Il fondatore di WikiLeaks Julian Assange è cittadino onorario di Roma. L’assemblea del Comune di Roma ha approvato oggi, 15 febbraio, la delibera 198 del 2023: 25 i voti favorevoli, due contrari e nessun astenuto.

Quello del comune di Roma è un gesto simbolico di grande valore. Infatti il prossimo 20 febbraio Assange- che è rinchiuso in carcere- dovrà affrontare un’udienza in cui due giudici britannici decideranno il suo destino.

La moglie Stella ha dichiarato, durante una conferenza stampa, che potrebbe morire “se fosse estradato negli Stati Uniti”.

Julian Assange cittadino onorario di Roma: c’è l’ok dell’Assemblea capitolina

Abbiamo appena votato la proposta di delibera per il conferimento della cittadinanza onoraria di Roma Capitale a Julian Assange, giornalista che dall’11 aprile 2019 è recluso ingiustamente nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, nel Regno Unito, in condizioni detentive lesive dei diritti umani.

Questo il comunicato diffuso da Riccardo Corbucci e Antonella Melito, rispettivamente presidente e vice presidente della commissione Roma Capitale, Statuto e Innovazione Tecnologica.

La maggioranza non è stata mai indifferente di fronte a questa situazione e la corsa contro il tempo affinché la delibera venisse approvata prima delle udienze programmate, per fine febbraio, dall’Alta Corte Britannica ne è la dimostrazione. Oggi Julian Assange non solo è un giornalista italiano a cui l’ordine dei giornalisti nel 2022 ha riconosciuto la tessera, ma è uno di noi.

A votare contro la cittadinanza onoraria sono stati i consiglieri capitolini di Italia Viva Valerio Casini e Francesca Leoncini.

Stella Assange sull’estradizione negli Stati Uniti: “La sua salute peggiora”

Il 52enne Julian Assange, di nazionalità australiana, è detenuto a Londra dall’aprile 2019. Negli Stati Uniti rischia fino a 175 anni di carcere per aver pubblicato, dal 2010, oltre 700 mila documenti confidenziali sulle attività militari e diplomatiche americane, soprattutto Afghanistan e Iraq.

La moglie Stella ha dichiarato, in una conferenza stampa a Londra, che suo marito sta “peggiorando”.

La sua salute peggiora, fisicamente e mentalmente. La sua vita à in pericolo in ogni giorno della sua detenzione e se sarà estradato morirà

ha sottolineato. Il 20 e 21 febbraio due giudici britannici dovranno riesaminare la decisione del 6 giugno scorso, con cui l’Alta Corte di giustizia di Londra aveva stabilito che non può ricorrere in appello all’estradizione decisa dal governo britannico nel 2022.

Se la richiesta di Assange non venisse accolta, le speranze di ricorrere contro l’estradizione sarebbero esaurite. I suoi sostenitori hanno però comunicato che, in questo caso, sarebbero pronti a rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.

La direttrice di Wikileaks, Kristinn Hrafnsson, ha sottolineato che l’estradizione di Assange creerebbe un precedente dalle “implicazioni gravi e buie per la libertà di stampa attraverso il mondo“.  

Assange è stato arrestato dalla polizia britannica nel 2019, dopo 7 anni di reclusione nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. L’obiettivo era evitare l’estradizione in Svezia nell’ambito di un’imputazione per violenza sessuale, in seguito archiviata.