L’imposta di soggiorno rappresenta un tributo locale che incide sui turisti alloggiati in strutture ricettive situate nei comuni dove è stata introdotta. Nonostante sia comunemente confusa con una tassa, questa imposta ha caratteristiche specifiche e finalità ben precise, volte a sostenere il settore turistico del territorio. Andiamo a vedere cosa è nel dettaglio l’imposta di soggiorno, come funziona, quali sono le modalità di pagamento e come viene calcolata.
Imposta di soggiorno: cos’è e a che serve
Questa imposta è destinata esclusivamente ai visitatori che pernottano in una struttura ricettiva, come hotel, B&B, o appartamenti turistici, ed è diretta a finanziare progetti e servizi che migliorano l’attrattiva e l’ospitalità turistica del luogo. A differenza di altre tasse, l’imposta di soggiorno è pagata direttamente dal turista e l’intero importo raccolto è reinvestito nel settore turistico per promuovere il territorio, migliorare i servizi e l’offerta culturale, contribuendo significativamente allo sviluppo e al rafforzamento dell’immagine turistica del comune.
L’imposta di soggiorno in Italia
La tassa di soggiorno ha radici storiche che risalgono al 1910, inizialmente limitata a comuni specifici come stazioni termali e località balneari. Con il passare degli anni, il tributo si è evoluto, diventando un’imposta con l’estensione a tutte le località turistiche nazionali. Dopo un periodo di abolizione alla fine degli anni ’80, la necessità di finanziare adeguatamente il settore turistico ha portato alla reintroduzione dell’imposta con nuove normative che ne regolamentano l’applicazione, mostrando.
Normativa e ambito di applicazione
Le leggi italiane stabiliscono chiaramente i criteri e le modalità di applicazione dell’imposta di soggiorno, consentendo ai comuni, inclusi quelli capoluogo di provincia, le unioni di comuni e le località riconosciute come turistiche o città d’arte, di introdurla per finanziare il turismo. L’importo dell’imposta varia in base a diversi fattori, come il tipo di struttura ricettiva, la categoria, il prezzo del pernottamento e può arrivare fino a 5 euro per notte, con specifiche disposizioni che possono prevedere esenzioni o riduzioni per determinate categorie di ospiti. Gli importi potranno però variare per il 2025.
Imposta di soggiorno 2024 in Italia: le novità
La Legge di Bilancio 2024 ha stabilito che a partire dal 2025 gli enti potranno incrementare il valore massimo dell’imposta, arrivando fino a 7 euro (Roma e Venezia, che applicano già una imposta maggiorata di 10 euro, potranno alzarla fino a 12 euro.
Inoltre, a partire dal 1° gennaio 2024 gli introiti derivanti dall’imposta di soggiorno potranno finanziare il costo per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti.
Le conseguenze per i turisti e l’impatto sul turismo
Il dibattito sull’impatto dell’imposta di soggiorno sul turismo è ampio e vario. Se da un lato si potrebbe temere un’iniziale resistenza o un lieve calo delle presenze turistiche a causa dell’aumento dei costi di pernottamento, dall’altro l’investimento dei fondi raccolti nel miglioramento dell’offerta turistica e dei servizi può significativamente incrementare l’attrattiva del territorio, generando un circolo virtuoso che beneficia sia i turisti sia l’economia locale.
Modalità di applicazione
L’imposta di soggiorno rappresenta uno strumento fiscale specifico per i Comuni italiani di natura turistica, le città d’arte e i capoluoghi di provincia. La sua applicazione mira a sostenere i servizi pubblici locali incrementati dalla presenza turistica. La legge concede ai Comuni un ampio margine di personalizzazione nella definizione dei parametri chiave dell’imposta, come le tariffe, le esenzioni, e le scadenze. Tale flessibilità è espressione del principio di federalismo fiscale, consentendo alle amministrazioni locali di adattare l’imposta alle specificità e alle esigenze del proprio territorio.
La determinazione delle tariffe dell’imposta di soggiorno varia notevolmente tra i comuni e si basa su diversi criteri, tra cui la tipologia e il livello di lusso della struttura ricettiva, e talvolta anche il periodo dell’anno. Ad esempio, le tariffe possono superare i 5 euro per notte negli hotel di lusso di Milano, mentre possono ridursi a poche decine di centesimi nei bed and breakfast di piccoli comuni. La legge prevede anche esenzioni per categorie di visitatori come bambini, disabili e loro accompagnatori, autisti, volontari in eventi calamitosi, e forze dell’ordine in servizio, al fine di rendere la tassa più equa.
Conto di gestione e dichiarazione annuale
La sentenza 22/2016 della Corte dei Conti ha chiarito il ruolo degli operatori turistici come agenti contabili, soggetti alla presentazione annuale del conto di gestione (Modello 21) entro il 30 gennaio dell’anno successivo. Questo obbligo comporta significative responsabilità burocratiche e legali, tra cui la possibilità di incorrere in sanzioni penali per peculato in caso di gestione inappropriata dei fondi pubblici.
Parallelamente, è prevista una dichiarazione annuale obbligatoria al 30 giugno per i gestori delle strutture ricettive, inerente i pernottamenti e l’imposta di soggiorno versata nell’anno precedente. Questo adempimento, introdotto dal Decreto-Legge 19 maggio 2020, n. 34 (Decreto Rilancio), ha lo scopo di migliorare il monitoraggio e la riscossione dell’imposta. I gestori possono avvalersi di professionisti o procedere autonomamente tramite il sito web dell’Agenzia delle Entrate per la presentazione della dichiarazione.
Imposta di soggiorno: dichiarazione periodica Al Comune
Ogni gestore di strutture ricettive è obbligato a presentare periodicamente al proprio Comune una dichiarazione dettagliata. Questa comprende l’elenco dei clienti che hanno pernottato, specificando per ciascuno se l’imposta di soggiorno è stata saldata, se sono stati applicati casi di esenzione o se vi è stato un rifiuto al pagamento. Basandosi su queste informazioni, il gestore procede al versamento dell’imposta tramite vari metodi come bollettini postali, modello F24, o direttamente alla tesoreria comunale. Molti Comuni facilitano questo processo attraverso portali web dedicati, semplificando significativamente la gestione dell’adempimento.
I gestori, in quanto responsabili della raccolta dell’imposta di soggiorno, sono qualificati come agenti contabili. Questo status comporta l’obbligo di presentare il conto della gestione entro 30 giorni dalla chiusura dell’esercizio finanziario, solitamente entro il 30 gennaio come già scritto. Allo stesso modo, devono riscuotere diligentemente l’imposta, emettendo una quietanza al cliente e conservando la documentazione relativa per un periodo di 5 anni. Questo include sia le ricevute di pagamento sia i documenti che giustificano eventuali esenzioni applicate.