tantissime persone nei suoi confronti nel momento più duro e più buio della sua vita.
Ora la sua vita non sarà più quella di prima. Il professore ha comunque concluso dicendo che vuole continuare a svolgere il suo mestiere. Vuole scrivere, insegnare, riflettere ed impegnarsi sotto vari punti di vista, come ha sempre fatto.