Agenti e funzionari facevano finta di nulla, lasciando che droga e telefonini circolassero tra i detenuti. Un vero e proprio “giro” che veniva gestito da due sodalizi criminali, portato alla luce dall’inchiesta dei carabinieri e del Nucleo investigazione centrale della polizia penitenziaria, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.

Trentotto le persone indagate, ventisei gli arresti: tra questi è finita in carcere anche l’ex direttrice della Casa Circondariale Ugo Caridi di Catanzaro, Angela Paravati.

Droga e telefonini nel carcere di Catanzaro, 26 arresti

Delle persone indagate e coinvolte nell’inchiesta, 16 sono finiti in carcere, 10 ai domiciliari, 5 con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e 7 con la sospensione dall’esercizio delle funzioni.

Tra gli indagati anche l’ex direttrice e un funzionario, accusati- stando a quanto riferito dagli inquirenti- di “reiterate condotte omissive e commissive”, in modo da guadagnare la fiducia dei detenuti evitando “difficoltà di gestione” e “pregiudizi di carriera”.

A un operatore di polizia penitenziaria, inoltre, è stato contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Arrestata l’ex direttrice Angela Paravati

Angela Paravati, 59 anni, ex direttrice della Casa Circondariale Ugo Caridi di Catanzaro- in carica dal 2010 fino al 5 settembre 2022- è stata arrestata in quanto accusata di aver favorito

l’introduzione e cessione in carcere di sostanze stupefacenti e l’introduzione e cessione in carcere di dispositivi telefonici.

Fornendo

un contributo concreto, specifico e volontario alla conservazione e al rafforzamento delle capacità operative delle associazioni, per garantirsi una agevole governabilità dell’istituto penitenziario e far apparire, all’esterno, l’istituto di Catanzaro come un Istituto ben gestito così da garantirsi una agevole camera.

Alla Paravati gli inquirenti contestano, inoltre, la “piena consapevolezza” di ciò che accadeva all’interno del penitenziario.

L’ex direttrice- per la quale è stata disposta la custodia cautelare in carcere- è accusata, tra l’altro, di avere favorito l’evasione di un detenuto, nel marzo del 2022, in concorso con altri due indagati.

Sono stati arrestati anche Simona Poli, di 46 anni, e Franco Cerminara, di 57 anni, rispettivamente comandante e assistente capo della polizia penitenziaria.

L’inchiesta

L’inchiesta si è focalizzata sui familiari di alcuni detenuti, soprattutto mogli, compagne e madri, che avevano il compito di far recapitare la droga e i cellulari da distribuire all’interno del carcere. Due i canali utilizzati e gestiti da altrettanti gruppi criminali, che potevano contare sulla collaborazione di alcuni agenti penitenziari.

Gli inquirenti sono riusciti a ricostruire anche consistenti movimenti di denaro sulle carte prepagate. Su una di queste, in particolare, sono stati registrati movimenti per 12mila euro, a testimonianza della vendita di droga e dello smercio dei cellulari. Una fonte di reddito importante per la criminalità.

Una situazione definita “inquietante” dal procuratore vicario di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, che però ha tenuto a sottolineare come

il sistema penitenziario abbia dimostrato comunque di avere al suo interno gli strumenti per assicurare il rispetto delle regole e della funzione istituzionale a sostegno dei detenuti e questo ci rassicura.

Un caso simile si è verificato in altre Regioni italiane, dove la droga veniva consegnata in carcere utilizzando dei droni: 4 gli arresti.